Wright, Georg Henrik von
Logico e filosofo finlandese (Helsinki 1916 - ivi 2003). Laureatosi nell’univ. di Helsinki (1937), fu per un breve periodo a Cambridge (1939), dove entrò in contatto con Wittgenstein. Prof. di filosofia nell’univ. di Helsinki (1946-48), passò poi a Cambridge, dove occupò la cattedra che era stata di Wittgenstein (1948-51); tornato a Helsinki, vi insegnò fino al 1961, anno in cui fu nominato membro dell’Accademia di Finlandia. Influenzato profondamente da Wittgenstein (del quale ha curato, insieme ad Anscombe e R. Rhees, l’edizione postuma di molte opere), W. è considerato tra i maggiori filosofi analitici. Allievo a Helsinki di E. Kaila, che fu in contatto con il Circolo di Vienna e lo indirizzò inizialmente ai problemi logici ed epistemologici, W. dedicò le sue prime ricerche al problema dell’induzione e, sotto l’influsso del dibattito interno al neopositivismo, al concetto di probabilità a esso connesso. La rielaborazione della teoria baconiana e milliana dell’«induzione per eliminazione» nei termini di una «logica delle condizioni necessarie e sufficienti» rappresenta il suo contributo di maggior rilievo al problema dell’inferenza induttiva. Il suo nome è comunque legato soprattutto alla cosiddetta logica deontica, cioè la logica delle nozioni di ‘obbligatorio’, ‘permesso’, ‘proibito’, elaborata da W. come un’estensione della logica modale sulla base dell’analogia che tali nozioni normative presentano con quelle modali di ‘necessario’, ‘possibile’, ‘impossibile’. Lo studio logico del discorso normativo lo avrebbe poi condotto, da un lato, ad affrontare il significato della nozione di norma (con risultati di rilievo nell’ambito della filosofia del diritto), dall’altro, a fondare una «logica del mutamento», sulla cui base delineare una «logica dell’azione». L’analisi del discorso etico e la chiarificazione del concetto di azione rappresentano altri nuclei d’indagine di Wright. In partic., in quest’ultimo ambito ha elaborato indicazioni wittgensteiniane sostenendo una teoria non causale dell’azione e difendendo la legittimità di una spiegazione teleologica dell’azione – che W. ha inteso come una forma di «comprensione ermeneutica» – tramite cui ha riproposto, in contrasto con la tesi neopositivistica dell’unità del metodo, il dualismo metodologico tra scienze umane e scienze naturali. Le sue opere principali sono: An essay in modal logic (1951); A treatise on induction and probability (1951); Norm and action (1963; trad. it. Norma e azione); The variety of goodness (1963); Time, change and contradiction (1969; trad. it. in La logica del tempo, a cura di C. Pizzi); Explanation and understanding (1971; trad. it. Spiegazione e comprensione); Causality and determinism (1974; trad. it. Causalità e determinismo); Freedom and determination (1980; trad. it. Libertà e determinazione); Wittgenstein (1982); Philosophical papers (3 voll., 1983-84); The tree of knowledge and other essays (1993); In the shadow of Descartes (1998). Nel 2001 W. ha pubblicato l’autobiografia.