Arliss, George
Nome d'arte di George Augustus Andrews, attore inglese, nato a Londra il 10 aprile 1868 e morto ivi il 5 febbraio 1946. Già figura di spicco del teatro inglese e statunitense dei primi decenni del Novecento, trasferì dal palcoscenico allo schermo le caratterizzazioni di grandi personaggi storici, amplificando nel cinema l'incisività e il successo delle sue interpretazioni teatrali. Ottenne il premio Oscar nel 1930. Dopo aver esordito sulle scene londinesi a 18 anni, si affermò rapidamente recitando nei più prestigiosi teatri della città. Nel 1901 fu scritturato per una tournée negli Stati Uniti, dove ottenne un grande favore che lo persuase a trattenersi oltreoceano per più di venti anni. Al debutto a New York con The second Mrs. Tanqueray (1902) seguirono varie interpretazioni che gli procurarono il pieno consenso del pubblico, così che quando, ormai a 53 anni, iniziò la carriera cinematografica, A. replicò sullo schermo i suoi maggiori successi teatrali: nel 1921 girò The devil di Edmund Goulding e nello stesso anno Disraeli, nella versione muta di Henry Kolker. All'avvento del sonoro ripropose alcune sue interpretazioni già affrontate nelle edizioni mute: Disraeli appunto, che nella versione sonora di Alfred Green (1929) gli valse l'Oscar, e The man who played God (1932) di John G. Adolfi, remake del film del 1922 di Harmon Weight; con la seconda versione di The green goddess (1930; La dea verde) di Green, già diretto nel 1923 da Sidney Olcott, ottenne una nomination all'Oscar. Dopo alcune commedie interpretate con la consueta eleganza (A successfull calamity, 1932, Una fami- glia 900; The working man, 1933, Lo zio in vacanza ‒ Tutto s'accomoda, entrambi di Adolfi), A., divenuto ormai star di prestigio della Warner Brothers, tornò ai ruoli di grandi personaggi storici, cui conferì il carisma della sua maschera scavata e del suo nobile portamento: fu Voltaire nel film omonimo di Adolfi (1933), Wellington in The iron Duke (1934; Il duca di ferro) di Victor Saville, Richelieu in Cardinal Richelieu (1935; Il cardinal Richelieu) di Rowland V. Lee. Nel 1937 si ritirò dalle scene. Scrisse due opere autobiografiche: Up the years from Bloomsbury: An autobiography (1927) e My ten years at the Studios (1940).