BANCROFT, George
Uomo politico e storico americano, nato a Worcester (Massachusetts) il 3 ottobre 1800, da un'antica famiglia di coloni emigrata nel Seicento, morto a Washington il 17 gennaio 1891. Suo padre, il rev. Aronne Bancroft, pastore unitariano e scrittore, aveva preso parte alla guerra d'indipendenza, servito nell'esercito della rivoluzione e scritta una vita di Washington. Giorgio fu mandato a studiare alla Philips Academy di Exter, e di là a Harvard, dove ottenne, nel 1817, il suo diploma accademico. Gli fu data allora una borsa di studio ed egli partì per la Germania. Studiò prima a Gottinga, poi a Berlino: in seguito si recò in Francia e in Italia, dove s'incontrò, tra gli altri, col Manzoni. Nel 1822, tornò a Worcester. Aveva un carattere impulsivo ed entusiastico, una cultura umanistica allora eccezionale in America e una certa ostentazione di costumi europei e di idee che nel Massachusetts, ai primi dell'Ottocento, dovevano sembrare soprattutto stravaganti. Chiamato a inseguare il greco a Harvard, in un ambiente culturale che non era più il suo, appassionato all'idea di voler riformare i sistemi d'insegnamento avvicinandoli a quelli della Germania, egli si trovò presto in una situazione difficile; e dopo inutili lotte, l'anno seguente lasciò Harvard e, in associaziorie con Giuseppe Green Cogswell, fondò a Northampton una scuola secondaria sul modello del ginnasio tedesco, intesa a dare ai giovani una cultura a base di studî classici. Fu questa la scuola di Round Hill, che, tra il 1823 e il 1834, educò al gusto degli studî classici giovani venuti da ogni parte degli Stati Uniti, e che oggi è considerata il primo tentativo per elevare il tono dell'insegnamento secondario negli Stati Uniti.
Nel primo impulso della sua passione letteraria, il B. si credette poeta, e scrisse e pubblicò nel 1827 un volume di versi. Da quel tempo, impegnato a Northampton nel lavoro per creare il suo ginnasio americano, si dedicò invece tutto alla compilazione di nuovi libri di testo per l'insegnamento del greco e del latino e alla traduzione di opere filosofiche tedesche: lavori, questi, che furono allora quello che di più moderno e di meglio si potesse veramente fare in America. Nel 1828, mentre appunto attendeva a questi suoi lavori escriveva i suoi primi saggi per la North American Review, tracciò il programma di un corso di storia moderna che comprendeva la traduzione della Geschichte der Staaten des Altertums del Heeren, allora proprio pubblicata con una sua prefazione; un suo volume sul Medioevo, compilato su buoni testi; la traduzione della Geschichte des europäischen Staatensystems, anche del Heeren, e finalmente una sua storia sommaria degli Stati Uniti, prima idea della History of the United States, cominciata a pubblicare nove anni più tardi.
Sono anche di questi anni le sue prime manifestazioni politiche. Benché conservatore di famiglia e di educazione, B. si mostra un convinto fautore delle teorie jeffersoniane del governo di popolo. Nella North American Review si batte per i democratici. Nel 1831. egli è già considerato un democratico tanto sicuro da essere proposto per la carica di segretario di stato del Massachusetts; e subito dopo, il presidente Van Buren lo nomina a un ufficio amministrativo nel porto di Boston. È anche questo il tempo in cui egli elabora quei principî che saranno a fondamento della sua opera storica e che dovranno fissarsi in una teoria della società umana, basata sul concetto dell'unità della storia umana e del progressivo stabilirsi dell'idea della libertà. Di qui egli giungerà all'affermazione della precedenza degli Stati Uniti nella pratica dell'uguaglianza dei diritti degli uomini e alla glorificazione della storia americana. Lavoratore instancabile, egli esplora e studia, come nessuno prima di lui, un materiale storico immenso, il più vasto di cui si potesse disporre allora in America; e utilizza poi questo materiale nei quadri della sua teoria dell'umanità. Insomma, erudizione e metafisica: le due passioni di B. combinate insieme. Il primo volume della sua History of the United States, pubblicato nel 1834, è infatti un prodotto tipico di siffatta combinazione e gli stessi principî egli esponeva vent'anni dopo, nel discorso alla New York Historical Society.
Nel 1844, nel pieno successo della sua opera di storiografo della democrazia americana (il Ranke gli scrisse infatti che la sua era la migliore opera "scritta dal punto di vista democratico"), il Bancroft si presenta come candidato all'ufficio di governatore per lo stato di Massachusetts. Alle elezioni cade, ma l'anno dopo il presidente Polk lo nomina ministro della Marina; e come tale, egli sostiene vivamente, in seno al gabinetto, l'annessione del Texas. Inviato il 1846 ministro a Londra, visse qui in consuetudine con Macaulay e Hallam. Si ritirò poi a New York e tornò agli studî, pubblicando dal 1852 al 1866 i volumi IV-IX della sua History. L'anno appresso, fu nominato ministro a Berlino e ivi negoziò con abilità e con successo il trattato per il riconoscimento della naturalizzazione americana, il primo d'una serie di trattati del genere, con i quali gli Stati Uniti ottennero il riconoscimento giuridico del cosiddetto "diritto di espatrio" (right of expatriation). Abbandonato l'ufficio di ministro nel 1874, compì, l'anno dopo, la sua History, con la pubblicazione del decimo volume, contenente lo studio della rivoluzione e l'esaltazione oratoria e polemica della lotta combattuta dai patrioti americani contro il re e il parlamento d'Inghilterra, rappresentata metafisicamente come il progressivo trionfo dell'idea di libertà che "in America fu l'afflato vitale del popolo".
Per lungo tempo, la History del B. è stata la più vasta, la più importante e la più popolare opera di storia generale degli Stati Uniti. Ha esercitato un'influenza incalcolabile sulla storiografia americana; ha dato vita e vigore a un'interpretazione patriottica della rivoluzione divenuta poi quella convenzionale. Ma ora è molto caduta d'interesse e di valore. B. stesso capì alcuni dei suoi difetti: e ne sono prova le numerose correzioni da lui portate alle ultime edizioni. È certo documento di notevole importanza per lo studio della cultura americana dell'800, e di quello che è stato chiamato "il romanticismo americano"; ma al nostro gusto ora ripugnano l'artificio delle sue costruzioni e il furore oratorio e polemico che gonfia le sue pagine, come al nostro senso storico ripugna l'idea, dominante nel libro, che gli Stati Uniti siano fondati sopra un piano superiore a quello sul quale furono e sono fondati gli altri stati. Per questo i giudizî degli ultimi tempi su B., pure riconoscendo le sue virtù d'indagatore coscienzioso di fatti storici, sono stati piuttosto severi.
Bibl.: N. A. de Wolfe Howe, The life and letters of George Bancroft, voll. 2, New York 1908.