FOX, George
Fondatore della Società degli amici (quaccheri: v.), nato a Drayton (Leicestershire, Inghilterra) nel luglio 1624, morto a Londra il 13 gennaio 1691; da non confondersi con il suo seguace G. F. il giovane, morto a Hurst (Sussex) il 7 luglio 1661. Di famiglia piuttosto modesta, dopo una gioventù seria in un ambiente puritano, attraversò il 9 settembre 1643 una decisiva crisi religiosa, per cui fuggì da casa, ritornando solo nel giugno successivo: epoca dalla quale, più tardi, fece datare l'inizio della setta da lui fondata. In patria, i suoi tentativi di ricevere guida e conforto spirituale da varî membri del clero anglicano si risolsero in altrettante delusioni: attratto piuttosto dalle varie sette dissidenti, specialmente dai battisti, dei quali risentì l'influsso; senza studî regolari e convinto ch'era necessaria una rinascita spirituale e che "l'essere stato educato a Oxford o Cambridge non era abbastanza per preparare e rendere degli uomini degni d'essere ministri di Dio"; sentendosi ispirato da Dio, fidando ciecamente nell'illuminazione interiore e ritenendosi anche dotato di virtù taumaturgiche o quasi (per qualche tempo pensò di "esercitare la medicina per il bene dell'umanità"), cominciò ben presto la sua predicazione libera, accompagnata da varie eccentricità, ma anche da un senso pratico che gli permise di disciplinare la massa di entusiasti religiosi che dalle varie sette non-conformiste accorrevano a lui. Spesso perseguitato, più volte imprigionato, fra il 1649 e il 1673-74, seppe organizzare la resistenza alle autorità, viaggiando continuamente, anche fuori dell'Inghilterra (Scozia, 1657; Irlanda, 1669; America Settentrionale e Giamaica, 1671-72; Olanda e Germania settentrionale, 1677; ancora Olanda, 1684). Nella sua propaganda l'aiutarono Thomas Fell (1598-1658), vice cancelliere del ducato di Lancaster, e soprattutto la moglie di lui, Margaret (nata Askew, 1614-1702) che, rimasta vedova, il F. sposò il 18 ottobre 1669.
Il F., che presenta varî punti di somiglianza con Jacob Böhme (i cui scritti furono molto letti dai primi quaccheri), fu certamente un mistico, dotato di grande energia e di acuta e viva intelligenza, rapido e pronto all'azione. In un mondo in cui la persecuzione dei dissidenti era continua e le polemiche religiose violentissime, egli reagì in nome della libertà religiosa; convinto della propria superiorità spirituale, e avendo nello stesso tempo il senso dell'inferiorità sociale e culturale in cui si trovava di fronte al clero anglicano, sdegnato per le persecuzioni di cui fu vittima, senza che egli si ribellasse apertamente alle autorità, il F. sfogò spesso l'animo esacerbato in denunce, con una violenza di linguaggio impressionante. Temperamento emotivo e attivo, sofferse di uno squilibrio psicologico, e diede luogo a vere e proprie manifestazioni patologiche.
Lasciò numerosi scritti, dei quali il più importante è il Journal (Londra 1694 e ristampe, anche abbreviate); l'edizione più comoda (ma non completa) delle opere è quella di Filadelfia 1831, voll. 8.
Bibl.: W. Tallack, G. F., the Friends and the early Baptists, 1868; [A. Gordon], in Dictionary of National Biography, VII, p. 557 segg. (con bibliografia fino al 1888); Th. Hodgkin, G. F., 1896; W. C. Braithwaite, The beginnings of Quakerism, 1912; id., The second period of Quakerism, 1919; J. Royce, G. F. as a mystic, in Harvard theological Review, 1913, p. 44 segg.; A. N. Brayshaw, The personality of G. F., 1918; R. Knight, The founder of Quakerism, 1922; New appreciations of G. F. (pubblicaz. per il 3° centenario), 1925; W. C. Middleton, The denunciations of G. F., in The Journal of Religion, 1931, p. 589 segg.