SAND, George
Pseudonimo della scrittrice francese Amandine-Lucie-Aurore Dupin, nata a Parigi il 1° luglio 1804, morta a Nohant il 7 giugno 1876. Nacque da una grisette parigina e da Maurice Dupin, nipote del maresciallo Maurizio di Sassonia. Orfana precocemente di padre, crebbe nella sua terra di Nohant, presso la nonna, vecchia dama colta e spregiudicata, "très-dixhuitième". Sui quindici anni, in collegio a Parigi dalle Dame inglesi, ebbe una crisi di misticismo. Ma ritornò presto in campagna, dove, sotto la guida del vecchio precettore Deschartres, riprese i temi della già ribelle fanciullezza, con lunghe meditazioni solitarie, cavalcate in abito maschile, e sterminate letture. Una sua franca ed appassionata amicizia per il vicino Stéphane Ajassou de Grandsaigne sollevò le chiacchiere della piccola società provinciale e, nella fanciulla, una reazione di pessimismo. Nel 1821, in seguito alla morte della nonna, rimase erede universale, ma continuò a vivere con la madre, in perpetue liti. Sposò, diciottenne, per liberarsi, Casimir Dudevant, colonnello a riposo, figlio naturale del barone Dudevant. Matrimonio infelice, malgrado la nascita di due figli, Maurice (v. sand, maurice dudevant) e Solange, tanto che alla fine ella fuggiva a Parigi (1831). Quivi si stabiliva al Quartiere Latino, legandosi con Jules Sandeau e con altri scapestrati "hugolâtres", abbandonandosi con frenesia a una vita di disordini tipicamente studenteschi. Con Sandeau si mette a scrivere in collaborazione, firmando dapprima "J. Sand". Si separa da Sandeau, e arrivano presto i primi successi: Indiana, Valentine (1832) e Lélia (1833). La scrittrice nel frattempo aveva iniziato la serie assai turbolenta e turbinosa dei suoi amori, da P. Mérimée ad A. de Musset.
Il '33-34 è l'anno tristamente famoso del viaggio con de Musset a Venezia e dell'intrigo con il medico Pietro Pagello. Liberatasi a stento, passa a Michel de Bourges, sansimonista, che la spinge alla politica di sinistra, e le fa conoscere Guéroult e Lamennais. Separatasi anche da lui, viaggia in Svizzera con Liszt e M. me d'Agoult. A Parigi, all'Hôtel de France, in Rue Laffitte, tiene un eccentrico e brillante salone, fa amicizia con Heine, Mickievicz, Balzac; poi con Flaubert e i nuovi prosatori. Cominciò in quel tempo la lunga relazione con Chopin, durata, con drammatici intervalli, quasi undici anni. Però già negli ultimi anni stava molto a Nohant, dedicandosi sempre più assiduamente alla sua abbondantissima e sempre felice produzione letteraria. Dopo che i due figli si sposarono, iniziava la quasi trentennale retraite in campagna, interrompendola solo per brevi gite a Parigi, dove partecipava ai "dîners chez Magny" di cui era tra i fondatori. Così "la bonne dame de Nohant", passò lunghi anni allevando le nipotine Aurore e Gabrielle, scrivendo e facendo beneficenza. Si occupava anche di storia naturale, botanica e mineralogia, dipingeva, ospitava talvolta Gautier, Flaubert, Dumas, i Goncourt. Lasciò centoquarantatré volumi di romanzi e novelle, ventiquattro commedie e quarantanove altri volumi di scritti varî.
La S. ebbe un periodo di vera celebrità, dal 1832 fin verso il 1850; conservò in seguito, per quasi tutto il secolo, un numero sterminato di fedelissimi lettori. Oggi gli stessi caratteri che sollevarono tanto entusiasmo rendono illeggibili la maggior parte dei suoi romanzi. Come però la sua vita conserva un eccezionale valore di documento, nella storia del costume (ella fu la prima donna veramente "emancipata" dei tempi moderni e raccolse in sé, con una prodigiosa energia vitale, i più curiosi eccessi e insieme le migliori caratteristiche del sentimento romantico), così anche l'opera sua, con tutte le declamazioni liricheggianti e filosofico-culturali, con le digressioni misticheggianti e sociologiche, con la comica insistenza su situazioni strambe e perverse, raccoglie e preannuncia insieme le caratteristiche più originali, i pregi e i difetti di tutto il secolo. Lélia, pur di chiara derivazione byroniana, contiene pagine d'un sereno lirismo; insiste su un'Italia poetica e avventurosa, con situazioni che precorrono curiosamente la Chartreuse de Parme. Valentine, Jacques, Mauprat, sono la tipica illustrazione delle tragedie mondane, care a tanti facili romanzieri che seguiranno. Le Compagnon du Tour de France (1840) è il romanzo a tesi, socialista sansimoniano, e i romanzi che immediatamente lo seguirono, da Consuelo a Le peché de Mr. Antoine, passano in rassegna tutti i sistemi, dalla teosofia al comunismo. Altri racconti più tardi, d'ambiente storico italiano, ricordano piacevolmente Dumas e più ancora Mérimée.
La mare au diable (1846), La peiite Fadette (1849), e François le Champi (1850), infine, recano l'impronta d'un sano e semplice realismo. Proprio in questi tre semplicissimi racconti campagnoli, difatti, la S. trovò la sua vena giusta, con un tono di adorabile semplicità tra il rustico e il pastorale. Invecchiando, scrisse facili e signorili commedie mondane (Le Marquis de Villemer, Le mariage de Victorine, ecc.), che richiamano nei punti migliori l'elegante finezza dei proverbî di A. de Musset.
Opere: Altre sue opere, oltre ai romanzi e alle commedie: Lettres d'un voyageur (1837); Un hiver à Majorque (1842); Elle et Lui (1859; sua versione della storia con de Musset, cui fanno riscontro le Confessions di questo e la risposta, Lui et Elle, di Paul de Musset); Voyages et Impressions (1869). Postume: Correspondance (1882-86, voll. 6); Lettres familières (in Revue encyclopédique, 1893); Lettres à A. de Musset et à Sainte-Beuve (1897); Questions d'art et de littérature (1878); Questions politiques et sociales (1879), ecc.
G. Planche, Portraits littéraires, II, Parigi 1848; A. Guilbert, Notice sue G. S., ivi 1848; Ch.-A. Sainte-Beuve, Causeries du lundi; E. Caro, G. S., Parigi 1887; É. Faguet, Dix-neuvième siecle: Études littéraires ivi 1887; W. Karénine, G. S., Parigi 1899-1901, voll. 3; Ch. Maurras, Les amants de Venise, Parigi 1902; R. Doumic, G. S., ivi 1909; W. Karénine, G. S., vie et œuvres, ivi 1912-1927, voll. 4; M. L. Vincent, G. S. et le Berry, ivi 1919; id., G. S. et l'amour, ivi 1920; id., La langue et le style rustiques de G. S., ivi 1920; E. Seillièrs, G. S., mystique de la passion, de la politique et de l'art, ivi 1920; 2ª ed., 1925; J. langlade, La dernière manière de G. S., ivi 1925; A. Feugère, Un grande amour romantique: G. S. et A. de Musset, ivi 1927; M. Roya, G. S., ivi 1929; id., Le plus grand amour de G. S., ivi 1934.