Sidney, George
Regista cinematografico statunitense, nato a New York il 4 ottobre 1916 e morto a Las Vegas il 5 maggio 2002. Sia per il musical sia per altri generi affrontati S. elaborò un'originale cifra stilistica, basata su un ritmo visivo frenetico e vorticoso che sostiene anche quello narrativo. Il suo sguardo ironico e trascinante si irradia in mille direzioni con coreografie impensabili per quantità e qualità di soluzioni visive, divenendo movimento ostinatamente aereo o inaspettatamente nervoso (sia che si sposti con la macchina da presa in dolly sia che si muova con ritmi scattanti), mentre i colori risultano forti ed esaltati e i corpi vengono impegnati in performances estenuanti (è il caso dell'interminabile duello fra le architetture di un teatro su cui si chiude Scaramouche, 1952). Considerato solo un onesto artigiano al servizio delle necessità produttive della Metro Goldwyn Mayer, fu in realtà uno dei registi più vitali e interessanti del cinema americano.
Nato in una famiglia di attori, S. passò la giovinezza sulle scene circensi. All'inizio degli anni Trenta venne assunto alla MGM come ragazzo tuttofare. Durante quel periodo lavorò fra l'altro come tecnico del suono, come aiuto montatore e come assistente alla regia. Nel 1940 e nel 1941 diresse due cortometraggi (rispettivamente Quicker'n a wink e Of pups and puzzles), entrambi premiati con gli Oscar nel 1941 e nel 1942. Questi successi gli consentirono di realizzare il suo primo lungometraggio, Free and easy (1941). Ma fu con il musical Thousands cheer (1943; La parata delle stelle), uno dei film più strategicamente fastosi della MGM, costruito sulla partecipazione di star come Gene Kelly, Judy Garland, Mickey Rooney, Mary Astor, Eleanor Powell, che S. uscì definitivamente dall'anonimato. Nei successivi film Bathing beauty (1944; Bellezze al bagno), Anchors aweigh (1945; Due marinai e una ragazza), The Harvey girls (1946; Le ragazze di Harvey) e The three musketeers (1948; I tre moschettieri) S. riuscì a imporre il suo stile personale ‒ svincolandosi dal controllo esercitato dalla major ‒ basato su uno spericolato e inventivo intreccio di motivi narrativi e sulla scelta di famosi divi come interpreti. Lo sguardo registico risulta incessantemente attratto e calibrato sul movimento, ora per seguire le evoluzioni acrobatiche di Esther Williams (Bathing beauty; in seguito S. avrebbe diretto l'attrice anche in Jupiter's darling, 1955, Annibale e la vestale, originale fusione fra musical e film storico), ora per filmare, per la prima volta, un numero di danza i cui protagonisti, oltre a Gene Kelly, sono i personaggi dei cartoni animati Tom e Jerry (Anchors aweigh), ora per trasformare un classico cappa e spada in un balletto senza fine (The three musketeers), o un western (The Harvey girls, storia del progressivo insediamento nel West di una catena di ristoranti lungo la linea in costruzione della ferrovia) in un musical scatenato e romantico insieme. E se nel realizzare Show boat (1951), remake dell'omonimo musical diretto nel 1936 da James Whale, S. trova nel colore un nuovo visionario punto di fuga dell'immagine, complessivamente individua nello sfarzo pittorico di scene e costumi la base per lo sprigionarsi inesausto dei punti di vista. È ciò che accade infatti in un western come Annie get your gun (1950; Anna prendi il fucile) e nell'aereo e impareggiabile Scaramouche, nel musical di origine shakespeariana (da un testo di Cole Porter che si rifà a The taming of the shrew) Kiss me Kate (1953; Baciami Kate!), o nei melodrammi eccessivi e calibrati sul definirsi psicologico dei colori The Eddy Duchin story (1956; Incantesimo) e Jeanne Eagels (1957; Un solo grande amore). Nell'ultima fase della sua carriera fu ancora con il musical che S. raggiunse gli esiti migliori, adattando per il cinema spettacoli che stavano trionfando a Broadway, sia nel caso di Pal Joey (1957), interpretato da Frank Sinatra, Kim Novak e Rita Hayworth, sia in quello di Bye bye Birdie (1963; Ciao ciao Birdie). Film che superano la loro derivazione teatrale con una trascinante messa in scena che coinvolge ogni dimensione del set, in campo e fuori campo.
Prima di ritirarsi definitivamente S. firmò ancora un grande successo, Viva Las Vegas (1964), nel quale l'aura mitica di Elvis Presley e il ritmo complessivo riescono a trascendere la banalità del plot. Ed è proprio questo dinamismo dell'immagine il fattore più significativo dell'intera filmografia di S. che si chiuse con i gradevoli The swinger (1966; La ragazza yé-yé) e Half a sixpence (1967; Lo squattrinato).
E. Monder, George Sidney: a bio-bibliography, Westport (CT) 1994.