Canguilhem, Georges
Filosofo francese della medicina ed epistemologo (Castelnaudary, Aude, 1904- Marly-le-Roi, Yvelines, 1995). Dopo aver studiato presso l’École normale supérieure, fu professore all’univ. di Strasburgo dal 1941 al ’48; nel 1955 ottenne la cattedra alla Sorbona, succedendo a Bachelard, e ricoprì l’incarico di direttore dell’Institut d’histoire des sciences et des techniques fino al 1971. La riflessione di C. sullo statuto della malattia e della salute ha assunto un’importanza centrale nel dibattito sulla medicina e sulla salute della seconda metà del sec. 19° (Le statut épistémologique de la médecine, in History and philosophy of the life sciences, 1988). Il suo pensiero si colloca nel solco della storia della biologia fin dalla raccolta di articoli pubblicati nel 1952, La connaissance de la vie (trad. it. La conoscenza della vita), dove il modello meccanicista (e poi positivista) incarnato dal paradigma cartesiano dell’animale-macchina è criticato per l’implicito finalismo metafisico che comporta. C., polemizzando con gli esiti della biologia e della storia della scienza positivista, recupera spunti vitalistici proponendo di rovesciare la prospettiva epistemologica e di comprendere la «costruzione delle macchine» a partire dalla struttura e dal funzionamento dell’organismo. Ancora in polemica con un’immagine cristallizzata e positivista del cartesianismo è orientato il saggio del 1955 su La formation du concept de réflex au XVIIe et XVIIIe siècle. In Le normal et le pathologique (1966; trad. it. Il normale e il patologico) C. espone la concezione del «patologico» inteso non come variante quantitativa del «normale», come avviene in C. Bernard o nel positivismo di Comte, ma come «altra normalità», in cui la salute e la guarigione non rappresentano il ristabilimento della situazione precedente alla malattia, ma la ricerca di un nuovo equilibrio. Il concetto di «normale» non è descrittivo, ma normativo, e in tale prospettiva, secondo C., si deve parlare piuttosto di una «scienza delle condizioni di salute» che non di fisiologia o patologia. Nella raccolta di articoli pubblicati nel 1977, L’idéologie et la rationalité dans l’histoire des sciences de la vie (trad. it. Ideologia e razionalità nella storia delle scienze della vita), C. espone la propria concezione della storia della scienza, ripresa e superamento di quella di Bachelard, e dedica un saggio al concetto di «ideologia scientifica», impiegato nei propri lavori. Pur non essendo la scienza una ‘ideologia’ (in senso marxiano), la storia rivela la presenza di «ideologie scientifiche», ossia di sistemi esplicativi che ambiscono ad avere una portata totalizzante e ad autogiustificarsi, finendo per contribuire all’effettiva formazione di concetti scientifici.