GUÉRIN, Georges-Pierre-Maurice de
Poeta francese, fratello di Eugénie (v.), nato il 5 agosto 1810 nel castello del Cayla, dove morì il 19 luglio 1839. Iniziò gli studî classici nel seminario di Tolosa e li ultimò a Parigi (1824-29), dove rimase per tre anni ancora iscritto ai corsi di legge e occupandosi soprattutto di letteratura. Nel dicembre del '32 si ritirò a La Chênaie, dove, attorno al Lamennais, s'erano raccolti alcuni giovani, credenti in un prossimo rinnovamento religioso-sociale; e là restò fino al settembre del '33, quando, dopo la condanna del Lamennais, il cenacolo fu disperso. Tornato a Parigi, vi condusse una vita di stenti, travagliata da timidi e ardenti amori e dalla nostalgia della campagna; si maturava intanto in lui quel rivolgimento di pensiero e d'anima che doveva staccarlo dalle credenze cattoliche e sottrarlo al dominio spirituale di Eugénie. J. Barbey d'Aurevilly diventò allora il suo compagno inseparabile: l'aiutò a svincolarsi dagli scrupoli religiosi, gl'ispirò fede nel suo genio poetico, l'introdusse nella vita mondana. Una malattia di petto, manifestatasi nel '37, costrinse Maurice a riposare per qualche tempo al Cayla. Tornato a Parigi, sposò, nel novembre del 1838, la diciottenne Caroline de Gervain. Ritiratosi al Cayla, le fatiche del viaggio aggravarono la sua malattia e precipitarono la sua fine: prima di morire volle prendere i sacramenti.
L'opera del G. è contenuta tutta in un volume di Reliquiae, edito a Parigi nel 1861 a cura di G.-S. Trébutien (2ª ed. accresciuta Parigi 1862); ma molte lettere pubblicate poi da varî studiosi (un gruppo importante nel 1929 da G. Chimard) e le ricerche di A. Lefranc dimostrano che la scelta del Trébutien fu fatta con eccessive preoccupazioni religiose. Il G. fu poeta di grande potenza; ma mentre i versi, troppo facili, accolgono docilmente i luoghi e i modi comuni del romanticismo lamartiniano, la prosa del Journal e di molte lettere (specialmente quelle a Barbey d'Aurevilly) è originalissima: specchio del contrasto tra i sentimenti cattolici e la sensibilità naturiste del poeta. La più alta creazione del G. è certo il racconto poetico Le Centaure (scritto nel 1835; trad. it. di V. Errante, Milano 1932), in cui s'esprime compiutamente, con invenzioni verbali e scorci sintattici e accordi musicali pieni di genio, l'ebbrezza panica, il pathos cosmico, il vitalismo ardente, che fu fede e passione del poeta.
Opere: Oltre le Reliquiae, ristampate molte volte con altro titolo, Lettres à Jules Barbey d'Aurevilly, Parigi 1908, e Pages sans titre, pubblicate da A. Le Braz nella Revue de Paris, 1910.
Bibl.: George Sand, in Revue des deux mondes, 1840; Sainte-Beuve, Notice premessa alle Reliquiae; J. Barbey d'Aurevilly, Premier mémorandum, Parigi 1900; id., Deuxième mémorandum, Parigi 1906; A. Lefranc, M. d. G., Parigi 1910; E. Zyromski, M. d. G., Parigi 1921; D. Valeri, in Cultura, 1925; P. Nardi, in Rivista d'Italia, 1926; M. Decahors, M. d. G., Parigi 1932.