POMPIDOU, Georges
Uomo politico francese, nato a Montboudif, in Alvernia, il 5 luglio 1911, morto a Parigi il 2 aprile 1974. Compiuti gli studi all'École Normale e ottenuta l'agrégation, insegnò lettere classiche in un liceo di Marsiglia; dopo il matrimonio con C. Cahour si trasferì (1938) a Parigi, sempre come insegnante di liceo. Nel 1944, non senza molte esitazioni, entrò a far parte del gabinetto de Gaulle; due anni più tardi, dopo le dimissioni di de Gaulle, fu chiamato al Consiglio di stato.
"Uomo del generale e non del gollismo", com'è stato definito, P. non aveva alle spalle un passato di combattente della Resistenza né aveva svolto un ruolo di risalto nel Rassembiement du peuple français, il raggruppamento gollista di cui anzi, nel 1953, egli sosteneva l'opportunità dello scioglimento, contro l'opinione di J. Soustelle. Lasciato il Consiglio di stato per entrare nella Banca Rothschild (di cui divenne direttore generale nel 1956), col ritorno al potere e l'elezione alla presidenza della Repubblica del generale de Gaulle, P. assunse (1959) la direzione del gabinetto presidenziale: posizione che gli dava notevole influenza, lasciandolo ancora nell'ombra rispetto al grande pubblico. Nel febbraio 1961 toccava a lui avviare segretamente i primi contatti con gli emissari algerini, dopo il referendum dell'8 gennaio. Nello stesso anno pubblicava un'antologia della poesia francese, con prefazione di Malraux. Il 16 aprile 1962 P. fu chiamato a sostituire Debré alla presidenza del Consiglio. La sua designazione - non era allora neppure deputato - non mancò di sorprendere e fu da varie parti ínterpretata come un ulteriore segno della volontà dell'Eliseo di esercitare, tramite un "favorito", un'influenza ancor più diretta sull'esecutivo. Dimessosi il 5 ottobre in seguito alla mozione di censura dell'Assemblea nazionale, dopo il referendum sull'elezione a suffragio universale del presidente della Repubblica e le elezioni legislative, egli fu riconfermato (28 novembre 1962) alla testa del governo, rimanendovi ininterrottamente fino al luglio 1968.
Dopo il ritiro di de Gaulle, P. pose la sua candidatura alla presidenza della Repubblica e prevalse nelle elezioni del giugno 1969. Il suo avvento all'Eliseo, pur nella conclamata continuità, introdusse alcune novità, che non erano solo di stile. In politica estera fu tolto il veto all'ingresso della Gran Bretagna nella CEE, nel quadro di un rilancio della politica europea che trovò la sua sanzione nell'incontro dei nove capi di stato, tenuto a Parigi nell'ottobre 1972. Mentre restavano un punto fermo le buone relazioni con l'URSS, sintomi di détente erano riscontrabili nei confronti degli SUA, poi però complicati dagli sviluppi della crisi del sistema monetario internazionale e dal nuovo conflitto arabo-israeliano (che vedeva P. su posizioni filo-arabe). Nel settembre 1973 il presidente francese compì un viaggio in Cina; nel maggio 1974 incontrò Brežnev trattando con lui i temi della Conferenza sulla sicurezza europea. Sul piano interno, esaurita l'esperienza riformatrice di Chaban-Delmas, sostituito nel luglio 1972 alla testa del governo da P. Messmer, l'esito non troppo soddisfacente delle elezioni legislative del marzo 1973 e il fallito tentativo di ridurre a cinque anni il mandato presidenziale furono interpretati come sintomi di crescenti difficoltà. Da tempo gravemente ammalato e costretto per questo a diradare le proprie apparizioni in pubblico, P. si spense nella sua residenza privata.