Rouquier, Georges
Regista e attore cinematografico francese, nato a Lunel Vieil (Hérault) il 23 giugno 1909 e morto a Parigi il 19 dicembre 1989. Influenzato dall'avanguardia e dal cinema sovietici, R. si dedicò in modo particolare alla descrizione del mondo rurale, restituito in forme asciutte, grazie a un rigoroso uso del montaggio e alla ricostruzione della realtà come verità umana. Si aggiudicò numerosi riconoscimenti, tra cui il premio del Congrès du film documentaire del 1943 con Le tonnelier (1942), il Premio della critica internazionale al Festival di Cannes del 1946 con Farrebique e il Gran premio speciale della giuria alla Mostra del cinema di Venezia del 1983 con Biquefarre.
Tipografo e frequentatore dei cineclub parigini, R. autofinanziò il progetto di Vendanges (1929), documentario ormai perduto, ambientato nelle campagne della Francia meridionale. Il vero esordio però avvenne molto più tardi, con Le tonnelier, che riuscì a completare a fatica, per il fatto di trovarsi a lavorare sulla linea di confine che separava gli occupanti tedeschi dalla zona sotto l'influenza del governo Vichy. Nel 1944 colse il suggerimento del suo produttore di girare un film sul tema delle quattro stagioni e realizzò Farrebique, lungometraggio ambientato in una fattoria presso la città di Goutrens, nell'Aveyron, in cui R., partendo dall'assunto che l'intera condizione umana può esser descritta attraverso i gesti, registra l'operato di una famiglia di contadini e artigiani durante i cicli stagionali di lavoro nei campi.
Spostandosi tra la Francia, il Canada e l'Africa, R. diresse molti cortometraggi documentari, spesso su commissione di istituzioni governative. Nel 1954 realizzò anche un film di finzione, Sang et lumière, noto anche come Sangre y luces (Sangue e luci), insieme al regista spagnolo Ricardo Muñoz Suay, da un romanzo di J. Peyré, cui seguirono altri due documentari: il lungometraggio Lourdes et ses miracles (1955), in cui R. offre un quadro oggettivo del fenomeno di culto, attraverso una serie di testimonianze ed episodi di pellegrinaggio, lasciando allo spettatore il giudizio sui fatti, e il mediometraggio Arthur Honegger (1955), ritratto del musicista da poco scomparso, dove a interviste a Honegger già gravemente malato si alternano brani documentari relativi ad alcune storiche messe in scena delle opere dell'artista.
Nell'ultima parte della sua carriera, R. alternò all'attività di regista quella di attore, anche in televisione, quasi sempre in piccoli ruoli. Prestò la voce per il documentario di Chris Marker Lettre de Sibérie (1958) e per Le Bel indifférent (1957) di Jacques Demy, tratto da un testo di J. Cocteau. Tornò quindi al suo interesse per la campagna, realizzando una serie per la televisione dal titolo Les saisons et les jours (1972-73) e, come a completare un dittico, ma a trentasette anni di distanza, concluse la sua carriera girando il seguito di Farrebique: Biquefarre, ritraendo lo stesso paesaggio, sconvolto da una guerra meccanica e chimica che l'uomo sembra aver combattuto contro di esso. Come nel precedente, elementi di finzione vengono inseriti nel documentario: i vecchi protagonisti sono però alle prese con la crisi fondiaria, la modernizzazione della vita domestica e del lavoro.
A. Bergala, Le ciffre et la lettre, e A. Bergala, S. Toubiana, Une curieuse solitude, in "Cahiers du cinéma", 1984, 358, pp. 5-7 e 58-60.