Sadoul, Georges
Storico e critico cinematografico francese, nato a Nancy il 4 febbraio 1904 e morto a Parigi il 13 ottobre 1967. Tra i più grandi storici del cinema, pose sin dagli esordi il problema di una corretta metodologia d'indagine applicabile alla nuova forma espressiva, che permettesse di studiarla in una dimensione non esclusivamente francese, ma mondiale. La sua opera si caratterizza per un'infaticabile volontà di approssimazione al proprio oggetto, sempre consapevole dell'aspetto pionieristico del proprio lavoro, come della perfettibilità degli esiti raggiunti.
Recatosi a Parigi per iscriversi alla facoltà di Diritto, entrò in contatto con il movimento surrealista, aderendo con entusiasmo alle istanze rivoluzionarie del gruppo, soprattutto relativamente all'idea di un'arte intesa come shock nei confronti dello spettatore e in grado di risvegliare una coscienza politica rivoluzionaria. Iniziò l'attività giornalistica in questo periodo, preparando interventi politici e culturali e scrivendo di cinema come curatore della rubrica di settore del settimanale "Regards". Staccatosi dal gruppo surrealista (insieme a P. Unik e L. Aragon), aderì al marxismo e si iscrisse al partito comunista francese, visto come naturale evoluzione politico-rivoluzionaria delle istanze surrealiste. Fu a partire dal 1935 che la sua attività si incentrò esclusivamente sul cinema e dal 1937 (su suggerimento di Léon Moussinac e con l'aiuto prezioso del direttore della Cinémathèque française, Henri Langlois) sul progetto di una monumentale Histoire génèrale du cinéma che solo la morte impedì a S. di portare a termine. Egli infatti riuscì a realizzare soltanto quattro dei sei volumi previsti (1946-1954; trad. it. 1965-1967), lavorando per anni con un'energia inesauribile. Contemporaneamente continuò la sua attività di critico, prima come redattore di "Écran français" nei primi anni Quaranta, poi come direttore di "Étoiles" dal 1945 al 1947. In questi anni affinò dal punto di vista teorico il rapporto tra la scrittura critica e la ricerca storica sottolineando come entrambe hanno lo scopo di evidenziare l'importanza del cinema in quanto strumento di lotta politica, sia dal punto di vista estetico (la capacità dell'immagine filmica di mostrare con efficacia le contraddizioni della società), sia dal punto di vista economico-produttivo (il cinema è allo stesso tempo un'arte e un prodotto industriale). L'indagine deve dunque svilupparsi in una duplice direzione: da una parte mettendo in luce il valore estetico-politico delle forme attuali del cinema, sempre posto in rapporto con il più ampio scenario degli eventi storici; dall'altra impostando una seria e rigorosa metodologia storica al fine di mostrare la trama complessa di relazioni esistenti tra arte, industria e politica. In Histoire d'un art: le cinéma dès origines à nos jours (1949; trad. it. 1951), testo nato a partire dai suoi corsi sulla storia del cinema tenuti all'IDHEC di Parigi nei primi anni Quaranta, S. focalizza l'attenzione sulle cinematografie nazionali, sui movimenti d'avanguardia, sulle diverse correnti. L'opera ebbe diverse edizioni nelle quali egli non solo aggiornò o corresse i dati riportati nelle edizioni precedenti, ma lavorò a lungo sulla metodologia d'indagine, perfezionando gli strumenti di ricerca e ampliando il testo per offrire uno sguardo sul cinema non eurocentrico, ma aperto a una prospettiva mondiale, come recita il titolo della quinta edizione, Histoire du cinéma mondial dès origines à nos jours (1959; trad. it. 1964, basata sulla 7a ed. del 1963). Nel corso degli anni Cinquanta, infatti, S. viaggiò non soltanto in Europa, ma anche in America Latina e in Asia, per rintracciare materiali necessari alla costruzione di una visione storica globale, sempre volta a individuare i nessi tra struttura economico-politica e sovrastruttura ideologica, nell'ambito dei quali è possibile per S. ritrovare le dinamiche generative del cinema e delle sue forme estetiche. La radicalità della sua proposta metodologica è evidenziata proprio dal riconoscimento che l'oggetto di analisi, ossia il film, è un oggetto instabile e sottoposto a continue manipolazioni, a volte introvabile o perduto se risalente al periodo delle origini. Eredità storiografica, metodologica e culturale di S. si trova nell'estremo rigore applicato al controllo incrociato delle fonti, in modo da poter studiare e affrontare film mai visti o appunto perduti, inquadrati dallo storico grazie alle tracce che essi hanno lasciato nel tempo. Dal punto di vista dell'attività critica, che S. affrontò sempre con passione da militante, la sua aderenza ai canoni estetici marxisti caratterizzò in profondità il suo lavoro, concretizzandosi in una lettura spesso apologetica del cinema prodotto nei Paesi socialisti o ispirato a una matrice politica riconoscibile e, parallelamente, nella sottovalutazione del cinema hollywoodiano (celebre in questo senso, la polemica condotta sulle pagine di "Écran français" su Orson Welles e sul cinema sovietico contro le posizioni di André Bazin, fautore di una lettura più aperta nei confronti del cinema statunitense e critica nei confronti del mito di Stalin). È un'impostazione, questa, che si ritrova anche nelle monografie dedicate a registi come Charlie Chaplin (Vie de Charlot. Charles Spencer Chaplin, ses films et son temps, 1952; trad. it. 1952), Georges Méliès (1961) e Louis Lumière (1964). In questi ultimi due lavori S. nega comunque la proverbiale opposizione tra Méliès e Lumière, visto il primo come 'inventore' della finzione cinematografica e il secondo come modello di un cinema che scopre la realtà, a favore di una posizione più sfumata e articolata. Negli anni successivi alla morte, la sua opera, che ha costituito un innegabile punto di riferimento per la storia del cinema, è stata anche sottoposta a dure critiche, soprattutto quando, a partire dagli anni Ottanta, una nuova storiografia cinematografica, arricchitasi di nuove metodologie e strumenti d'indagine, ha negato la centralità del film nella ricostruzione storica e l'idea di uno sviluppo lineare e progressivo del cinema.
G. Aristarco, presentazione a G. Sadoul, Storia generale del cinema, 1° vol., Le origini e i pionieri (1832-1909), Torino 1965, pp. XIX-XXVI.
La storiografia cinematografica, a cura di C. Bassotto, Atti della Tavola rotonda, XXV Mostra internazionale di arte cinematografica di Venezia, 1964, Padova 1966 (in partic. pp. 49-82).
La critique du cinéma en France, éd. M. Ciment, J. Zimmer, Paris 1997 (in partic. P. d'Hugues, Les années 30 et l'Occupation, pp. 31-54.
J.-P. Jeancolas, De 1944 à 1958, pp. 56-88).