Georgia Stato della Transcaucasia
Stato della Transcaucasia. La G. attuale corrisponde all’incirca alle regioni che gli antichi chiamavano Colchide e Iberia. I georgiani costituirono il loro primo Stato nazionale alla caduta dell’impero macedone e nel 4° sec. iniziò la loro conversione al cristianesimo. All’ordinamento sociale basato sulla divisione in tribù si sostituì poi nella pianura un regime feudale con un’aristocrazia dominante e classi sociali differenziate. La conquista araba (metà del 7° sec.) lasciò il potere diretto all’aristocrazia locale e l’indebolimento del califfato permise il graduale formarsi di una monarchia nazionale, che raggiunse l’apogeo con il re David II (1089-1125) e con la regina Tamara (1184-1213). Le invasioni mongola e timuride produssero un’epoca di decadenza. Il sorgere della potenza ottomana e l’affacciarsi a N dell’impero russo indussero la G. sin dal 16° sec. a cercare la protezione degli zar e la formale annessione del Paese alla Russia (1801) consentì un notevole sviluppo civile e industriale. A partire dal 1917 il movimento rivoluzionario guadagnò una posizione sempre più salda nel paese; nel 1918-21 ebbe vita nella G. una Repubblica democratica guidata dai menscevichi, ma un’insurrezione comunista condusse poi alla proclamazione della Repubblica socialista sovietica di Georgia. La G. entrò nell’URSS nel 1922 come parte della Federazione transcaucasica, e quindi dal 1936 come Repubblica federata. Divenuta Repubblica indipendente nel 1991, la G. conobbe una prolungata fase di instabilità interna, determinata sia dai contrasti politici sia dagli scontri etnici riesplosi con violenza dopo il distacco dall’URSS. Disgregatosi il composito fronte nazionalista che aveva guidato il Paese all’indipendenza, l’opposizione al presidente Z. Gamsakhurdia sfociò in guerra civile. Dopo l’elezione alla guida del Paese di E.A. Ševardnadze, i seguaci di Gamsakhurdia furono sopraffatti anche grazie all’intervento russo, reso possibile dall’avvicinamento a Mosca promosso da Ševardnadze, che portò anche all’ingresso della G. nella Comunità degli Stati indipendenti (1993). Rimase conflittuale la situazione in Ossezia meridionale e in Abhazija, sostenute nelle loro aspirazioni separatiste dalla Russia e resesi di fatto indipendenti. Prevalentemente cristiana, la G. fu inoltre interessata dal crescente contrasto con la Repubblica autonoma dell’Adžarija, di religione musulmana. Alla fine del 1994 il relativo miglioramento della condizione economica favorì il ristabilimento dell’autorità centrale e il rafforzamento dei poteri presidenziali, sancito dalla Costituzione approvata nel 1995. Ševardnadze fu eletto presidente della Repubblica (1995) e riconfermato nelle presidenziali del 2000, ma nel 2003 i brogli denunciati dopo le elezioni legislative dall’opposizione guidata da M. Saakašvili e i conseguenti movimenti di piazza (Rivoluzione delle rose) lo costrinsero alle dimissioni; gli successe lo stesso Saakašvili, eletto con oltre il 95% dei voti nel 2004 e riconfermato nel 2008. Il programma di integrazione nel blocco occidentale del nuovo presidente e la crescente influenza occidentale hanno suscitato le inquietudini della Russia. Le tensioni fra Tbilisi e Mosca sono drammaticamente esplose nell’estate 2008, quando la G. ha cercato di ristabilire il suo controllo sull’Ossezia meridionale, a sostegno della quale la Russia ha inviato le sue truppe. Dopo il breve conflitto, terminato con la mediazione dell’Unione Europea, la Russia ha riconosciuto formalmente l’indipendenza di Abhazija e dell’Ossezia meridionale, mentre la G. ha abbandonato la Comunità degli Stati indipendenti.