CAPASSI, Gerardo
Nacque a Firenze da Bernardo di Antonio Capassi e da Caterina di Francesco Zuccagni il 22 genn. 1653 ed ebbe, al battesimo, il nome di Antonio. Entrato tra i servi di Maria nel convento della SS. Annunziata di Firenze, vestì l'abito il 23 ag. 1666 con il nome religioso di Agostino, mutatogli, al momento della professione religiosa emessa il 26 genn. 1669, in quello di Gerardo. Ordinato sacerdote poco dopo il 18 luglio 1676, fu creato maestro in teologia probabilmente nel 1680.
Inserendosi nell'insegnamento, il C. trascorse alcuni mesi a Roma, tra la fine di aprile del 1681 e gli inizi dell'anno seguente, in qualità di maestro di studi nel Collegio teologico del suo Ordine. Il 3 genn. 1682 fu nominato reggente in uno dei principali Studi teologici dei servi, quello di Firenze. Il 16 ottobre di quello stesso anno venne accolto nel Collegio dei teologi dell'università fiorentina. In occasione di una solenne "congregazione" degli stessi teologi, tenuta il 29 genn. 1683, espose alcune sue tesi di filosofia e di teologia, raccolte nel fascicolo Intellectus triumphans,in dogmaticis captivus et in scholasticis liber, che già nel titolo esprime l'impostazione che il C. intendeva dare alla sua attività nel campo teologico. Dalla fine del 1683 o dagli inizi dell'anno seguente si trasferì a Pisa quale coadiutore del titolare della cattedra di teologia in quella università, il confratello padre Giovanni Francesco Poggi, ricoprendo anche, per il biennio 1684-85, la carica di priore nel locale convento dei servi. Il 23 apr. 1687 fu richiamato a reggere lo Studio fiorentino del suo Ordine. Approfondì fin da allora gli studi di geografia, di filosofia moderna, di dogma, di critica e di storia ecclesiastica, avvalendosi di urna buona conoscenza del francese e anche delle lingue greca ed ebraica.
Mentre appunto stava insegnando a Firenze il De Incarnatione, fece sostenere, il 4 ag. 1687, dal suo discepolo fra' Enrico Verzelli (m. 1730) varie tesi di filosofia, teologia e storia, stampate in antecedenza con il permesso dell'inquisitore fiorentino e di altre autorità ecclesiastiche, che dovevano attirare su di lui e sullo stesso Verzelli la censura ecclesiastica (Conclusiones ex theologia ac philosophia selectae pro sollemniis divi Dominici propugnandae..., Florentiae 1687).
Denunciato all'inquisitore di Firenze, il minore conventuale Francesco Antonio Triveri, per alcune proposizioni contenute in dette Conclusiones, stimate non conformi al sentimento dei teologi e della Chiesa (in particolare: materia e forma di alcuni sacramenti lasciate da determinarsi dalla Chiesa; attrizione per puro timore dell'inferno stimata insufficiente se non accompagnata dal timore di Dio; probabilità che il simbolo attribuito a s. Atanasio non sia di fatto di tale autore: quest'ultima tesi era già stata ritirata prima che fossero stampate le Conclusiones), il C., presentatosi all'inquisitore stesso il 1º apr. 1688, venne sottoposto, unitamente al Verzelli alla perquisizione della cella, al sequestro di cento esemplari delle Conclusiones e alla condanna al carcere. Contemporaneamente, un decreto del S. Uffizio proibiva la lettura del fascicolo incriminato. I due frati vennero rimessi in libertà il 4 settembre dello stesso anno, dopo che il C. aveva raccolto testimonianze di autori cattolici favorevoli alle sue tesi (si trattava probabilmente della Difesa delle tesi sostenute dal p. M. Capassi nella festa di s. Domenico censurate dal S. Ufficio, conservata ms. nel t. I degli Scripta Capassiana, già nel convento della SS. Annunziata e ora irreperibili), e in seguito alle pressioni esercitate da alcuni suoi amici, in particolare dell'ex generale del suo Ordine, il p. Giovanni Vincenzo Lucchesini, e dal prefetto della Biblioteca Vaticana, il belga Emanuele Schelstrate.
In quei suoi primi anni di attività scientifica e didattica, il C. si era legato d'amicizia, mentre ancora si trovava a Pisa, con il bibliotecario mediceo Antonio Magliabechi e, tramite questo, con il Schelstrate. Sempre a Pisa egli aveva accolto e accompagnato nella loro visita alla città, nei giorni 20-21 apr. 1686, i benedettini maurini francesi Jean Mabillon e Michel Germain, e, sempre durante quell'anno, il gesuita fiammingo Konrad Janninck, bollandista. Con tutti questi e con l'altro celebre bollandista, Daniel Papebroeck, il C. rimarrà poi in corrispondenza fornendo da parte sua informazioni e documenti e acquistando, loro tramite, opere pregevoli tra cui quelle da essi edite in quegli anni.
Anche dopo tali avvenimenti il C. continuò ad esercitare nel suo Ordine compiti di responsabilità. Nella Dieta della provincia toscana dei servi, tenuta a Firenze il 13 apr. 1690, fu nominato lettore conventuale dei casi di coscienza ed esaminatore provinciale, mentre venne riconfermato, dal priore generale Giulio M. Arrighetti, reggente degli studi. Nel 1690 fu scelto dal p. Giovanni Francesco Poggi, successore dell'Arrighetti, quale segretario suo e dell'Ordine dei servi. Come tale, il C. seguì il Poggi, nel maggio-giugno 1692, ai capitoli delle province di Lombardia, di quella romana e toscana. Nell'autunno, si recò a Napoli, per incarico del generale, con estesi poteri di controllo sui religiosi di quella provincia e per trattare, peraltro senza esito, l'acquisto delle chiese di S. Maria a Capella o di S. Giovanni dei Fiorentini in cambio di quella di Mater Dei. Vi rimase dall'ottobre di quell'anno agli inizi del febbraio 1693, quando fece ritorno a Roma. Nell'epistolario scambiato allora con il Poggi si mostra avveduto negli affari e cauto nel giudicare. Dal 14 maggio di quell'anno seguì ancora il generale nelle Diete di varie provincie religiose del centro-nord d'Italia. Si recò poi con lui nel Tirolo: il 13 giugno era a Innsbruck, dal 15 al 19 giugno partecipò al capitolo di quella provincia religiosa; passò poi, sempre con lo stesso, in Austria e Boemia, facendo ritorno, attraverso Innsbruck, a Roma dopo esser passato da Firenze per ossequiare il granduca.
Nel 1695 il C. venne eletto priore provinciale di Toscana, rimanendo in carica per tre anni. Nello stesso 1695 ottenne un documento di giustificazione da parte dell'assessore del S. Uffizio, mons. Bernini. Nel 1700 il granduca Cosimo III lo scelse come teologo suo e della Consulta e altrettanto fece il cardinale Francesco de' Medici. L'anno stesso fu nominato, nel sinodo fiorentino, esaminatore diocesano.
Verso il novembre 1707 il C. si recò per breve tempo a Roma, come appare da una lettera scritta il 12 di quel mese da mons. Giusto Fontanini al Magliabechi. Nella stessa corrispondenza egli è stimato dai due eruditi il "religioso dottissimo" e modesto, e appare già allora interessato a quella che il Fontanini dice "frottola commentata", cioè agli Acta ss. Crescii et sociorum martyrum pubblicati dal p. Giacomo Laderchi. Il C. espose poi i suoi dubbi sulla validità dell'opera in una lettera al Fontanini, permettendogli di comunicarla confidenzialmente al Laderchi. Questi, offeso, la pubblicò con una confutazione intitolata: Lettera ad un cavaliere fiorentino, stampata senza data, nel 1708, sotto lo pseudonimo di Pietro Donato Polidoro.
All'inizio del 1708 il C. era di nuovo a Roma, chiamato, per disposizione del cardinale protettore del suo Ordine, Francesco Maria de' Medici, dal p. Pietro Bertazzoli, vicario generale apostolico, per occuparsi di affari dell'Ordine stesso, ma probabilmente anche per essere distolto dalla disputa con il Laderchi. Nominato vicario generale dei servi della provincia di Germania per contribuire - dietro richiesta dei frati di quella provincia che lo conoscevano dal 1693 - ad accomodare le loro costituzioni, presiedette di fatto il capitolo provinciale di Germania dall'11 al 16 apr. 1708. Tornato in Italia assieme al p. Guglielmo Löhrer, definitore generale della provincia germanica, il C. partecipò al capitolo generale del suo Ordine, tenuto a Roma dal 26 maggio 1708, in vista di ottenere l'approvazione di quanto operato in Germania. Le costituzioni di quella provincia, di fatto, furono riviste e approvate dal capitolo ed ottennero poi, nel febbraio dell'anno seguente, la conferma di Clemente XI. Nello stesso capitolo, il C. fu presentato dal definitore della provincia di Toscana, Giulio Antonio Roboredo, come secondo candidato per il generalato dell'Ordine e come primo per l'ufficio di procuratore generale, ma non venne eletto. Ritornò allora momentaneamente a Firenze.
In seguito alla pubblicazione delle Nugae Laderchianae (Genuae 1709), con le quali il C. - reagendo anche alla richiesta presentata alla Congregazione dei Riti, da parte del clero fiorentino, di poter celebrare la festa dei ss. Cresci e compagni - attaccava criticamente e con sarcasmo l'autenticità degli atti o leggenda di detti santi edita dal Laderchi, egli fu costretto a lasciare la città e a stabilirsi a Roma, per la reazione negativa del granduca Cosimo III, interessato al culto dei santi stessi venerati nella chiesa di Valcava nel Mugello.
Durante il soggiorno romano (da una lettera del Fontanini al Magliabechi egli risulta dimorante a Roma, nel convento di S. Maria in Via, già il 21 sett. 1709) il C. fu uno dei migliori conoscitori degli affari di Curia e approfondì materie giurisdizionali anche perché frequentemente consultato dai cardinali Renato Imperiali - che lo condusse seco nella legazione del 1711 presso Carlo VI quando questi passò per Milano - e Michele Conti, divenuto poi papa Innocenzo XIII. Gli furono invece avversari i cardinali Francesco del Giudice e Lorenzo Corsini, protettore dell'Ordine dei servi dal 1709 al 1732 e poi papa Clemente XII, e l'allora suo teologo, Pietro M. Pieri, poi generale dei servi e cardinale. Questi si opposero al progetto di Innocenzo XIII di costituire il C. suo teologo, ottenendo almeno che non lo divenisse ufficialmente. Dal suo influsso sul nuovo papa, altri, come il letterato e giurista Domenico Lazzarini, che scrive al C. il 20 giugno 1722 per raccomandarglisi onde essere scagionato da false accuse, si ripromettevano un gran bene per la Chiesa. Il papa gli fece comunque concedere, il 2 sett. 1722, i privilegi degli ex generali del suo Ordine. Correva voce che lo stesso Innocenzo XIII, prima dell'elezione, fosse stato contrario alla bolla Unigenitus, e che in tal senso inclinasse anche il C., suo teologo. Di fatto sembra che il papa, come mostrò con il decreto dell'8 genn. 1722, fosse rimasto solo contrariato dal fatto che il suo predecessore non avesse prima consultato in proposito i cardinali, e che il C. non condividesse invece il metodo di condannare proposizioni così diverse e numerose senza specificarne i motivi. Su richiesta del papa il C. stese in proposito delle Riflessioni, rimaste inedite, in vista di contribuire alla pacificazione degli animi.
Nel lungo periodo passato a Roma, il C. risiedette presso il convento di S. Maria in Via, versando, per le proprie spese, 54 scudi annui tratti dal suo deposito e contribuendo ai lavori di abbellimento della volta della chiesa, decorata allora con pitture e ricche dorature.
Dopo aver partecipato, come teologo, al sinodo romano tenuto nel 1725 sotto Benedetto XIII, il C. fece ritorno, il 9 luglio di quell'anno, a Firenze. Fu allora designato, dal granduca Gian Gastone, nel 1728, teologo dell'Ordine mediceo di S. Stefano e professore di teologia nell'università pisana con 160 scudi annui di emolumento e la libertà di insegnare personalmente o tramite sostituto. Si fece infatti sostituire dal p. Giampietro Fancelli, poi generale dei servi, e si ritirò nel convento della SS. Annunziata.
Attese allora a beneficare e arricchire libreria e chiesa di quel convento. Incorporò, molto prima della morte, con la biblioteca conventuale tutti i suoi libri, rari in gran parte, curando che, ad opera del p. Gian Francesco Benotti, venissero rinnovati gli indici della biblioteca stessa. In particolare destinò ad essa sessantaquattro dei duecento scudi di rendita annua proveniente dall'eredità lasciata nell'anno 1720 da sua sorella Fiammetta. Altri ottanta scudi, della stessa eredità, vennero messi a disposizione delle necessità della sacrestia. Per la chiesa fece eseguire, nel 1727, un paliotto d'argento per l'altare di s. Filippo Benizi, per il quale predispose anche una predella nuova e una decorazione di marmi e, in seguito, sei candelieri d'argento, quattro reliquiari e un parato di damasco. Nel 1729donò alla sacrestia due piviali di velluto nero e nel 1737 armadi di noce, disposti, nell'atrio del capitolo dei sette fondatori, per riporvi i parati della chiesa.
Colpito da paralisi verso la metà d'ottobre del 1737, morì il 23 nov. dello stesso anno.
Opere: Intellectus triumphans,in dogmaticis captivus et in scolasticis liber. Problemata scholastica propugnanda pro anniversaria ac solemni Florentinae Universitatis theologorum congregatione habenda die 29 januarii 1683 in sacra S. Mariae Novellae aede, Florentiae 1683; Conclusiones ex philosophia ac theologia selectae a fr. e J0. Viriti defendendae... et a p. mag. G. Capassi..., Pisis 1685; Conclusiones ex theologia ac philosophia selectae pro solemniis Divi Dominici propugnandae a fr. H. Verzelli servita,in conventu SS. Annuntiatae de Florentia,praeside p. mag. Gerardo Capassi Flor. in eodem coenobio studii Regente, Florentiae 1687; Lettera a Giusto Fontanini sopra gli Atti de' ss. Martiri Cresci e compagni pubblicati dal p. Iacopo Laderchi, in Lettera ad un cavaliere fiorentino devoto de' santi martiri Cresci e compagni…, s.l. né d. (ma 1708;la lettera del C. vi è pubblicata in corsivo con le risposte del Laderchi); Nugae Laderchianae in epistola ad equitem Florentinum. Sub nomine et sine nomine Petri Donati Polydori vulgata..., Genuae 1709; Avviso alla S. Chiesa cattolica intorno ai due libretti della Lettera apologetica e della Giunta di Grisofano Cardiecletti,cioè del p. d. Gian Grisostomo Scarfò,monaco basiliano,calabrese,convinto come sospetto de vehementi di giansenismo da un religioso zelante, Cosenza 1712; Risposta del cavaliere erudito alla lettera I scrittagli dal molto reverendo e dottissimo padre Gio. Antonio Bernardi della Compagnia di Gesù sopra i due primi tometti del Nuovo Giornale de' letterati d'Italia, s. l. né d. (ma 1712;cfr. Lettera terza ad un cavalier erudito sopra i tre primi tometti del Nuovo Giornale de' letterati d'Italia, s. n. t.); Lettera del padre maestro G. C. dell'Ordine de' Servi indirizzata ai rr. pp.autori del Giornale di Trevoux, in G. G. Orsi, Considerazioni sopra la maniera di ben pensare ne' componimenti..., Modena 1735, pp. 191-199.I due tomi di Collectanea variorum et scripta Capassiana, già conservati nella biblioteca del convento della SS. Annunziata di Firenze, nei quali il C. aveva raccolto diversi suoi consulti, relazioni ecc., sono risultati irreperibili.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. generale dell'Ordine dei servi di Maria, Fondo storico,Regesta priorum generalium,Fondo romano, 10, p. 33; Ibid., 11, pp. 25 s., 28 s.; Ibid., 12, ff. 3 e 4r; Ibid., 13 ff. 11 s.; Negotia Religionis a saec. XVII, 52, ff. 170-176; Ibid., 57, f. 111; Ibid., 60, ff. 166-172, 179, 180-184, 190-199; Ibid., 65, ff. 217, 221, 269-272, 277 s.; Capitoli,Diete e Visite di Toscana, ff. 8, 11v, 12v, 114v, 154v, 265v-266r; Capitoli e Diete dal 1631 al 1700 (Dieta prov. Toscana del 1687); Capitula-Dietae,1700-1716, ff. 331-332; Capitula generalia ab a. 1580 ad a. 1859, ff. 205-220; Annalistica,E, filza 5, Memorie Miscellane, inserto 10; ins. 12; Ibid.,G, filza 7, Memorie Miscellane, ff. 74, 92-94, 168-192; Ibid., I, filza 9, Memorie Miscellane, ins. 54; Ibid.,Q. 3, 16, f. staccato (nota del p. F. Tozzi sul C.); Ibid.,Viri illustres Ord. Serv. B. M. V.,B., fasc. 60 (Notizie degl'Impieghi e delle Opere lasciate stampare da seguenti soggetti dell'Ordine de' servi di M. V., f. 1, impieghi e opere del C.; ff. 4-51, opere lasciate da stamparsi); Archivio di Stato di Firenze, Conv. 119 (SS. Annunziata), vol. 57, Ricordanze G, pp. 291-304 (necrologio del C. scritto il 28 nov. 1737); Firenze, Biblioteca nazionale, Magl. VIII, 271, pp. 456, 458 s., 460 s., 582-585 (lettere del Fontanini al Magliabechi relative al C., 1707, 1708, 1709); Magl. VIII, 350, f. 29v (lettera del Mabillon al Magliabechi circa il C., 1685); Magl. VIII, 361, f. 27r (Germain a Magliabechi circa il C., 1688); Magl. VIII, 340, ff. 97 e 56 (Schelstrate al C. e a Magliabechi, 1687 e 1688); Magl. VIII,serie IV,tomo XII, f.24 (Schelstrate a Magliabechi circa il C., 1688). Napoli, Biblioteca nazionale: ms. XIII. AA. 66, ff. 105, 117, 118, 156v (Schelstrate a Magliabechi circa il C., 1686-88); J. Mabillon - M. Germain, Museum Italicum seu collectio veterum scriptorum ex Bibliothecis italicis eruta…, I, Lutetiae Parisiorum 1687, p. 186; Acta sanctorum Maii, VII, Antverpiae 1688, p. 179; L. M. Garbi - P. M. Bonfrizieri, Annalium sacri Ordinis Fratrum Servorum B. Mariae Virginis..., III, Lucae 1725, pp. 305, 349, 351, 363-369, 380 s., 484; L. G. Cerracchini, Fasti teologali ovvero Notizie istoriche del Collegio de' teologi della Sacra Università fiorentina dalla sua fondazione fino all'anno 1738, Firenze 1738, pp. 581-583; Th. Ruinardt, Vita Ioannis Mabillonii, Padova, 1714, p. 81; G. Lami, Memorabilia Italorum eruditione praestantium, Florentiae 1742, pp. 122-128; A. Fabbroni, Vitae Italorum doctrina excellentium qui saeculis XVI et XVII floruerunt, VII, Pisa 1781, pp. 229-252; Id., Historiae Academiae Pisanae volumen III…, Pisa1795, pp. 104-116; M. Valéry, Correspondance inédite de Mabillon et de Montfaucon avec l'Italie, Paris 1846, I, pp. 130, 161; II, pp. 149, 153; F. H. Reusch, Der Index der verbotenen Bücher, II, Bonn 1885, pp. 430 s.; R. Taucci, Annales sacri Ordinis fratrum Servorum B. Mariae Virginis,Synopsis tomi quarti ab anno 1725 ad annum 1800, in Monumenta Ordinis Servorum S. Mariae, XX, Florentiae 1926, pp. 57-77; L. v. Pastor, Storia dei papi, XV, Roma 1933, p. 444; M. Battistini, Nel terzo centenario degli "Acta Sanctorum": Antonio Magliabechi e la sua collaborazione all'opera bollandiana, in Bulletin de l'Institut historique belge de Rome, XXII (1942-1943), pp. 125, 168 s., 218; L. Ceyssens, La correspondance d'Emmanuel Schelstrate préfet de la Vaticane (1683-1692), Bruxelles-Roma 1944, pp. 224, 227, 237 s., 273, 276 s., 289 s.; J. Ruyskaert, Annotationes marginales à la biographie d'Emmanuel Scelstrate, in Bulletin de l'Institut historique belge de Rome, XXVIII(1953), p. 141; A. M. Dal Pino, Il p. G. C. (1653-1737) e la sua corrispondenza con Schelstrate i bollandisti e i maurini, in Studi storici dell'Ordine dei Servi di Maria, VII (1955-56), pp. 75-126; Id., Agiografia servitana nell'opera dei bollandisti dal 1660 al 1706, ibid., XII (1962), pp. 140-201.