ARCO, Gerardo d'
Nacque il 15 sett. 1468 dal conte Andrea, signore di Arco, Torbole, Drena, Castellino, Restorio, Penede e Spinedo (Trento), e dalla contessa Barbara Martinengo. Abbracciò la carriera delle armi quale comandante di milizie germaniche, e nel 1512, al servizio di Massimiliano I, ricoprì la carica di governatore della Mirandola, adoperandosi per alleviare i disagi di quella popolazione, duramente provata dall'assedio subito nell'invemo dei 1511 ad opera dell'esercito pontificio; dalla cittadina emibana, infatti, egli chiedeva il 28 ott. 1512 a Francesco Gonzaga, marchese di Mantova, libero transito per un carico di frumento fatto venire da Venezia al fine di sopperire alla estrema penuria di viveri. Sulla fine del 1513 egli si trovava ancora alla Mirandola. Negli anni seguenti dovette rendere all'imperatore altri servigi e favori, se questi gli concedeva il 13 ag. 1518 il castello di Affi (Verona).
L'A. passò più tardi al servizio di Francesco II Sforza, il quale lo ricompensò il 15 ag. 1522 delle fatiche sostenute durante la guerra contro Francesco I di Francia, come condottiero della fanteria tedesca, nominandolo suo consigliere per gli affari militari, con l'annua pensione di 1.000 fiorini d'oro del Reno, che il duca di Milano s'impegnava a corrispondergli fino a che non fosse stato in grado di donargli proprietà aventi un reddito equivalente. In quell'anno l'A. si era trovato anche alla presa di Genova (30 maggio 1522), segnalandosi, fra l'altro, per aver severamente vietato ai propri soldati di darsi al saccheggio. Per meriti acquisiti nella campagna contro le forze dell'ammiraglio Bonnivet, Francesco II Sforza gli conferì il 4 maggio 1524 la carica di castellano della rocca di Trezzo, con provvisione annua di 400 scudi d'oro, in aggiunta alla pensione precedentemente assegnatagli, e gli affidò poco dopo anche la custodia del castello di Musso. Ai primi di gennaio del 1525, secondo una notizia trasmessa da Lodi al marchese Federico Gonzaga, l'A. occupò la terra e la rocca di Chiavenna.
Fu questa, per quanto ci è noto, la sua ultima impresa guerresca al servizio del duca di Milano, ché alla fine d'agosto dello stesso anno egli veniva inviato dall'arciduca Ferdinando del Tirolo, unitamente ad altri commissari straordinari, a reprimere l'insurrezione dei contadini delle valli trentine. In qualità appunto di commissario egli apponeva il 2 sett. 1525 la propria sottoscrizione a un proclama diretto ad alcune comunità, perché inviassero ciascuna una deputazione di tre uomini per giurare fedeltà e ricevere ordini; così pure recano in calce il suo nome le sentenze dei 14 settembre di quell'anno contro i ribelli di Pieve di Strigno e Castel Ivano, del 15 settembre contro i ribelli di Levico e del 21 settembre contro quelli. della Val di Non. Dopo questo avvenimento manca ogni documentazione sulla sua attività; ci rimangono soltanto due lettere da lui indirizzate il 15 e 16 marzo 1527 al marchese di Mantova, Federico Gonzaga, in raccomandazione di un suo servitore e per una licenza di esportazione di biade richiestagli dal Gonzaga.
Morì l'8 genn. 1538. Dalla moglie, Caterina Miniscalchi, ebbe un figlio di nome Alessandro, di cui non si hanno notizie.
Fonti e Bibl.: Mantova, Archivio d'Arco, presso la marchesa Giovanna d'Arco Guidi di Bagno, palazzo d'Arco: buste 4 e 15 A. Franco, Antiquissima III. Comitum Arci prosapia, atque ipsius origo, ms.(1593), c. 3 v.; Anonimo, Libro genealogico della famiglia d'Arco, ms., cc. 15 v.e 16 r.; Anonimo, Arbre généalogique de la maison d'Arco,ms., tav. V; Arch. di Stato di Trento, Carteggio del cardinale Bernardo Clesio, m.11, fasc. 61 e m. 15 a), fasc. 5; Arch. di Stato di Mantova, Gonzaga, buste 544, 1408, 1413, 1416 e 1649; Jani Pyrrhi PinciiMantuani De gestis ducum Tridentinorum..., Mantuae 1546, IX, p. 74; G. B. Stellimauro, De bello rustico..., Milano 1864. II, p. 11; K. A. von Arco, Chronik der Grafen des heil. röm. Reichs von und zu Arco genannt Bogen, Graz 1886, pp. 66-68; C. Giuliani, Documenti per la storia della guerra rustica nel Trentino, in Arch.trentino, XI(1893), pp. 51, 72. 77 e 81 dell'estr.; A. Cetto, Castel Selva e Levico nella storia del Principato vescovile di Trento, Trento 1952, pp. 293, 296, 307.