DE LISA (de Lys, van der Leye), Gerardo (Geraert)
Nacque a Gand (Belgio) da Martin, prima del 1450; la forma originaria del suo nome era Geraert van der Leye, latinizzata in Gerardus de Lisa quando si trasferì in Italia, a Treviso. La notizia più antica che lo concerne è di una decina d'anni anteriore all'inizio della sua attività di tipografo: il 23 apr. 1461, a Treviso, appare come testimone in un atto notarile.
Doveva tuttavia dimorare nella città veneta già da qualche tempo se solo pochi mesi dopo, il 29 genn. 1462, contraeva matrimonio con una donna italiana, Fosca, figlia del fu Antonio da Torcello, pittore. Nessuna indicazione diretta o titolo onorifico specifica ancora, nel documento relativo al suo matrimonio, la professione del D.: dal 1463 però, figura regolarmente retribuito come cantore nel libro dei conti del capitolo della cattedrale di Treviso, da cui risulta che egli svolse ininterrottamente la sua attività musicale fino al 1476. In un documento notarile assai più tardo, del 5 ott. 1470, dove appare ancora come testimone, viene indicato come "magister Gerardus grammaticae professor in Tarvisio" (Serena, p. 351).
Quindi in quel tempo il D. aveva anche un incarico di insegnante elementare nelle scuole di Treviso, a cui era preposto il cancelliere municipale, letterato e "poeta laureato", Francesco Rolandelli, che sarebbe stato in seguito chiamato a Venezia come insegnante dei figli del futuro doge Leonardo Loredan. I rapporti di amicizia tra il D. e il Rolandelli furono presumibilmente piuttosto stretti e gli interessi culturali e didattici del secondo non dovettero essere estranei alla decisione del D. di aggiungere l'attività tipografica a quella musicale e all'insegnamento.
In ogni caso, una delle prime opere uscite dalla sua tipografia fu una edizione delle Examinationes grammaticales dello stesso Rolandelli, stampate con indicazione di luogo, Treviso, ma senza data ne nome di tipografo. La prima edizione sottoscritta dal D. è il Manuale de salute animae attribuito a s. Agostino, stampato nel 1471 e fornito di un colophon in versi elogianti il tipografo e il libro, il primo ad essere stampato a Treviso. Nel corso dello stesso anno il D. impresse altre tre piccole edizioni, impiegando sempre lo stesso carattere: un romano di aspetto assai elegante e originale, simile nel disegno ai caratteri usati nello stesso periodo a Venezia dai tipografi tedeschi Franz Renner e Adam da Ambergau.
Dopo il 1471 l'attività della tipografia del D. ebbe un'interruzione e riprese soltanto nel febbraio 1474, quando egli sottoscrisse l'edizione principe della traduzione italiana dell'HistoriaAlexandri Magni;nello stesso anno stampò anche la prima edizione del Tesoro di Brunetto Latini nella traduzione di Bono Giamboni: è da notare che almeno sei delle prime dieci edizioni del tipografo fiammingo sono "editiones principes". Sia il Tesoro, un in folio di 126 carte che fu una delle edizioni più voluminose tra quelle prodotte dal D., sia l'Historia sono stampate con un nuovo carattere: un gotico di disegno rotondo e arioso, certo influenzato dai contemporanei caratteri romani, che passò poi in parte nelle mani di Johann Schreiber a Venezia. Negli anni 1474-1475 la produzione del D. si riduce alla stampa di alcuni modesti opuscoli di carattere popolaresco; del 1476 è invece un'opera di maggior mole, i Rudimenta grammatices di Niccolò Perrotti, la più diffusa tra le grammatiche latine del tempo. L'edizione, curata da Francesco Rolandelli, è un in quarto di 180 carte, stampato con un nuovo carattere romano, di disegno molto simile al primo, ma forse addirittura più originale, nel quale sono mescolate anche alcune minuscole di un carattere greco, necessarie per la stampa delle poche parole greche introdotte dal Perrotti nel testo.
La stampa dei Rudimenta, avvenuta presumibilmente nel primi mesi del 1476, sembra segnare l'apice delle fortune commerciali del D. che si presume non abbia più goduto in seguito della prosperità del periodo precedente, nel quale era stato l'unico tipografo attivo a Treviso. È inoltre assai probabile che, accanto all'attività di tipografo, egli svolgesse anche quella non meno proficua di libraio, soddisfacendo alla domanda, che certo non poteva mancare a Treviso, di testi letterari soprattutto classici, con la vendita della produzione editoriale di Venezia, il maggior centro tipografico dell'epoca. Tuttavia, la prosperità dell'impresa del D. poté durare solo fino a quando le grandi tipografie veneziane non decisero di intervenire direttamente sul mercato librario di Treviso: è del 1476 l'edizione della Summa theologiae di s. Tommaso sottoscritta da Michele Manzolo, che nell'anno seguente appare in società con Hermann Liechtenstein, agente della più importante impresa tipografica editoriale del tempo, cioè quella di Nicolas Jenson e Giovanni da Colonia. La concorrenza, sia nel campo della produzione tipografica che in quello del commercio librario, costrinse probabilmente il D. a sospendere l'attività perché, oltre alla stampa dei Rudimenta del Perrotti nel 1476, produsse solamente un'altra piccola edizione, ossia le Oratiunculae de communione corporis Christi attribuite a s. Basilio e a s. Giovanni Crisostomo e tradotte in latino dal Rolandelli.
Il 17 luglio 1477 il D., in un documento con il quale rilasciava una procura, appare in procinto di partire da Treviso; nello stesso anno cessò di svolgere il suo ufficio di cantore nella cattedrale. Il 22 novembre sottoscrisse a Venezia una voluminosa edizione in folio del Guerrino il Meschino, il diffusissimo romanzo popolare di Andrea da Barberino.
Certo il trasferimento nella capitale dell'amico Francesco Rolandelli, avvenuto l'anno prima, doveva aver convinto il D. a tentare la fortuna a Venezia, dove però le sue possibilità di successo come tipografo apparivano più dubbie. Infatti, solo un'altra edizione di scarso rilievo, il Tractatus procuratoris sub nomine diaboli, può essere attribuito con certezza al periodo di tempo trascorso a Venezia e nello stesso anno il D. tornava a Treviso con tutta la sua attrezzatura. Qui non sembra che i suoi affari volgessero al meglio, così che egli decise di allontanarsi una seconda volta dalla città; da un documento del 26 luglio 1479 si apprende che svolgeva a quel tempo l'attività di libraio a Udine, che fu la sua principale sede di lavoro nei sei anni successivi. Tuttavia, nel settembre 1480 viene indicato come tipografo in un documento rogato a Cividale dove, nel mese seguente, sottoscrive un'edizione del De honesta voluptate del Platina, la prima stampa di Cividale, impressa con il piccolo gotico di disegno alquanto usuale che aveva già impiegato nell'ultima produzione di Venezia. Probabilmente subito dopo la stampa del De honesta voluptate egli tornò a Udine, dove esercitò l'attività di libraio e quella di esattore per il capitolo della cattedrale. A Udine stampò anche alcuni libri, tutti con il carattere gotico usato in precedenza a Cividale: una edizione ufficiale degli statuti del Friuli nella traduzione italiana di Pietro Cavretto (31 luglio 1484), una seconda edizione dei Rudimenta grammatices del Perrotti (4 sett. 1485), infine un'edizione non datata di un compendio del Decretum di Graziano.
Treviso frattanto pareva aver perso tutta la sua temporanea importanza come centro di produzione tipografica, cessata nel 1485, così che il D. poté pensare di riprendervi la sua attività precedente senza alcuna fastidiosa concorrenza. La data del suo ritorno non può essere fissata con certezza, ma avvenne sicuramente prima del 6 nov. 1488, giorno nel quale è indicato come "civis et habitator Tarvisii"; nel 1488 riprese anche la sua attività musicale, in collaborazione con il capitolo della cattedrale, con l'incarico più prestigioso, conferitogli dal vescovo, di maestro di "canto figurato" dei fanciulli del coro.
Mantenne l'incarico di maestro di cappella fino al 1496, soggiornando senza interruzione a Treviso. Riprese anche l'attività di tipografo, ma la sua produzione rimase di scarsa importanza, anche se la sua fu l'unica stamperia rimasta in funzione nella città fino alla fine del secolo; stampò tre edizioni nel 1492, sette anni dopo il suo ultimo libro di Udine; una è del febbraio 1494; fra le poche altre, tutte non datate, un paio dovrebbero essere posteriori a quell'anno. Tutte queste edizioni tarde sono stampate con il suo secondo carattere romano che era stato lasciato inutilizzato per quindici anni.
L'ultima sicura attestazione della presenza del D. a Treviso è contenuta in un atto del 16 nov. 1496 in cui appare come debitore insolvente ed è indicato solo come musico: evidentemente, abbandonata definitivamente la tipografia, quella di musicista era diventata la sua principale attività professionale. E appunto un documento del 27 settembre dello stesso anno ne segnala la nomina a maestro di cappella della cattedrale di Aquileia, con tutti i diritti e gli emolumenti connessi. Nel 1497 è segnalata ancora una volta a Udine la presenza del D., individuato talvolta come libraio, talaltra come cantore.
Non si può dubitare peraltro, anche se la sua presenza è documentata contemporaneamente altrove, che negli anni 1496-1499 il centro principale dell'attività del D., considerato anche l'incarico ufficiale come maestro del coro della cattedrale, fosse Aquileia, dove morì il 16 dic. 1499.
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