MAURISIO, Gerardo
– Nacque a Vicenza prima del 1173 da Pietro, membro di una famiglia ricca e nobile, ben radicata in città, che si estinse nel XVI secolo.
Il padre, oltre che nella cronaca del figlio, è citato in alcuni documenti che mostrano la sua partecipazione alla vita cittadina (Cronica dominorum Ecelini…, p. I). Era ancora vivo nel 1209, quando in una fase acuta della lotta politica gli venne distrutto il palazzo con due torri, sito vicino alla chiesa di S. Stefano. Fratello del M. fu Beltramo, mentre non è chiaro il grado di parentela con il giudice Almerico, attivo nel 1230 e nel 1254 (ibid., p. VI).
La prima notizia sicura sul M. risale al 1198, quando era procuratore della città di Vicenza (per la qual cosa la sua nascita è stata collocata almeno 25 anni prima) e in uno scontro tra Vicentini e Padovani a Bassano fu catturato e incarcerato a Padova. Da lì, per incarico del podestà di Padova, Giacomo Stretto, si recò a Vicenza per proporre uno scambio di prigionieri al Consiglio generale, ma ne ebbe un netto rifiuto, che infiammò il suo sdegno. Dopo la sconfitta dei Vicentini a Carmignano il 10 sett. 1198, nel vedere condotti a loro volta in catene a Padova quegli stessi concittadini che avevano superbamente respinto le sue proposte, si rallegrò con maligna soddisfazione.
Fra il 1204 e il 1209, al tempo in cui a Vicenza si insediò lo Studium scolarum, poté ampliare la propria cultura; l’ambiente universitario non dovette essergli estraneo, visto che da un atto del 21 marzo 1208 risulta che gli studenti alloggiavano nella casa paterna (Richebuono, p. 194).
Si mise, come il padre, al servizio della famiglia da Romano. Nel 1209, quando Ezzelino (II) tornò all’improvviso da Brescia, dove era caduto gravemente malato, il M. a Bassano, nella piazza in capo al ponte, partecipò alla festosa accoglienza che più di cento uomini di masnada gli tributarono. Fu poi uno degli ambasciatori che Ezzelino mandò a Treviso per sollecitare l’aiuto di quel Comune contro Bonifacio conte di San Bonifacio e Azzo (VI) marchese d’Este. Nell’agosto, al seguito del suo signore, si recò a Ossenigo in Val d’Adige per incontrare e scortare Ottone IV, che scendeva in Italia per essere incoronato imperatore dal papa a Roma il 4 ott. 1209. Tornato a Vicenza, ricoprì il suo primo consolato accertabile (l’atto che lo registra è del 16 nov. 1209, cfr. Morsoletto, p. 277) sotto il podestà Guglielmo di Andito da Piacenza.
Nel 1214 e dalla fine del 1216 al 1217 sono documentate numerose sue presenze a Verona nel Liber feudorum di S. Zeno, Riprando.
A partire dal biografo settecentesco Paolo Calvi, il M. fu erroneamente ritenuto notaio, ma l’unica testimonianza a sostegno è un atto del 31 ott. 1216 (Arch. di Stato di Vicenza, Congregazioni religiose soppresse, S. Tommaso, b. 2594/e) che è stato male interpretato.
Nel 1221 era giudice di un podestà filoezzeliniano, Guglielmo Amato da Cremona, e in un atto del 2 luglio 1230 è ricordato tra i giudici correttori degli statuti del Comune di Vicenza (Cronica dominorum Ecelini …, p. II).
Nell’ottobre del 1231, al convegno della Lega lombarda a Bologna, quando era procuratore dei da Romano insieme con il canonico trevigiano Bonifacio da Piro, grazie a un veemente intervento riuscì a far entrare nella Lega i potenti fratelli Ezzelino (III) e Alberico. A quest’ultimo era legato in modo speciale: per sostenerlo aveva indotto a combattere per lui Bonifacio da Urbana, un uomo d’arme che prima era stato al servizio degli Estensi. Lo rifornì di armamento e cavalli e nel 1232 a Lonigo, quando il conte Rizzardo di San Bonifacio era in lotta con i seguaci dei da Romano, subì, come lamenta nella cronaca, danni e perdite senza essere mai risarcito. In quel frangente altri infortuni gli occorsero, perché il conte, durante l’assedio al castello, collocò la macchina del mangano, posizionato per aprire la breccia nel castello, proprio nella sua proprietà e gli requisì anche i buoi, i migliori del paese.
Nel maggio del 1232, molto probabilmente, accompagnò Alberico alla Curia generale di Federico II a Pordenone. Nel dicembre incontrò di nuovo l’imperatore ad Apricena sul Gargano, dove, per sua iniziativa e a sue spese, ottenne la lettera di protezione per Ezzelino e Alberico, che in quei tempi erano osteggiati da Vicentini, Trevigiani e Padovani.
Domenica 28 ag. 1233 a Paquara, sulla riva destra dell’Adige poco lontano da Verona, fu presente alla grande riunione indetta dal frate domenicano Giovanni da Vicenza per la pacificazione della Marca trevigiana.
Nell’agosto del 1236, contravvenendo al divieto del podestà di Vicenza, il marchese Azzo (VII) d’Este, si recò al vescovado per incontrare uno dei nunzi imperiali che lì alloggiavano, il giudice Cipriano da Chieti, e successivamente gli inviò una lettera a Bassano, dove si era trasferito. Per questa sua infrazione il podestà lo relegò a Padova, ma poi, indotto dalle preghiere degli amici, lo fece tornare a Vicenza, anche in considerazione del fatto che il M. era malato. Quando, il 1° nov. 1236, Federico II entrò a viva forza in Vicenza, la incendiò e saccheggiò, anche il M., nonostante le sue benemerenze e la sua fede imperiale, fu vittima delle soldataglie tedesche, che lo fecero prigioniero e lo spogliarono di tutto. Ad aiutarlo furono solo pochi amici, ricordati con animo grato nella cronaca, i quali gli procurarono cibo e vesti e, cosa per lui altrettanto importante, gli diedero il denaro necessario per recuperare i libri perduti.
Nell’agosto del 1237 era intento a scrivere la sua cronaca, che volle dedicare alla moglie di Alberico, Beatrice. Si tratta di una testimonianza diretta di un cinquantennio di storia vicentina, dal 1183 al 1237, e nel contempo, per dichiarato intento, di una celebrazione della casa dei da Romano attraverso i suoi maggiori esponenti: Ezzelino (II) e i suoi due figli Ezzelino (III) e Alberico.
L’opera, ricca di citazioni sacre e profane e di espedienti stilistici, che attestano una superiore cultura, presenta un’originale veste letteraria che consente una duplicità di lettura: in prosa e in versi ritmici. Per la composizione della parte poetica il M. si fece aiutare dal notaio vicentino Taddeo, non altrimenti noto.
Trasmessa da pochi manoscritti (il più antico è il Vat. lat. 4941 della Biblioteca apostolica Vaticana, scritto alla fine del XIV secolo), la Cronica domini Ecelini de Romano, dopo un lungo periodo di sorprendente oblio anche nella storiografia vicentina, fu pubblicata nel Seicento da Felice Osio, che la inserì nel corpus delle cronache ezzeliniane da lui predisposte come corredo all’editio princeps delle opere di Albertino Mussato (Venetiis 1636). Dopo le tre ristampe settecentesche nelle raccolte storiche di G.W. Leibniz (Scriptores rerum Brunsvicensium, II, Hannoverae 1710), di J.G. Graeve (Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae, VI, 1, Lugduni Batavorum 1722) e di L.A. Muratori (Rer. Ital. Script., VIII, Mediolani 1726), l’opera fu infine edita nel 1914 a cura di G. Soranzo con il titolo di Cronica dominorum Ecelini et Alberici fratrum de Romano, in Rer. Ital. Script., 2a ed., VIII, 4. L’unica traduzione integrale porta il titolo di Cronaca ezzeliniana, a cura di F. Fiorese, Vicenza 1986.
L’ultimo dato noto segna il suo ritorno alla ribalta comunale. In un atto del 31 ott. 1241, quando a Vicenza si era instaurato un regime filoimperiale e filoezzeliniano, il M. figura infatti come console del podestà Rizzardo Fibaldini «de Apulia» (cfr. Smereglo, p. 6). Dopo tale incarico, in un arco ristretto di tempo, considerata l’età, deve essere sopraggiunta la morte.
Fonti e Bibl.: N. Smereglo, Annales civitatis Vincentiae, a cura di G. Soranzo, in Rer. Ital. Script., 2a ed., VIII, 5, p. 6; G. Richebuono, Ampezzo di Cadore dal 1156 al 1335, Belluno 1962, p. 194; B. Pagliarini, Cronicae, a cura di J.S. Grubb, Padova 1990, pp. 44, 142, 246; Il «Liber feudorum» di S. Zeno di Verona (sec. XIII), a cura di F. Scartozzoni, Padova 1996, pp. 51, 56-58, 60 s., 92 s., 99, 102, 111, 172, 176; G.J. Voss, De historicis Latinis, Lugduni Batavorum 1651, pp. 467 s.; F.F. Vigna, Preliminare di alcune dissertazioni intorno alla parte migliore della storia ecclesiastica e secolare della città di Vicenza, Vicenza 1747, pp. 27-36; P. Calvi, Biblioteca e storia di quei scrittori così della città come del territorio di Vicenza, I, Vicenza 1772, pp. 15-22; G. Arnaldi, Studi sui cronisti della Marca trevigiana nell’età di Ezzelino da Romano, Roma 1963, pp. 27-78; G. Arnaldi - L. Capo, I cronisti di Venezia e della Marca trevigiana, in Storia della cultura veneta, 1, Vicenza 1976, pp. 411-415; G. Arnaldi, Realtà e coscienza cittadine nella testimonianza degli storici e cronisti vicentini dei secoli XIII e XIV, in Storia di Vicenza, II, L’età medievale, a cura di G. Cracco, Vicenza 1988, pp. 347-358; A. Morsoletto, Aspetti e momenti del regime ezzeliniano a Vicenza, in Nuovi studi ezzeliniani, a cura di G. Cracco, Roma 1992, p. 277; Rep. font. hist. Medii Aevi, VII, pp. 530 s.