DUPUY (du Puy, de Podio), Géraud (Gerardo)
Originario del Limosino, forse della zona di Rosiers d'Egletons dalla quale - provenivano i Roger, è stato ritenuto imparentato con i papi Clemente VI e Gregorio XI, nonché con i cardinali di questa famiglia. Entrò nell'Ordine di S. Benedetto e nel 1350 divenne abate del monastero di St. Pierre-aux-Monts a Châlons-sur-Marne, che resse per quattordici anni. Poi fu trasferito da Urbano V, il 18 ag. 1363, all'abbazia di Marmoutier, nella diocesi di Tours, dove successe a suo fratello Pierre. I beni dell'abate defunto sarebbero dovuti tornare alla Camera apostolica in virtù del diritto di spoglio gravante su un beneficio maggiore riservato. Ma il D. se ne impossessò e rifiutò di restituirli. Fu citato il 1° apr. 1364 a comparire in Curia entro trenta giorni. Finalmente, il 26 settembre, pagò i servizi comuni dovuti, 7.000 fiorini, ossia una tassa più di cinque volte superiore a quella del suo beneficio precedente (1.300 fiorini). Si trattò quindi di una promozione lucrosa.
Il 17 ag. 1369 il papa gli affidò, insieme con il vescovo di Bayeux e l'abate di St. Aubin di Angers, l'incarico di esaminare i miracoli che si diceva fossero avvenuti per intercessione di Charles de Blois, duca di Bretagna. Il nuovo papa, Gregorio XI, confermò questo incarico il 16 genn. 1371, ma il D. non lo poté portare a termine perché, il 22 luglio, fu nominato esattore generale delle terre della Chiesa romana in Italia.
Una serie di bolle precisò i suoi compiti: doveva controllare l'azione dei collettori e dei loro subordinati, ricevere gli incassi e versarli al vescovo di Spoleto, tesoriere generale, riscuotere il censo e in particolare quello del Regno di Sicilia, stipulare compromessi con coloro che erano stati colpiti da sentenze, vendere i beni confiscati a beneficio della Camera apostolica, rifornire di armi, munizioni e viveri per un anno le fortezze occupate dalle truppe della Chiesa, pagare il soldo mensile dei castellani, vigilare su tutte le entrate destinate alla Camera apostolica, ottenere i rendiconti dei funzionari. La sua autorità fu ancora rinforzata quando ricevette l'autorizzazione a destituire, punire e sostituire i funzionari che non si erano mossi con la necessaria delicatezza, e indagare sulla gestione del suo predecessore, Pietro Pietroncini.
Il D. non tardò ad occuparsi anche di questioni diplomatiche. Con Gomez Albornoz, nipote del famoso cardinale, e con il giureconsulto Giovanni da Siena, ricevette le lettere che lo accreditavano presso le autorità dell'Italia settentrionale di cui il papa voleva conoscere le intenzioni, mentre era in lotta con i Visconti. Il papa informò i suoi vicari generali in temporalibus negli Stati della Chiesa, i cardinali Pierre d'Estaing e Philippe Cabassole, delle istruzioni date al D. e li pregò di operare di comune accordo con lui.
Il 27 ag. 1372 Philippe Cabassole mori. Gregorio lo sostitui subito con il D. senza conferirgli tuttavia il titolo di vicario generale (8 sett. 1372). Il D. era ormai responsabile di Roma, del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia, del Ducato di Spoleto, della Sabina, della Campagna e della Marittima, della città di Perugia e anche di Todi, Rieti, Orvieto, Città di. Castello Narni, Terni. Gomez Albornoz fu incaricato degli affari militari nel Ducato di Spoleto e a Perugia. Il cardinale Pierre d'Estaing era legato e vicario generale per Bologna e la Marca d'Ancona.
Il dominio su Perugia era vitale per la Chiesa romana. Situata ai limiti dello Stato pontificio, intratteneva strette relazioni con la Toscana, in special modo con Firenze e Siena. Era sfuggita alla riconquista del cardinale Albornoz e, visto che Urbano V aveva voluto obbligarla ad aderire alla lega contro i Visconti, aveva preso al suo servizio capitani e mercenari tedeschi. Il papa aveva posto l'interdetto sulla città e il cardinale d'Estaing aveva diretto un'azione militare contro di essa. Finalmente era stata conclusa la pace il 23 nov. 1370. I Priori avevano ottenuto il permesso di esercitare le funzioni del vicario pontificio nella città, pagando un censo annuale di 3.000 fiorini d'oro. Ma questi accordi non furono mantenuti da Gregorio XI che trasferi il vicariato al cardinale Pierre d'Estaing, il quale prese possesso della città il 19 maggio 1371. Il D. doveva quindi governare una città recentemente privata della libertà.
La sua prima preoccupazione fu di costruire la fortezza che doveva tenere a bada i Perugini. Procedette alle espropriazioni necessarie, impose prestazioni di servizi, ottenne tributi da un Parlamento generale del Ducato di Spoleto, del Patrimonio, della Campagna e della Marittima, e fu autorizzato a contrattare prestiti. La cittadella di porta Sole era collegata con la cattedrale, con il palazzo dei Priori e con la piazza per mezzo di un passaggio coperto ed era fiancheggiata da altre due opere; delle mura proteggevano questo complesso, all'interno del quale alcune aree erano predisposte per accogliere il papa. Il 4 giugno 1374 il D. ricevette il titolo di vicario generale in temporalibus per i territori e le città che gli erano stati affidati, con poteri simili a quelli dei legati.
Il compito affidato al vicario era naturalmente impopolare. Si trattava di affermare il dominio della Chiesa romana, di sottomettere città che aspiravano all'indipendenza, di riscuotere imposte al fine di garantire al Papato il possesso dei suoi Stati là dove, sin dai tempi di Urbano V, si pensava ci fosse bisogno di riaffermare la sua presenza. Ci si deve chiedere se il D. tollerasse gli abusi o si comportasse con brutalità. Mancava comunque di tatto, e fu ovunque oggetto di un vero e proprio odio. Gli si rimprovero anche di aver coperto i trascorsi di un parente e dei suoi compagni francesi. Il beato Tommasuccio da Foligno o da Nocera gli avrebbe predetto che non sarebbe restato per molto tempo signore di Perugia a causa dei suoi peccati; per tutta risposta il D. lo fece cacciare dalla città.
Alcuni avvenimenti fortuiti aggravarono la situazione. La peste era apparsa a Città di Castello nell'ottobre 1373, e cattivi raccolti compromisero l'approvvigionamento. Il D. ordinò che fossero costituite scorte di cereali e prese misure per evitare l'accaparramento e la speculazione. Queste misure precauzionali ostacolavano però il commercio e privavano le autorità municipali dei loro poteri decisionali in materia. D'altra parte, per aiutare gli alleati della Chiesa contro Bernabò Visconti, fu autorizzata l'esportazione di grano.
La conclusione di una tregua (4 giugno 1375) con il signore di Milano comportò la smobilitazione dei mercenari; bisognava impedire che entrassero in territorio pontificio, e il solo modo era di versare loro molto denaro. Il D. intervenne con tempestività: impose sussidi, prese denaro in prestito, tosò la moneta, senza mai riunire un Parlamento. I Senesi come i Perugini gli rimproverarono i bandi che emanò. Il papa capi che le brutalità perpetrate, o per lo meno tollerate, dal D. e la fatale mancanza di abilità diplomatica compromettevano la causa della Chiesa, e ingiunse ai suoi ufficiali di reprimere gli abusi. Investi Bernardo de Bonneval, vescovo di Bologna, della carica di tesoriere generale per Perugia con la raccomandazione di limitare le spese dei suoi vicari generali. Espresse preoccupazione per i rifiuti di obbedienza a Niccolò Spinelli da Giovinazzo quando il 1° dic. 1375 gli affidò una missione in Italia allo scopo di reprimere gli abusi commessi. Forse la tensione non sarebbe sboccata in una rivolta generale se i Fiorentini non si fossero sollevati contro la Chiesa romana. La guerra degli Otto santi dette comunque inizio all'insurrezione di molti territori dello Stato della Chiesa, come Gregorio XI ricordò nella bolla di scomunica che lanciò contro i Fiorentini.
Orte e Narni avevano cacciato i funzionari pontifici già nell'ottobre 1375; fu quindi la volta di Viterbo, Montefiascone, Rieti. A Perugia, il 7 dic. 1375, una folla scatenata invase il palazzo dei Priori, chiedendo a gran voce la morte del Dupuy. Questi, con Gomez Albornoz, il tesoriere Bernardo de Bonneval vescovo di Bologna, il condottiero bretone Bertrand de la Salle e, sembra, con 1.500 mercenari si rifugiò nella cittadella di porta Sole. I Perugini si impadronirono delle opere di difesa secondarie bloccando il castello, e i Priori fecero spezzare la cinta delle muraglie. Rinforzi furono chiesti a Siena e ad Arezzo, mentre alcune istituzioni comunali furono ricostituite. Il 22 dicembre uno dei Priori rese noti i termini di un accordo che era stato concluso con gli assediati e con il condottiero John Hawkwood: i difensori avrebbero reso la cittadella ma ne sarebbero usciti liberamente; i prigionieri dovevano essere scambiati; ie compagnie dei mercenari avrebbero abbandonato il territorio e si sarebbero impegnate a non danneggiare le persone e i beni dei Comune per sei mesi. Nella commissione che esaminava l'accordo sedevano anche rappresentanti fiorentini, senesi ed aretini, che lo trovarono troppo favorevole agli assediati, i quali però esigevano delle garanzie.
Finalmente il 1° genn. 1376 il D. e i suoi uscirono da Perugia accompagnati da grida ostili. Egli non sapeva che già il 7 novembre precedente il papa lo aveva sostituito con il cardinale- Pierre Flandrin proibendo a lui e ai suoi agenti di intervenire ulteriormente nelle contrade ribelli, ma che in compenso nel concistoro del 20 dic. 1375 lo aveva fatto cardinale; una nomina che doveva occultare il completo fallimento della missione del D. nell'Italia centrale. Il 3 febbr. 1377 il D. fece il suo ingresso in Curia e ricevette il titolo di S. Clemente. Ai Perugini fu intimato di comparire dinanzi alla Curia, pontificia; essi furono scomunicati e la loro città colpita dall'interdetto; i loro beni furono messi all'incanto; ogni commercio con loro fu proibito. Lo stesso castigo venne inflitto ai Fiorentini.
Poco si sa sugli ultimi anni del D. chiamato generalmente il cardinale di Marmoutier. Fu incaricato di esaminare le visioni di s. Brigida di Svezia. Partecipò all'elezione di Urbano VI l'8 apr. 1378. Secondo il costume benedisse le palme la domenica seguente, come ultimo cardinale-prete. Ma, esattamente come i suoi colleghi, si staccò rapidamente dal nuovo papa. Il 2 ag. 1378 aderi alla dichiarazione che presentava Urbano come un intruso. Questi avrebbe aspramente rimproverato il D. per il suo cattivo governo a Perugia. Fu quindi tra gli elettori di Clemente VII a Fondi e lo segui ad Avignone.
Mori ad Avignone il 14 febbr. 1389.
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B. Guillemain