Geremia
Secondo dei profeti maggiori; nelle edizioni della Bibbia la raccolta dei suoi oracoli (52 capitoli) segue immediatamente quella più ampia di Isaia (66 capitoli). G. visse fra il VII e il VI secolo a.C. (circa 650-570), in un periodo molto movimentato della storia del popolo ebraico.
All'egemonia dell'Assiria si sostituì quella babilonese, che in breve estese il suo dominio dalla Mesopotamia al Mediterraneo. L'impero assiro, dopo un'agonia di alcuni anni, scomparve definitivamente nel 606 a.C.; il re babilonese più dinamico fu Nabucodonosor II (605/604-562 a.C.), che espugnò due volte Gerusalemme (nel 597 e nel 587); la seconda volta distrusse la città e annesse la regione all'Impero. G., che aveva iniziato la sua missione profetica nel 628-627, cercò con ogni mezzo di dissuadere i suoi concittadini da ogni velleità di ribellione e di resistenza ai Babilonesi; per questo soffrì molto (percosse, prigionie, minacce di morte), perché perseguitato come disfattista. Dopo la catastrofe mostrò un grande amor patrio, tentando di salvare il salvabile. Fu deportato in Egitto da un gruppo di fuggiaschi (cfr. Ger. 43, 5 ss.). A lui vengono attribuiti gli oracoli, spesso molto patetici, raccolti nel libro che ne porta il nome e i cinque carmi elegiaci, o Lamentazioni, che descrivono in maniera accorata lo stato della città dopo la distruzione e la deportazione di molti suoi abitanti.
D. non parla mai del personaggio; si limita a citare una volta (Ep XVII 22) il suo libro (cfr. Ierem. 23, 24) come parola dello Spirito Santo (per Hieremiam) e quattro volte (Vn VII 7, XXVIII 1, XXX 1; Ep XV 1) ricorda alcune espressioni delle Lamentazioni.