GERMIGNY-DES-PRES
GERMIGNY-DES-PRÉS (Germiniacus nei docc. medievali)
Centro della Francia centrosettentrionale (dip. Loiret), celebre per l'oratorio eretto nell'803 e completato nell'806 da Teodulfo, vescovo di Orléans (799-818), a km. 5,5 dal monastero di Saint-Benoît-sur-Loire, di cui egli fu abate.Originario di una famiglia visigotica della Septimania, Teodulfo, che fu uno dei più ascoltati consiglieri di Carlo Magno e che intorno al 785 fu il principale autore dei Libri Carolini, trattato di estetica eretto di fatto a legge, coscienziosamente seguito da numerosi artisti e in particolare da quelli che lavoravano negli scriptoria di corte, descrive (Carm. XLVI-XLVII; MGH. Poëtae, I, 2, 1881, pp. 544-548) nel dettaglio le sale della sua dimora di G., decorate da pitture rappresentanti le Stagioni, le sette Arti liberali e un mappamondo.Il catalogo degli abati di Saint-Benoît-sur-Loire, del 900, cita la cappella di Germiniacus (MGH.SS, XV, 1, 1887, p. 501), che la Vita s. Maximini abbatis Miciacensis (post 820) definiva "Basilicam miri operis, instar videlicet eius quae Aquis est constituta" (Acta Sanctorum, 1668, p. 601), cioè costruite sulla base del modello della Cappella Palatina di Aquisgrana. L'idea di uno schema a pianta centrale è effettivamente comune ai due edifici, ma di fatto questa è la sola analogia; invece di un edificio a base ottagonale, si ha infatti a G. un prisma vuoto a base quadrata, che si innalza, quasi come una torre-lanterna, a un'altezza considerevole. Questo quadrato centrale si inscrive in un rettangolo, suddiviso in nove campi, alternatamente quadrati e rettangolari. Le quattro campate rettangolari, che formano una croce greca, sono coperte da volte a botte che rinfiancano lo spazio libero centrale. L'edificio era dotato su tutti e quattro i lati, compreso quello occidentale ove si trovava l'ingresso, di piccole absidi con pianta a ferro di cavallo. Sul lato orientale le absidi erano tre, secondo un uso tipicamente carolingio. Sfortunatamente non ne rimane che una sola, ma gli scavi del 1930 hanno fornito la documentazione inoppugnabile dell'esistenza di absidiole secondarie.Le quattro campate angolari, a base quadrata, sono coronate da piccole cupole, anch'esse destinate a equilibrare la spinta della cupola centrale su pennacchi. Questa disposizione a quadrifoglio ricorda la pianta di alcune chiese armene, in particolare della cattedrale di Eǰmiacin o della chiesa di Bagaran. Le caratteristiche architettoniche dell'edificio per un verso fanno pensare che l'architetto di G. provenisse dall'Armenia, per un altro che vi sia ravvisabile addirittura l'intervento del magister Odone di Metz, l'artefice della Cappella Palatina di Aquisgrana.In ogni caso l'attuale cupola centrale sembra piuttosto essere opera di un restauro, giacché alcuni disegni anteriori ai lavori di restauro del sec. 19° mostrano un volume centrale molto più elevato e disposto su tre livelli, solo due dei quali vennero conservati. Ciò nonostante, con i suoi m. 12 di altezza e la serie continua delle finestre, la torre diffonde una notevole luce all'interno dell'edificio, illuminando specialmente l'altare posto nell'abside orientale.La serie di finestre presenta arcate sopraelevate dalla ricca decorazione a stucco di cui si sono fortunosamente conservati alcuni frammenti; altrettanto non si può dire delle arcate in stucco che ornano l'abside, che sembrano essere state completamente, ma fedelmente, rifatte e che poggiano su capitelli in pietra sorretti da colonne marmoree. Secondo Vieillard-Troïekouroff (1978), la decorazione a stucco rivela un sicuro influsso orientale, sasanide od omayyade. L'intradosso delle arcate appare scanalato, con un motivo forse ispirato alle arcate della Grande moschea di Córdova, anch'esse segnate da analoghe scanalature.Nella calotta absidale si conserva una fondamentale testimonianza dell'arte di epoca carolingia, il celebre mosaico con l'Arca dell'alleanza sorvegliata da due cherubini. In questo caso l'immagine di Cristo cede il passo a un tema di sottile simbolismo, del tutto conforme alle tendenze spirituali di Teodulfo: questi era infatti divenuto vescovo di Orléans nel 799, anno in cui l'abate Angilberto, genero di Carlo Magno, fece consacrare gli ultimi altari della sua abbazia di Centula/Saint-Riquier.
Bibl.:
Fonti. - Acta Sanctorum Ordinis Sancti Benedicti, I, a cura di L. d'Achery, J. Mabillon, Paris 1668.
Letteratura critica. - J. Hubert, Germigny-des-Prés, CAF 93, 1930, pp. 534-568; H. Del Medico, La mosaïque de l'abside orientale de Germigny-des-Prés, Mon-Piot 39, 1943, pp. 81-102; A. Khaichatrian, Notes sur l'architecture de l'église de Germigny-des-Prés, CahA 7, 1954, pp. 161-169; M. Vieillard-Troïekouroff, Germigny-des-Prés, l'oratoire privé de l'abbé Théodulfe, Histoire et archéologie. Les Dossiers, 1978, 30, pp. 40-49; C. Heitz, Germigny-des-Prés, in L'architecture religieuse carolingienne. Les formes et leurs fonctions, Paris 1980, pp. 82-85, 240-241; R. Louis, Le Titulus et l'Epitaphium métrique de Théodulphe dans un monastère d'Angers, Etudes ligériennes, 1980, pp. 436-441: 425-431.C. Heitz