ACCORAMBONI (Accoromboni), Gerolamo
Figlio quartogenito di Giovanni Filippo, nacque a Gubbio nel febbraio 1469.
La notizia di un suo giovanile insegnamento di filosofia a Perugia verso il 1491 (secondo l'autore di Alcune Memorie di Casa Accorombona che si sono potute hauere sino a quest'anno 1614,in Biblioteca Vaticana, Cod. Chig.G IV 107) non si concilia con quanto riferiscono i documenti, che cioè l'A. conseguì il dottorato in artibus a Padova l'8 giugno 1492 (cfr. Arch. Curia vescovile di Padova, Acta graduum,vol. 44, fol. 197 v; Archiv. Univ. di Padova, Collegio artista e medico,vol. 317, col. 72 v, 74 r, 75r). Lo stesso A., poi, nella prefazione al suo Tractatus ad Praxim Medicam (ms. cit. dal Papadopoli) dice soltanto di aver compiuto buoni studi di filosofia a Perugia.
Nel 1496 era lettore di filosofia straordinaria a Padova, dove allora insegnava filosofia ordinaria il suo maestro A. Fracanziano, ed è probabile che il Tractatus proportionalitatum Domini Antonii Fracantiani Vicentini sia stato scritto di mano dell'Accoramboni. Nel 1505 fu nominato lettore di medicina pratica allo Studio di Perugia, dove però si sarebbe trasferito, a quanto risulta da varie testimonianze, non prima del 1507. A Perugia, ove esercitò anche la professione, l'A. conservò il suo incarico fino al 1515: di fatto, però, nel 1514 risulta insegnante di medicina teorica nelle ore vespertine allo Studio di Roma. L'anno precedente, la città di Gubbio lo aveva nominato, insieme con altri personaggi, "ambasciatore d'ubbidienza" al nuovo papa Leone X, dal quale aveva poi ricevuto la carica di archiatra pontificio e il lettorato.
Di questo primo periodo romano si ricorda a suo merito la guarigione del cardinale P. Bembo da una grave malattia, e d'altra parte è rimasta traccia delle sue polemiche col medico e archiatra pontificio Bartolomeo da Pisa nel titolo di un'opera che quest'ultimo scrisse contro di lui: Apologia quorumdam a se dictorum et ab Hieronymo de Eugubio impugnatorum, cum clara declaratione illorum Avicennae verborum quorum fuit contentio,Romae 1519.
L'A. conservò i suoi incarichi sotto Clemente VII, accrebbe la sua fama e accumulò cospicue sostanze, che gli permisero di acquistare a Roma due uffici e un palazzo sontuoso. Ma, nel 1527, il Sacco di Roma non risparmiò i suoi beni, e a stento egli riuscì a salvare la sua persona. Riparò a Gubbio, ove ricevette, comunicatagli per lettera dal suo primogenito Fabio, che studiava diritto a Padova, l'offerta della cattedra di medicina pratica presso quell'ateneo. Egli accettò, iniziando il suo corso il 20 ottobre. A Padova continuò ad insegnare fino al 1535. Quindi, dietro invito di Paolo III, probabilmente alla fine del 1536,tornò a Roma, ove riebbe la carica di archiatra e la cattedra alla Sapienza. Morì a Roma il 21 febbr. 1537.
Dalla moglie, Agnesina degli Ubaldini, ebbe diversi figli, tra i quali Scipione, che gli morì nel 1525 e Fabio, Claudio e Felice, che gli sopravvissero. Studiò particolarmente le virtù curative del latte in vari scritti, tra i quali il più notevole sembra essere stato il Tractatus de Lacte.Qui forse riprodusse e perfezionò uno studio quasi ultimato durante il suo primo soggiorno romano, quindi perso durante il Sacco, e in parte ritrovato casualmente a Roma dal figlio Fabio, in parte ricostituito dagli appunti di un allievo tedesco, che aveva seguito a Roma le sue lezioni.
Scrisse: Tractatus de Putredinae (sic), Venetiis 1534; Tractatus de Catarrho,ibid. 1536; Tractatus de Lacte,ibid. 1536,quindi Norimbergae 1538;di questo è forse una ristampa o una riedizione il Tractatus utilissimus de natura et usu lactis,Norimbergae 1538,pubblicato anche ibid., con Sextus Placitus, De Medicamentis ex animalibus libellus.Si ricordano inoltre i seguenti titoli: Tractatus ad Praxim Medicam; De Visu; Comment. in libros Galeni et Aphorismos Hippocratis; Liber singularis de Morbis Epidemicis, et eorum Alexipharmacis; De Pituita.
Bibl.: G. F. Tomasini, Gymnasium Patavinum,III, Utini 1654, p. 297; N. Comnenus Papadopoli, Historia Gymnasii Patavini,III, Venetiis 1726, p. 304; G. Carafa, De Gymnasio Romano,II, Romae 1751, p. 353; G. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini,Padova 1757, p. 110; A. v. Haller, Bibliotheca Medicinae Practicae,Bernae & Basileae 1776, I, p. 506; II, p. 13; G. Marini, Degli archiatri pontifici,Roma 1784, I, pp. XXXII, XXXIV, 317, 379-388; II, pp. 279, 286, 353;F. M. Renazzi, Storia dell' Università degli Studi di Roma,Roma 1803, II, pp. 95, 244; III, p. 62; B. Capogrossi Guarna, Ricordi storici della famiglia Accoramboni,Roma 1896, pp. 55-59;N. Spano, L'Università di Roma,Roma 1935, p. 341; G. Ermini, Storia dell'Università di Perugia,Bologna 1947, p. 502; B. Nardi, Saggi sull'aristotelismo padovano dal sec. XIV al XVI,Roma 1958, pp. 164-165.