ANGERIANO, Gerolamo
Figlio di Gaspare e di Roberta de' Guisi. Non si sa con certezza se sia di Ariano di Puglia, dove certo era nata sua madre, né quando sia nato e morto; ma fiorì verso il 1520 e visse a lungo a Napoli. Fu autore di carmi, che raccolse sotto il titolo di 'Ερωτοπαίγνιον (Firenze 1512; Napoli 1529 e altre edizioni), preso a prestito dal poeta latino Levio. Sono 178 epigrammi latini, di contenuto il più spesso amoroso, che risentono del Tebaldeo e dei verseggiatori antesignani del secentismo, ed ebbero larga diffusione in Italia e fuori per la preziosità e leziosaggine della forma. L'Angeriano scrisse inoltre un'elegia De obitu Lydae, d'imitazione tibulliana, due egloghe alla maniera di Virgilio e un poemetto De principum miseria (Firenze 1522) in due libri, d'intonazione mordace contro i principi del suo tempo, notevole come documento delle idee e dei costumi della nobiltà cinquecentesca, e per qualche lontana analogia col Giorno del Parini.
Bibl.: F. Lo Parco, Un accademico pontaniano del sec. XVI precursore dell'Ariosto e del Parini, Ariano 1898; cfr. F. Flamini, in Rassegna bibliogr. della letter. ital., VI, pp. 289 segg.