ARCHINTO, Gerolamo
Nato a Milano l'8 giugno 1672, studiò giurisprudenza prima all'università di Pavia e poi in queua, allora famosa, d'Ingolstadt, sulle orme dello zio Giuseppe. Tornato in patria ed entrato a far parte del collegio dei giureconsulti di Milano, nel 1696, iniziò la carriera ecclesiastica come abate commendatario di S. Maria di Vico nella diocesi di Como.
Recatosi a Roma, l'A., sempre grazie all'appoggio dello zio, il cardinale Giuseppe, venne dal pontefice Clemente XI nominato prelato domestico e referendario delle Due Segnature: cariche cui si aggiunsero, in quello stesso periodo, quella di vicelegato in Romagna e quella - meno impegnativa, ma certo più remunerativa - di abate commendatario di S. Maria di Brera a Milano.
La sua carriera diplomatica iniziò più tardi, con la nomina a nunzio in Toscana (cui era di poco preceduta la nomina ad arcivescovo in partibus di Tarso).
Durante il breve periodo in cui resse la min iatura (7 luglio 1711-6 marzo 1713), l'A., prelato zelante, fu molto vicino al bigotto Cosimo III, comportandosi tuttavia con.singolare equilibrio ed equità. A conclusione ormai della guerra di successione di Spagna, i sempre più frequenti 'passaggi di truppe asburgiche attraverso l'inerme granducato costituivano, per i problemi connessi al loro mantenimento, un notevole peso per il già deficitario erario mediceo. Il problema, perciò, dei contributi ecclesiastici, che in simili occasioni si presentò in quasi tutti gli stati italiani, venne dall'A. risolto con grande moderazione. Così, egli ottenne da Clemente XI che le somme pagate da ogni diocesi della Toscana alla Dataria venissero ridotte alla metà; così, ancora, alle sue istanze, che ebbero esito positivo, perché fosse permesso agli ecclesiastici di contribuire direttamente alle spese dell'erario, si unirono misure dirette ad impedire il fiorente commercio che essi esercitavano, misure di cui il ministro Tomaquinci si era fatto portavoce presso di lui. Inoltre, per incarico dello stesso pontefice, l'A. si recò a prendere contatti con l'inviato russo a Firenze, al fine di ottenere dallo zar l'autorizzazione al libero esercizio della religione cattolica in Russia.
Questioni di grande importanza anche per l'intero organismo della Chiesa quelle che l'A. affrontò, pur senza risolverle tutte; ma del suo profondo interesse e della sua preparazione dovettero essere testimonianza sia l'Esposizione del Concilio di Trento, sia i quattro volumi di Epistolarum de gravissimis Ecclesiae rebus agentium, rimasti manoscritti. Dalla Toscana egli passò, alla fine del 1713, alla nunziatura di Colonia. In questo suo lungo soggiorno (vi rimase fino al novembre dei 1720) l'A. ebbe modo di intervenire in maniera decisa nella famosa questione riguardante l'ordina ione di preti giansenisti. Un notevole numero di chierici di Utrecht e di Haarlem, data la complessa situazione religiosa e disciplinare delle due diocesi, aveva avuto l'ordinazione sacerdotale ad opera di vescovi francesi filogiansenisti, quali il Soanen di Senez, il Colbert di Montpellier, ecc. Venutone a conoscenza, l'A. - pur non potendo, in virtù di un breve di Leone X, intervenire personalmente - diede immediatamente incarico a Giovanni van Bijlevelt, parroco dell'Aja, d'iniziare contro quei sacerdoti un processo canonico. Il che non ebbe per il momento altro effetto che quello d'inasprire ancor più la lotta religiosa.
Da Colonia l'A. passò quindi alla nunziatura di Varsavia, dove la morte lo colse il 10 ott. 1721.
Fonti e Bibl.: Arch. Segreto Vaticano, Segreteria di Stato, Firenze ,nn. 99, 100 e 101; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, I, 2, Mediolani 1745, col. 69; F. Forte, Archintea laus, Milano 1932 pp. 168-170; L. v. Pastor, Storia dei Papi, XV, Roma 1933, p. 255; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica..., Patavii 1952, pp. 370, 415; L. Karttunen, Les nonciatures apostoliques permanentes de 1650 à 1800, Roma 1912, p. 232; Dict. d'Hist. et de Giogr. Ecclés., III ,col. 1554.