CARCANO, Gerolamo
Figlio di Antonio e di Elisabetta Del Maino, nacque a Milano nella seconda metà del sec. XV. Compì studi giuridici, addottorandosi il 16 febbr. 1495, e fu iscritto nel Collegio dei giureconsulti della città natale dal 1489 al 1542.
Nell'agosto del 1498 fu nominato commissario di Piacenza con decorrenza dal 1º apr. 1499. Nel giugno di quell'anno, mentre ricopriva questa carica, che avrebbe dovuto detenere per due anni, il C. si dovette recare a Caravaggio, dove gli era morta la moglie, Luchina, figlia del conte Giacomo Secco d'Aragona. Il 18 di quel mese egli si giustificò col Moro, assicurandogli il suo immediato ritorno. Si addensava infatti la minaccia francese sul ducato e sul duca. Prima ancora della partenza di questo, il 2 settembre, per la Germania, il C. fu designato come uno dei componenti del governo provvisorio costitituito da un'assemblea popolare. Nella stessa giornata del 2 settembre i deputati, fra i quali il C., provvidero all'assegnazione di molte cariche amministrative e il 7 settembre essi inviarono un'ambasceria, di cui faceva parte il C., al capo dell'esercito di Luigi XII, Gian Giacomo Trivulzio, per ottenere che egli rinunciasse ad entrare in Milano. Fatto però questi il suo ingresso nella città il giorno successivo, i "Deputati al governo e reggimento della ill.ma città di Milano e del Ducato" divennero i "Governatori dell'ill.mo stato di Milano", mantenendo le loro funzioni. Sopravvenuta l'effimera restaurazione sforzesca del febbraio-aprile 1500, il C. ebbe la carica di consigliere segreto. Quando, il 10 aprile, la notizia della sconfitta e cattura di Lodovico il Moro giunse a Milano, il C. fuggì dalla città. L'11 aprile arrivò a Bergamo, insieme a Gaspare e Battista Visconti e ad Ambrogio Del Maino e qui, insieme con i suoi compagni, fu trattenuto e imprigionato nella rocca. Alla fine di aprile le autorità venete cedettero alle pressanti richieste del governatore di Milano e si disposero a consegnargli i numerosi fuggiaschi milanesi. Furono formati più convogli di prigionieri e quello di cui faceva parte il C. transitò per Caravaggio. Qui gli abitanti del luogo con uno stratagemma attaccarono la colonna e liberarono i detenuti. Riuscito così a fuggire, il C. si recò a Trento, donde nel luglio egli impetrava asilo politico dall'imperatore. Questi, rispondendo al C. e a Galeazzo Visconti e Bartolo Crivelli, che si trovavano insieme con lui, promise qualche suo aiuto per il mese successivo. Il 18 agosto i tre milanesi erano però ancora in quella città e il C. giaceva ammalato. Intanto il suo nome figurava come ribelle in più liste compilate dalle autorità francesi. Egli ritornò probabilmente nel territorio della Repubblica, poiché nel gennaio del 1504 si trovava a Caravaggio, insieme con Ambrogio Del Maino e Gaspare Visconti, ancora inviso al governo di Milano, tanto che l'ambasciatore francese a Venezia ne aveva richiesto l'estradizione.
Quando nel 1512 gli Sforza ritornarono con Massimiliano nel ducato, il C. tornò a Milano e divenne segretario e cancelliere, senatore segreto del duca dal marzo al maggio del 1513 e dal giugno consigliere ducale e conservatore dello Stato.
Come premio alla sua fedeltà, il duca gli concesse in feudo la giurisdizione della terra di Lomazzo e della pieve di Fino (Como), con la facoltà di trasmetterle, poiché egli non aveva figli, ai nipoti Giulio Cesare e Giacomo Antonio, figli del fratello Donato, che al contrario di lui aveva abbracciato fin dal primo momento la causa francese.
Non sappiamo se, precipitata di nuovo nel 1515, con quella degli Sforza, la sua fortuna, egli tornasse in esilio. Abbiamo di lui soltanto un'altra notizia. Nel 1525, mentre in Milano ancora una volta, e per l'ultima, era signore uno Sforza, il C. navigava sul lago di Como, quando Gian Giacomo Medici, castellano di Musso, corsaro lacustre, lo catturò e ottenne 4.000 scudi per la sua liberazione.
Fonti e Bibl.: M. Sanuto, Diarii, II, Venezia 1879, coll. 1256, 1274, 1304; III, ibid. 1880, coll. 221, 248, 282, 457, 661; Chron. de LouisXII par Jean d'Auton, a cura di R. De Maulde La Clavière, II, Paris 1891, pp. 329, 332; Gliuffici del dom. sforzesco, a cura di C. Santoro, s.l. né d. (ma Milano 1948), p. 488; I registri delle lett. ducali, a cura di C. Santoro, Milano 1961, p. 204; Gli offici del Comune di Milano e del dominio visconteo-sforzesco..., a cura di C. Santoro, Milano 1968, pp. 364, 380, 386, 389; P. L. Tatti, Annalisacri della città di Como, III, Milano 1734, p. 558; F. Gabotto, Giason Del Maino e gli scandali universitari del Quattrocento, Torino 1888, pp. 197, 217, 220, 286; L. G. Pélissier, Documents pourl'histoire de la domin. française dans le Milanais (1499-1513), Toulouse 1891, pp. 41, 361, Id., La liasse "Potenze sovrane,Lodovico XII" àl'"Archivio di Stato" de Milan, in Revue desbibliothèques, II (1892), p. 72; Id., Louis XII etLudovic Sforza, I, Paris 1896, p. 457; II, ibid. 1897, pp. 213, 218, 287, 297, 299, 304; G. P. Bognetti, La città sotto i Francesi, in Storia diMilano, VIII, Milano 1957, p. 12; F Calvi, Famiglie notabili milanesi, IV, Milano 1185, subvoce Carcano, tav. IV.