COLLEONI (Colleone), Gerolamo
Nacque agli inizi del secolo XVI da Gian Galeazzo; la sua famiglia era originaria di Calusco. Nell'estimo del Comune di Bergamo del 1527 dichiarò di abitare nella vicinia di S. Grata "inter Vites" e di essere pittore (Fornoni, Note biografiche, f. 34).
Il C. iniziò a dipingere fra il secondo e il terzo decennio del '500, occupandosi prevalentemente di lavori a fresco commissionatigli da istituzioni pubbliche e private. Alcune opere dell'artista sono andate distrutte per la demolizione o il rifacimento di edifici da lui affrescati. La Cortesi Bosco (1976) ha cercato di delineare la personalità dell'artista attraverso le poche opere rimaste.
Il C. nel 1526 collaborò con Iacopino de' Scipioni agli affreschi di S. Giovanni in Civitatula in Bergamo, come attesta un documento redatto dal notaio Zaccaria Colleoni. Alcuni anni dopo, il pittore si apprestò ad eseguire un ciclo di affreschi per la chiesa di S. Bernardino a Lallio (Bergamo).
Dell'affresco della facciata, attribuito all'artista dal Tassi (1793) restano frammenti dai colori sbiaditi, rappresentanti S. Cristoforo, S. Bernardino e Angeli. Rifacimenti posteriori, invece, hanno alterato l'affresco della cupola rappresentante l'Ascensione, i busti dei dodici Apostoli, i Simboli dei quattro evangelisti; si riconosce tuttavia la mano del C. nell'Aquila di s. Giovanni e nell'Angelo di s. Matteo.
Meglio conservati appaiono gli affreschi delle cappelle di S. Rocco e di S. Caterina, sempre nella medesima chiesa, firmati e datati: 27 settembre e 30 nov. 1532. Nella cappella di S. Rocco, sulla parete centrale troviamo rappresentate le Nozze mistiche di s. Caterina, s. Rocco, s. Margherita. La figura del santo richiama gli stilemi di Marco d'Oggiono, mentre la simmetria, la staticità della composizione, i panneggi e la tipologia delle teste femminili sono da attribuirsi ad influenze dell'area luinesca. Il S. Gerolamo penitente, sulla parete sin., nell'impostazione della figura rievoca modelli del Lotto; così pure lottesca è la composizione della scena, animata da animali e persone (sullo sfondo uno scorcio di paesaggio lacustre dai toni luminosi).
L'artista prese spunto dal Lotto anche nell'affresco che si trova sui triangoli a lato dell'arco frontale, rappresentante una Annunciazione, e nella Disputa di S. Caterina con i filosofi, dipinta sulla parete sinistra nella cappella omonima.
Si accosta allo stile degli affreschi della chiesa di S. Bernardino a Lallio l'affresco con la Madonna col Bambino, s. Rocco e s. Sebastiano, proveniente da una chiesetta di Mariano al Brembo (Bergamo), oggi in collezione privata (ill. in Cortesi Bosco, 1976, p. 143): è in mediocri condizioni ed ha subito ridipinture nella zona superiore.
Il 14 marzo 1536 al C. furono commissionati, in collaborazione con il pittore Filippo Zanchi, gli affreschi della chiesa di S. Antonio in Prato dell'Ospedale in Bergamo (ora chiesa di S. Marco). Dell'opera, oggi perduta, rimane l'atto di allogazione redatto dal notaio Marcantonio Sonzogno. Il 19 maggio 1538 fu commissionata da parte della Scuola dei disciplinati di Borgo Canale (Bergamo) la pala con la Madonna col Bambino e s. Giovannino, s. Erasmo, s. Maria Maddalena (Bergamo, Pinac. Carrara): fu pagato con 100 scudi imperiali il 22 genn. 1543. La figura della Vergine richiama la Madonna del Latte (Roma, Gall. Borghese) attribuita al Giampietrino. La critica ha però riscontrato analogie formali e compositive con dipinti - dello stesso soggetto - di Marco d'Oggiono (I leonardeschi ai raggi X [catal.], Milano 1972, pp. 131-133). Il paesaggio sul fondo è d'ispirazione a mezza via fra i milanesi e il Lotto.
Il 18 dic. 1538 il Comune di Bergamo pagò il C. per aver eseguito il secondo disegno del Leone di s. Marco, per il palazzo comunale, che doveva essere realizzato dallo scultore Vigna da Campione (Cortesi Bosco, 1976, p. 130). Il 12 apr, 1539 il C. con Lucano Gazio da Imola presentò il progetto del bassorilievo attomo al Leone di s. Marco. Nel 1549 il pittore dipinse, con Filippo Zanchi, sotto la loggia del palazzo del Comune di Bergamo (ibid.). Per quest'opera, andata distrutta, l'artista ricevette dal Comune una serie di compensi dal 6 ottobre al 26 marzo. Nel 1555 il C. firmò e datò un dipinto raffigurante le Nozze mistiche di s. Caterina. L'opera non risulta essere copia di un quadro del Moretto, come sostiene il Lanzi, ma probabilmente una copia, con alcune varianti, di una tela del Moroni a Brera (Rossi, 1979, p. 143), sia nella composizione della scena sia nell'impostazione delle figure. Dai dati storici, già presi in esame dal Fornoni, risulta infondata la leggenda di un viaggio del C., dopo il 1555, nell'Europa del Nord, e in Spagna per lavori all'Escorial. Inoltre la presenza dell'artista nel Bergamasco dopo tale data è confermata da una serie di opere, oggì perdute; il 5 luglio 1556, gli furono commissionati gli affreschi della chiesa di S. Agata a Martinengo; il 22 agosto dello stesso anno, il Comune pagò al C. e ad Alfonso Capodiferro 21 scudi d'oro, per la decorazione della "camera nova" del palazzo del podestà; nel 1556, l'artista firmò e datò, sulla facciata di una casa presso S. Michele dell'Arco, un affresco raffigurante un Guerriero a cavallo; nel 1563, il C. eseguì affreschi nella sala di casa Valle a Lallio.
Questa è l'ultima opera conosciuta del pittore, che risulta ancora vivente da un documento del 16 giugno 1570, nel quale vende a Iulio Solaro un "brolo" in Sudorno. Dopo questa data non si hanno più notizie della sua vita e del suo operato; nel 1573 doveva essere già morto, se da un atto del notaio Giuseppe Crema il figlio Galeazzo è detto del "quondam" Gerolamo, Colleoni.
Fonti e Bibl.: Celestino [da Bergamo], Historia... di Bergamo..., Bergamo 1618, I, pp. 71, 145, 390, 475; II, p. 171; F. M.Tassi, Vite dei pittori, scultori e architetti bergamaschi [1793], a cura di F. Mazzini, Milano 1970, pp. 143-150; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, a cura di M. Capucci, II, Firenze 1970, pp. 85 s.; Bergamo, Bibl. civica: C. Marenzi, Guida di Bergamo (ms., 1824), ff. 6, 22, 37, 64, 72, e Indice;Bergamo, Curia vescovile: E. Fornoni, Note biografiche su pittori bergamaschi (ms.), III, ff. 30-44; Ibid.: Id., Storia di Bergamo (ms.), IV, p. 58; VII, p. 73; V. Bernardi, La chiesetta di S. Bernardino da Siena in Lallio e il suo restauro, Bergamo 1900, pp. 5-8; A. Pinetti, Per la biografia del pittore G. C., in Bergomum, XXI (1927), pp. 32-35; F. Cortesi Bosco, G. C., in I pittori bergamaschi dal XIII al XIX sec., Bergamo 1976, II, pp. 129-143 (con bibl. prec. e regesto dei docum.); F. Rossi, Acc. Carrara Bergamo. Catalogo dei dipinti, Bergamo 1979, p. 143; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 220.