COMUZZO (Comucci, Comucio, Comuzzi), Gerolamo
Capostipite di una famiglia di scultori e intagliatori lignei operanti in Friuli e in Cadore nel secolo XVII, non se ne conosce con esattezza la data della nascita. Nell'archivio arcipretale di Gemona del Friuli sono infatti registrati negli anni 1589 e 1591 due atti di nascita, relativi rispettivamente a Iacopo Gerolamo e a Matteo Gerolamo, che erano entrambi figli di Palmerino e di Ellera Aloy. Uno dei due deve necessariamente essere il C., che in seguito adottò il solo nome di Gerolamo. Sposò Anna Scotta, dalla quale ebbe quattro figli, dei quali gli ultimi due saranno aiuti del C. oltre che artisti in proprio.
Dopo un primo periodo trascorso a Gemona e in Friuli, il C. si stabilì in Cadore dove eseguì, nel 1635, un altare per la Confraternita del Carmine ad Auronzo (ora scomparso); nel 1637, il paliotto dell'altar maggiore della chiesa di S. Orsola a Vigo di Cadore; nel 1640, l'altare laterale dell'Annunziata nella chiesa parrocchiale di Laggio di Cadore; nel 1642, l'altare laterale di S. Lazzaro nella chiesa di S. Orsola a Vigo di Cadore; e, nel 1645, un altarino per una chiesa di Lorenzago (G. Fabbiani, Notiziole..., in Arch. stor. di Belluno, Feltre e Cadore, XXII [1951], p. 109). Di lui si possiedono solo due memorie documentarie: una firma, "1646. Io Hieronimo Comucio con dui figlioli di Gemona", in un altare laterale della chiesa parrocchiale di Forni di Sopra, ed una stima, nel 1651, di un gonfalone eseguito dal pittore carnico Osvaldo Gortanutti (Rapozzi, 1959, p. 65).
Il C. tenne bottega quasi certamente a Gemona prima, a Vigo di Cadore e a Lorenzago poi: ebbe come aiuti - oltre ai due figli - alcuni artisti locali, quali i fratelli Giovanni e Giambattista de Chiantre ed un certo Dorigo, ai quali va assegnato qualche intervento nelle opere cadorine del Comuzzo.
La produzione artistica del C., pur essendo quanto mai varia, può essere suddivisa, come ha già rilevato il Marchetti (1959), in tre diversi tipi d'altare. Il primo comprende quelli costruiti espressamente per includervi i preesistenti trittici o polittici lignei quattro-cinquecenteschi; il secondo comprende ancone tripartite da colonne con statue intagliate non necessariamente da lui eseguite; il terzo strutture di diversa mole e fastosità, fatte per contenere pale dipinte da artisti solitamente estranei alla bottega.
Nel complesso il C. si palesa alquanto mediocre nell'impaginazione delle sculture, nella comprensione dello spazio, solitamente dilatato, ma non dominato. Profondamente legato al mondo scultoreo del Cinquecento friulano (fu con ogni probabilità allievo o collaboratore del pittore e intagliatore G. A. Agostini, ma risentì anche dei caratteri della bottega dei Floreani), sviluppa in canoni secenteschi lo schema degli altari lignei propri del secolo precedente. Il suo "barocchismo", più che adesione ai moduli artistici allora imperanti, deve ritenersi arricchimento superficiale, ancorché fastoso ed esuberante, delle cornici, dove motivi fito-zoomorfici variamente si intrecciano a figure di angioletti. Le statue invece, quando sono sue, si presentano per lo più bloccate, statiche, entro pesanti strutture architettoniche. Numerosi sono i lavori che gli vengono attribuiti, oltre a quelli, documentati, cui si è fatto cenno. Si tratta di una settantina di altari, nei quali è spesso impossibile distinguere la sua mano da quella di collaboratori e discepoli: G. Marchetti (1959), che ha steso un diligente profilo dell'artista con il catalogo di quasi tutta la sua produzione, preferisce passare sotto il nome di "bottega del Comuzzo" la maggior parte degli altari al maestro stesso riferiti.
Tra gli altari più ricchi di opere d'intaglio e formalmente più validi, conviene ricordare almeno quelli di Cadunea (parrocchiale), Casanova di Tolmezzo (chiesa di S. Daniele), Cavazzo (chiesa di S. Rocco), Vito d'Asio (pieve di S. Martino), Collina (parrocchiale), Colza (chiesa di S. Giorgio), Enemonzo (chiesa della Consolazione), Feltrone (chiesa dei SS. Vito, Modesto, Crescenzio), Forni di Sopra (parrocchiale), Forni di Sotto (chiesa di S. Lorenzo), Laggio (parrocchiale), Luint (chiesa di S. Margherita), Osais (parrocchiale), Ovaro (chiese di S. Martino e di S. Vigilio), Paluzza (parrocchiale), Raveo (parrocchiale), Sauris di Sopra (chiesa di S. Lorenzo), Trava (chiesa di S. Michele), Vigo di Cadore (chiese di S. Orsola e della Difesa), Zuglio (chiesa di S. Maria del Monte).
Due dei suoi figli sono documentati come artisti.
Francesco (nato il 10 febbr. 1619) firma una pala dipinta nella chiesa dell'Immacolata sopra Raveo: non si conosce l'anno della sua morte.
Giovanni Vincenzo, nato il 1° maggio 1622 è presente nel 1648 a Lorenzago di Cadore; in quest'anno sposa, a Piano d'Arta, Maria del fu Giovanni Gortanutti (Zoratti, 1978, pp. 93 s.). Nel 1649 esegue un Crocefisso e un battistero (esistente) per la parrocchiale di Piano d'Arta; nel 1652 e 1661 è attestato a Sauris; nel 1666 esegue un paliotto per l'altare di S. Elisabetta nella parrocchiale di Piano d'Arta; nel 1678 insieme con il tedesco Enrico Riegaz da Drigof fa un altare per la chiesa di S. Maria delle Grazie a Castions di Strada (Goi, 1976, p. 61). Nello stesso anno. il 30 ottobre, muore di peste a Castions di Strada (Costantini, 1972, p. 82). È possibile che a lui debba essere assegnato il bel battistero ligneo della parrocchiale di Clauzetto, che i documenti dicono essere stato eseguito nel 1672-73 da "maestro Zuanne di Gemona". L'opera sua più significativa è il fastoso altare ligneo della parrocchiale di Rivolto, che documenti recentemente ritrovati dal Goi (1976, pp. 45 s.) attestano eseguito nel 1676.
Fonti e Bibl.: Oltre a U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 286 (sub voce Comucci G.), vedi: G. B. Cavalcaselle, La pittura friulana del Rinasc., a cura di G. Bergamini, Vicenza 1973, pp. 204, 207, 298; V. Joppi, Contr. quarto ed ultimo alla st. dell'arte nel Friuli, Venezia 1894, p. 107; L. Planiscig, Lessico degli artisti friulani e di quelli che nel Friuli operarono, in Forum Iulii, III (1912), 3, p. 158; G. Marchetti-G. Nicoletti, La scultura lignea nel Friuli, Milano 1956, pp. 109 s.; G. Marchetti, Gemona e il suo mandamento, Udine1958, pp. 44, 76, 114; Id., G. C. intagliatore e la sua bottega, in Sot la nape, XI (1959), 2, pp. 1-20; C. Rapozzi, Altari lignei, in Arch. stor. di Belluno, Feltre e Cadore, XXIX (1959), pp. 65-71. 103-106, 137, 145-148; G. Marchetti, I restauri della chiesa di S. Lorenzo a Forni di Sotto, in Sot la nape, XIII (1961), 4, p. 49; p.B [pre Bepo = Giuseppe Marchetti], Le Madonne di G. C., ibid., XV (1963), I. pp. 11-14; G. M. [Id.], Intagli di G. C. a Forni di Sotto, ibid., pp. 38-40; G. Fabbiani, Chiese del Cadore, Belluno 1963, p. 197; C. Rapozzi, G. C. in un docum. cadorino, in Sot la nape, XV (1963), 2, pp. 53 s.; G. Marchetti, La villeggiatura degli spiriti maligni, in I Quaderni della Face, n. 26, 1964, pp. 6-10; Id., La parrocchiale-S. Maria Assunta, in Forni di Sopra, numero unico in occasione del 44° Congresso della Società filologica friulana, Udine 1967, pp. 59-69; A. Rizzi, Storia dell'arte in Friuli. Il Seicento, Udine 1969, pp. 27 s.; S. Angeli, La pieve di S. Stefano di Cavazzo, Udine 1969, pp. 131 s.; V. Zoratti, Piano d'Arta. Udine 1971, pp. 58, 93-95, 120-148; G. Marchetti, Le chiesette votive del Friuli, a cura di G. C. Menis, Udine 1972, ad Indicem; C. Costantini, Castions di Strada-Appunti storici, Udine 1972, pp. 65, 81, 82; P. Goi, Giovanni da Gemona intagliatore e una sua opera a Clauzetto, in Itinerari, VI (1972), 3-4, pp. 58-61 (per Giov. Vincenzo); G. Biasutti, Note d'arch. su pittori del '600 in Friuli, Udine 1973, p. 25; A. Rizzi, Capol. d'arte in Friuli (catal.), Milano 1976, p. 61; P. Goi, Problemi di scultura del Sei e Settecento in Friuli..., in Il Noncello, n. 42, 1976, pp. 33-48.