D'ANDREA, Gerolamo
Cardinale, nato a Napoli il 12 aprile 1812, morto a Roma il 14 maggio 1868. Figlio di un ministro borbonico, fu tra i migliori alunni dell'Accademia dei nobili ecclesiastici. Ebbe diverse cariche in curia e nello stato; fu dal luglio 1849 delegato straordinario per l'Umbria, che resse con saggia moderazione. Creato e pubblicato cardinale del titolo di S. Agnese, il 15 marzo 1852, fu vescovo di Sabina, abate di Farfa e commendatario dei Ss. Benedetto e Scolastica in Subiaco. Non amico dell'Antonelli e legato al Tosti e ai liberali laici ed ecclesiastici, assunse dopo il '60 aperto atteggiamento di critica alla politica vaticana, e, prefetto della Congregazione dell'Indice, si oppose alla condanna del discusso volume del Liverani. Cadde allora in disgrazia. Partì bruscamente da Roma prima di aver ottenuto il consenso (1864) e, compromessosi apertamente a Napoli, fu punito con la sospensione del piatto cardinalizio (1865). Il D'A. protestò vivacemente e pubblicamente, onde nuove misure furono prese, che generarono altre proteste e polemiche, finché il papa lo sospese dalle funzioni episcopali (giugno 1866). Il D'A., malato e fiaccato dalla lotta, tornò a Roma a fare pubblica ammenda e a chieder grazia il 26 dicembre 1867. Reintegrato nella dignità e nei diritti, ma trattato sempre con dura diffidenza, non resse a lungo ai dolori fisici e morali. La sua morte fece circolare le più strambe dicerie, tanto che fu ordinata l'autopsia del cadavere per smentire le voci corse d'un avvelenamento. Fu sepolto in Sant'Agnese.
Bibl.: [Passaglia?], La vertenza tra la corte di Roma ed il card. D'A., Italia 1867; G. Bozzelli-Manieri, Il "casus belli" di un cardinale, Aquila 1913.