GATTI, Gerolamo
Nacque il 16 luglio 1866 a Gonzaga, in provincia di Mantova, da Federico e da Zeffira Sofia Orsi. Laureatosi nel 1891 in medicina e chirurgia all'Università di Bologna, si dedicò all'attività politica nelle file del movimento socialista mantovano. Nel 1893 il G. fu tra i promotori del passaggio della Federazione mantovana delle cooperative dalla Democrazia sociale al partito socialista e uno dei protagonisti del dibattito che si sviluppò in seno a questo partito sulla questione agraria. In particolare il G. intervenne sul problema dei rapporti tra proletariato agricolo e piccola proprietà contadina, che era assai diffusa in provincia di Mantova.
In contrasto con gli indirizzi teorici prevalenti, che consideravano la piccola proprietà incompatibile con il socialismo e comunque destinata a scomparire, il G. riteneva che essa fosse meritevole di tutela. In base a considerazioni pratiche, che gli derivavano dalla conoscenza diretta della situazione agricola del Mantovano e dall'essersi dedicato egli stesso all'attività di agricoltore, il G. proponeva di riunire i piccoli proprietari in associazioni (casse rurali di credito agricolo, società di assicurazioni, cooperative, sindacati agricoli) per dar loro modo di fronteggiare, dal punto di vista produttivo, la grande proprietà. Il G. formulò queste proposte nell'articolo Le Casse rurali di prestito e il Partito socialista, apparso su Critica sociale del 16 dic. 1895, suscitando il consenso di Ivanoe Bonomi e le critiche di Leonida Bissolati e Filippo Turati, che accusò il G. di voler sostenere e difendere la piccola proprietà con metodi e istituti tipici del capitalismo. Dopo che al congresso socialista di Firenze del 1896 venne riaffermata la tesi della inevitabile trasformazione dei piccoli proprietari in proletari, nel successivo congresso di Bologna del 1897 proprio il G. fu chiamato a svolgere la relazione sulla questione agraria.
Davanti alla massima assise del partito il G. (vedi Il Partito socialista e le classi agricole. Relazione (Congresso nazionale del Partito socialista italiano. Bologna 18-19-20 settembre 1897), Milano 1897) rimarcò l'inadeguatezza e i limiti delle conclusioni del precedente congresso, rilanciò le sue note tesi e avanzò un'originale proposta: sostituire le leghe, che incontravano difficoltà a consolidarsi, con "occasionali organizzazioni di scioperi", che con meno dispendio di attività e di denaro avrebbero garantito uguale efficacia. Il G. affermò poi di non credere alla progressiva proletarizzazione dei mezzadri, perché, fino a quando le condizioni dei salariati fossero state misere, nessun mezzadro avrebbe voluto abbandonare la cointeressenza per il salario. Al centro della relazione il G. aveva ovviamente posto il problema della piccola proprietà: questa, "malgrado la crisi, la fiscalità e la deficienza di capitali", resisteva perché la piccola coltura si era dimostrata produttivamente superiore alla grande. Pertanto nello "Stato sociale futuro" la collettivizzazione del suolo avrebbe dovuto risparmiare la piccola coltura ovunque fosse risultata economica e conveniente. Nell'attesa di tale sbocco, il partito poteva far presa sui piccoli proprietari fornendo loro efficaci strumenti di tutela (Lotte agrarie in Italia…, p. LXXVI).
La relazione del G. venne respinta dal congresso con un ordine del giorno che riconfermava la posizione ideologica del partito nei confronti delle categorie piccolo-coltivatrici. Nonostante la bocciatura congressuale il G. proseguì nella sua battaglia e diede alle stampe il volume Agricoltura e socialismo. Le nuove correnti dell'economia agricola (Milano-Palermo 1900), tradotto in diverse lingue e, nell'edizione francese, con la prefazione di G. Sorel (Le socialisme et l'agriculture, Paris 1901).
Con questo libro l'elaborazione del G. compiva ulteriori passi "sulla linea dello sviluppo produttivistico dei ceti medi agricoli, senza alcuna finalità socialista di trasformazione dell'assetto sociale e addirittura senza lo spirito solidaristico dei democratici nei confronti dell'azione cooperativistica" (Salvadori, 1966, p. 159).
Eletto deputato nel 1897 per la circoscrizione di Ostiglia, il G. venne riconfermato nelle due successive legislature fino al 1909. Quando, agli inizi del secolo, l'impetuosa crescita del movimento socialista nel Mantovano, che organizzava circa trentacinquemila lavoratori della terra, suscitò l'allarme degli agrari ed ebbe echi in Parlamento, la voce del G. si levò a difendere il ruolo delle leghe, facendo leva su tre argomenti: "Primo, la legalità del movimento e cioè il diritto statutario delle leghe a resistere; secondo, l'azione civile delle leghe in rapporto all'ordine pubblico e alla morale; terzo, la ragionevolezza economica del movimento" (Atti parlamentari, XXI Legislatura, Camera dei Deputati, Discussioni, VI, p. 5254).
In seno al partito socialista il G., che pure condivideva con il riformista I. Bonomi l'apertura ai ceti medi agricoli, si schierò con la corrente intransigente rivoluzionaria, guidata da Enrico Ferri, che osteggiava l'alleanza elettorale con le forze democratiche. E quando nel dicembre 1902, proprio grazie all'alleanza con i democratico-radicali, i socialisti conquistarono l'amministrazione provinciale di Mantova, il G. sostenne addirittura che essi erano immaturi per assumere responsabilità di governo e che avrebbero dovuto limitarsi a un ruolo di "minoranza, sentinella vigile e sicura degli interessi proletari" (cit. in Salvadori, 1966, p. 179). La predilezione del G. andava piuttosto alle leghe, la cui opera avrebbe dovuto essere integrata dalla "cooperazione con anima socialista" che rappresentava "una forma embrionale della società futura" (ibid., p. 186).
Ma nell'agosto 1906, di fronte alla lezione dei fatti, molte delle ragioni del contrasto che divideva i fautori dell'azione diretta dei lavoratori attraverso le organizzazioni economiche dai sostenitori della conquista dei pubblici poteri vennero a cadere e fu proprio il G. a presentare un documento che conciliava le due tendenze riscuotendo l'unanimità dei consensi (di questo periodo è il volume Socialismo e sindacalismo, Milano 1906).
Il lungo travaglio ideologico e organizzativo dei socialisti trovava così una momentanea composizione con la nascita della Confederazione provinciale socialista, che abbracciava nelle sue funzioni sia la direzione dei circoli sia quella delle leghe e delle cooperative, attestandosi sulle posizioni integraliste di E. Ferri.
Unito a lui da vincoli di amicizia e di parentela, il G. condivise le scelte politiche di Ferri, che a partire dal 1909 causarono un forte disorientamento tra i socialisti. Quello stesso anno il G., ormai in rotta con la maggioranza del partito, decise di non ricandidarsi alla Camera e fece sapere di concordare con Ferri sull'opportunità della partecipazione socialista al governo. Nel 1910 il G. iniziò a teorizzare la cosiddetta "democrazia rurale", che collegava la difesa dei ceti medi agricoli all'abbandono della lotta di classe.
I mutamenti intervenuti nella struttura socio-economica mantovana dimostravano, a suo giudizio, la fallacia di molti postulati del marxismo e ne imponevano una chiara revisione. Nel 1913, abbandonato il partito socialista, il G. venne nominato senatore e diede vita con Ferri e Bonomi al movimento Democrazia rurale e si pronunciò per un'alleanza sempre più stretta non solo con i democratici ma anche con i liberali.
Nel 1917 si iscrisse al partito socialista riformista dichiarando di condividerne la posizione interventista. Divenuto sostenitore del fascismo, nel 1925 (anno in cui fondò, a Firenze, l'Associazione universitaria fascista) ricevette la tessera ad honorem del partito.
Per l'adesione al fascismo il 14 nov. 1945 l'Alta Corte di giustizia dichiarò il G. decaduto dal seggio senatoriale.
Il G. morì a Firenze l'8 apr. 1956.
Parallelamente alla politica il G. svolse un'intensa attività clinica e di ricerca che divenne decisamente prevalente negli anni della maturità.
Nell'Università di Bologna aveva frequentato, durante il quinto anno del corso di laurea, il laboratorio di microscopia e chimica clinica della clinica medica diretta da A. Murri e nel sesto anno quello di fisiologia e materia medica di P. Albertoni, ove condusse le sue prime ricerche scientifiche. Conseguita la laurea, dal 1891 al 1897 fu assistente, dapprima volontario e poi effettivo, presso la sezione chirurgica dell'ospedale Mauriziano di Torino diretta da A. Carle e attese a studi di patologia nel laboratorio anatomopatologico dello stesso nosocomio diretto da T. Carbone. Sempre nel '97 frequentò il laboratorio di farmacologia dell'Università di Torino diretto da P. Giacosa e la clinica ostetrica e ginecologica di Firenze diretta da E. Pestalozza. Conseguita nel 1898 la libera docenza in patologia speciale chirurgica nell'Università di Padova, la trasferì nello stesso anno in quella di Parma, presso l'istituto di patologia generale diretto da G. Rattone, ove dall'anno accademico 1898-99 dette inizio a un corso libero della disciplina che avrebbe proseguito fino al 1901-02. A Parma, inoltre, dal 1° genn. 1899 al 30 giugno 1901 fondò e diresse un istituto chirurgico destinato ad accogliere anche i malati indigenti inviati dai Comuni, per il cui ricovero era fissata una retta pari a quella ospedaliera, nel quale vennero eseguiti 202 interventi chirurgici. Ammesso al primo gruppo al concorso per chirurgo primario dell'ospedale di Parma nel 1898, dal 1° luglio 1901 fu chirurgo primario dell'ospedale di Suzzara, ove promosse un notevole sviluppo edilizio creando gabinetti per ricerche scientifiche e un sanatorio per il trattamento della tubercolosi medica e chirurgica. Trasferita alla fine dell'anno accademico 1901-02 la docenza nell'Università di Modena, dal successivo anno accademico dette inizio a un corso libero di patologia speciale chirurgica. A Modena, nel 1902, fu incaricato dell'insegnamento ufficiale della disciplina, la cui cattedra era però priva di istituto: il G. fondò e strutturò in modo adeguato un reparto clinico dando così vita all'istituto di patologia speciale chirurgica dell'università, ubicato in sede autonoma e pienamente operativo sul piano clinico, scientifico e didattico.
Superato il relativo concorso, nel 1909 il G. fu chiamato a insegnare patologia speciale chirurgica nell'Istituto di studi superiori di Firenze; nella nuova sede, ove ebbe anche l'incarico della direzione della clinica chirurgica pediatrica, allora uno dei più importanti istituti di questo tipo attivi in Italia e all'estero, divenne professore straordinario stabile con decreto del 28 nov. 1912 e ordinario dal 1° luglio 1913. Durante il periodo bellico il G. dapprima, nel 1915, tenne a Firenze un corso di lezioni di traumatologia di guerra e diresse la prima sezione S. Marco del locale ospedale militare, quindi assunse la direzione dell'ospedale da campo della Croce rossa italiana, offerto dalla Repubblica di S. Marino, attivo in zona di operazioni; inoltre, per incarico del ministro della Pubblica Istruzione, dal 1916 al 1917 svolse, presso l'Università castrense di Padova, i corsi di chirurgia per gli studenti di medicina chiamati alle armi.
Ripreso l'insegnamento a Firenze, fu preside della facoltà di medicina e chirurgia dal 1926 al 1930. Durante il periodo fiorentino, inoltre, riuscì a far aggiungere un reparto clinico "adulti" alla clinica chirurgica pediatrica di S. Maria Nuova, promosse e curò le convenzioni tra l'università e l'ospedale di S. Maria Nuova, dette un notevole impulso alle strutturazioni e all'attività dell'istituto di patologia speciale chirurgica dell'università, ove, dal 1° nov. 1909 al 28 ott. 1936, furono eseguite 21.916 operazioni chirurgiche. Collocato a riposo per raggiunti limiti di età nel 1936, l'anno seguente fu nominato professore emerito.
Alla brillante carriera accademica e didattica, il G. affiancò un'intensa attività di ricercatore in campo scientifico, clinico e sperimentale. Di solida formazione anatomopatologica, fu autore di osservazioni e di studi in vari settori della patologia chirurgica e, formatosi alla scuola del Carle, si distinse per l'abilità operatoria e per l'introduzione di personali tecniche chirurgiche.
Al primo lavoro, oggetto della sua tesi di laurea e comunicato alla Società medico-chirurgica di Bologna (Ricerche sulle alterazioni determinate dalla pirodina sull'organismo, in Bullettino delle scienze mediche, s. 7, III [1892], pp. 581-594), di prevalente carattere istopatologico, fece seguire una serie di pubblicazioni interessanti vari campi della chirurgia: lo studio della sarcomatosi idiopatica cutanea (Sulla patogenesi della sarcomatosi cutanea idiopatica, in La Riforma medica, VIII [1892], pp. 627-629; Sulla patogenesi della sarcomatosi cutanea (tre nuovi casi), in Giornale della R. Acc. di medicina di Torino, s. 3, XL [1892], pp. 733-768), la descrizione di un raro tumore della vagina (Sul sarcoma primitivo della vagina, ibid., pp. 564-574) e di una neoplasia della colonna vertebrale (Nota su un elastoma della colonna vertebrale, in Il Morgagni, XXXV [1893], pp. 497-500); l'osservazione di formazioni ascessuali nel contesto dei fibromiomi dell'utero (Due casi di ascesso centrale in fibromiomi dell'utero; isterectomia col metodo Carle; guarigione, in Il Policlinico, sezione chirurgica, III [1895], pp. 324-331) e la dimostrazione che le infezioni batteriche, anzichè favorire l'involuzione dei tumori come prospettato da altri autorevoli autori, possono accelerarne lo sviluppo (Rapide développement d'un sarcome de la thiroïde à la suite d'infection par streptocoque pyogène, in Revue de chirurgie, XV [1895], pp. 618-625). Un cenno particolare meritano le belle ricerche istologiche e biochimiche sull'ipernefroma (Sui neoplasmi del rene sviluppati da germi aberranti di capsule surrenali, in Giornale della R. Acc. di medicina di Torino, XLIV [1896], pp. 233-246, e in Il Morgagni, XXXIX [1897], pp. 474-497; La lecitina nelle strume renali di Grawitz, in Giornale della R. Acc. di medicina di Torino, XLV [1897], pp. 630-638; Der Lecithingehalt der Grawitz'schen Nierenstrumen. Chemische Untersuchungen, in Archiv für pathologische Anatomie und Physiologie und für klinische Medizin, CL [1897], pp. 417-425) e quelle cliniche e sperimentali sul processo di guarigione postlaparotomica della peritonite tubercolare, che dimostrò dovuta a degenerazione idropica delle cellule epitelioidi e alla contemporanea scomparsa delle cellule linfoidi e dei microrganismi patogeni (Sul processo intimo di regressione della peritonite tubercolare per la laparotomia semplice, in Giornale della R. Acc. di medicina di Torino, XLIV [1896], pp. 467-477, e in Archivio per le scienze mediche, XXI [1897], pp. 271-322). Tra le tecniche chirurgiche adottate o introdotte dal G. vanno ricordate la sinorchidia, consistente nell'unione di un testicolo all'altro per fissare in sede normale un testicolo ectopico, e l'anastomosi intertesticolare (Sezione del dotto deferente ed anastomosi intertesticolare, in Il Policlinico, sezione chirurgica, X [1903], pp. 141-163, in coll. con C. Ferrari; Sinorchidia e anastomosi intertesticolare nelle operazioni conservatrici del testicolo, ibid., pp. 1409-1412; L'anastomosi intertesticolare dopo la sezione di un dotto deferente, ibid., XII [1905], pp. 384-400; L'anastomose intertesticulaire après la section d'un canal déférent, in Annales des maladies des organes génito-urinaires, XXIII [1905], pp. 721-748); la decapsulazione renale per il trattamento delle nefriti croniche, in grado di assicurare una ripresa della normale funzionalità renale con netta riduzione dell'albuminuria (Decapsulazione renale bilaterale per nefrite cronica, in La Clinica chirurgica, XIII [1905], pp. 752-775; Esito definitivo di un caso di decapsulazione renale bilaterale per nefrite cronica, ibid., XV [1907], pp. 1451-1460; Die Nierenentkapselung bei chronischer Nephritis, in Archiv für klinische Chirurgie, XXVII [1908], pp. 658-690); l'intervento di nefrolisi digitale, più sicuro e comportante un minor rischio di formazione di emboli, per il trattamento della litiasi renale (Nefrotripesi digitale, in La Clinica chirurgica, XI [1903], pp. 1049-1066); alcuni interventi ginecologici (Metodo di isteropessia funicolo-addominale, in Il Policlinico, sezione chirurgica, X [1903], pp. 281-302; La ventro-isteropessia nelle antideviazioni acquisite dell'utero, in Annali di ostetricia e ginecologia, XXIV [1902], pp. 308-321, e in Ricerche di biologia pubblicate per il XXV anniversario cattedratico di P. Albertoni dai suoi discepoli. Siena 1876 - Bologna 1901, Bologna 1901, pp. 463-475); il metodo di narcosi impiegato nella clinica chirurgica pediatrica (Uranostaphylorrhaphy, in Surgery, gynecology and obstetrics, LI [1930], pp. 224-226).
Tra le varie pubblicazioni del G., delle quali si sono qui ricordate le più significative, meritano ancora di essere citate: Concetti vecchi e nuovi; lotta contro i microbi delle ferite, in La Clinica chirurgica, XVIII (1910), pp. 303-316; Cisti da echinococco della tiroide, ibid., XXI (1913), pp. 713-724, e in Atti della Acc. medico-fisica fiorentina. 1913, Firenze 1914, pp. 19-22; Osteomieliti croniche da piogeni, in Giornale internazionale delle scienze mediche, n.s., XXXV (1913), pp. 438-450; Le fratture del femore nell'infanzia, in Archivio ed atti della Soc. italiana di chirurgia, XXVII (1921), pp. 359-364; e gli scritti a carattere monografico L'ernia inguinale dell'infanzia, Bologna 1920, e Corso di patologia speciale chirurgica dalle lezioni di G. Gatti raccolte da L. Ventura, Firenze 1936; Infezioni, Milano 1937, in coll. con F. Purpura. Si veda altresì Chirurgia e politica, Milano-Roma 1950.
Alla scuola del G. si formarono valenti chirurghi, tra i quali G. Ceccarelli, che divenne titolare di cattedra, e T. Greco, che fu primario chirurgo ospedaliero.
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Fonti e Bibl.: Necr. in Bollettino e memorie della Soc. tosco-umbra di chirurgia, XVI (1956), pp. 799-808; Polemiche agrarie fra socialisti, I, La conquista delle campagne, Milano 1896, pp. 19-25, 51-60; Esposizione della carriera scientifica del prof. G. G., con specificazione delle sue pubblicazioni ed accenno ai principali risultati ottenuti, Bologna s.d.; Il senatore prof. G. G., in Rivista di terapia moderna e di medicina pratica, X (1927), pp. 18-20; E. Savino, La nazione operante, Milano 1928, pp. 125 s.; L. Baccarini, G. G., in Archivioitaliano di chirurgia, XLVI (1937), pp. 344-358; D. Giordano, Chirurgia, Milano 1938, I, p. 379; II, pp. 114, 180; L. Preti, Lotte agrarie nella Valle Padana, Torino 1955, ad indicem; Lotte agrarie in Italia. La Federazione nazionale dei lavoratori della terra 1901-1926, a cura di R. Zangheri, Milano 1960, ad indicem; R. Salvadori, La vita politica di Enrico Dugoni, Mantova 1961, pp. 12, 14 s., 17, 20-22, 29, 39; Id., La Repubblica socialista mantovana da Belfiore al fascismo, Milano 1966, ad indicem; L. Cortesi, Il socialismo italiano tra riforme e rivoluzione 1892-1921, Bari 1969, ad indicem; A. Pepe, Storia della Cgdl dalla fondazione alla guerra di Libia, Bari 1972, ad indicem; I. Barbadoro, Storia del sindacalismo italiano dalla nascita al fascismo, I-II, Firenze 1973, ad indicem; A. De Bernardi, Socialismo e movimento contadino, in Storia della società italiana, XX, Milano 1981, ad indicem; L. Cavazzoli - R. Salvadori, Storia della cooperazione mantovana dall'Unità al fascismo, Venezia 1984, pp. 48, 65, 80, 232; Storia dell'agricoltura in età contemporanea, a cura di P. Bevilacqua, III, Venezia 1991, ad indicem; Z. Ciuffoletti - M. Degl'Innocenti - G. Sabbatucci, Storia del PSI, I, Roma-Bari 1992, ad indicem; M. Gabrieli, I parlamentari mantovani dal 1848 al 1943, Gazoldo degli Ippoliti 1995, ad indicem; A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, II, Milano 1940, ad vocem; Chi è? Dizionario degli italiani d'oggi, ad vocem; Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, II, ad vocem; ESMOI, Attività parlamentare dei socialisti italiani, I-III, Roma 1967-73, ad indices; Enc. Italiana, App. I, p. 643.
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