GIAVARINA, Gerolamo
Nacque a Venezia nel 1606 da Francesco di Bartolomeo e da Cassandra Veggia, nel palazzo già Bellavite di campo S. Maurizio. La famiglia era originaria di Bergamo, ma da varie generazioni risiedeva a Venezia, dove esercitava proficuamente il commercio nel settore della seta.
Il G. ebbe quattro sorelle e due fratelli: Maria Francesca, Girolama e Teresa, monache nel convento di Ognissanti di Padova, Andriana, sposa di Marino di Negri, Nicolò, sacerdote ai Carmini, e Bartolomeo; nel 1632 risulta già morto un altro fratello, Giovanni Maria.
Nell'aprile 1633 il G. presentò una supplica all'avogaria di Comun per ottenere la cittadinanza originaria, che gli avrebbe permesso di intraprendere la carriera amministrativa nella Cancelleria ducale. Il nonno Bartolomeo aveva già avuto la cittadinanza de intus e de extra nel 1589.
Nell'agosto 1633 il G. appare in un elenco di notai "estraordinari", adibiti agli incarichi più semplici. Iniziò la sua carriera nel 1637 al seguito di Bertuccio Valier, provveditore generale a Palma. Nel novembre 1639 fu riconfermato notaio straordinario della Cancelleria e per sei mesi si occupò della redazione del registro delle deliberazioni senatoriali per lo Stato da Terra, ottenendo un compenso accessorio di 13 ducati. Sempre come notaio straordinario nel 1640 fu inviato in Terraferma, con Andrea Corner e Giovanni Cappello, entrambi provveditori generali. Il 10 dic. 1640 fu eletto notaio ordinario "di rispetto" (supplente) e l'anno successivo subentrò a Marcantonio Franceschi come notaio ordinario tra i 21 segretari della Cancelleria ducale, con un salario di 150 ducati annui. Il 15 nov. 1641 fu eletto segretario del Senato, carica che mantenne ininterrottamente sino al 1653. Nel maggio 1643 fu inviato come segretario di Andrea Corner, provveditore in Candia. Le sue indubbie capacità si fecero presto notare all'interno della Cancelleria e la stima nei confronti del G. crebbe sino all'affidamento di delicati incarichi diplomatici. Il 7 maggio 1650 fu eletto residente a Zurigo, e mantenne tale carica sino al giugno 1653. Per volere del Consiglio dei dieci il G. fu accompagnato in questa missione dal nipote Francesco di Bartolomeo, anch'egli avviato a una fortunata carriera.
Tornato a Venezia il 6 sett. 1653 il G. fu eletto tra i quattro segretari del potente Consiglio dei dieci. Tra il giugno 1656 e il febbraio 1657 ottemperò continuativamente in Maggior Consiglio all'incarico di gestione delle votazioni del "carico del cappello verde". Il G. fu riconfermato segretario del Consiglio dei dieci sino all'ottobre 1657, quando ritornò, in alternanza con Francesco Verdizzoni, segretario del Senato, mantenendo comunque il salario annuo spettante ai segretari dei Dieci.
Il 9 febbr. 1658 il G. fu eletto segretario alla Dieta di Francoforte e sollecitamente accreditato presso l'ambasciatore veneziano in Germania, Battista Nani, al quale fu data indicazione di sostenerlo in ogni modo per portare a buon fine l'incarico di trattare alleanze nella guerra contro i Turchi. Il G. inviò 52 dispacci al Senato, da Bassano, Augusta, Francoforte e Monaco. Tornò a Venezia in agosto e continuò nei suoi ordinari compiti di segreteria. Il 19 giugno 1660 fu ballottato in Senato e prescelto come segretario in Baviera. Molto apprezzato dai Pregadi, il G. fu fervidamente accreditato presso il duca di Baviera, Ferdinando Maria, e l'arcivescovo di Salisburgo, Guidobaldo de Thun, sempre con il compito di perorare aiuti nella guerra contro i Turchi. La missione in Baviera si concluse nel settembre 1660.
Il 5 sett. 1665 il G. fu nuovamente eletto segretario del Consiglio di dieci, ma non concluse l'incarico perché fu inviato come segretario a Costantinopoli, in una pericolosa missione diplomatica che gli risultò fatale. Partì il 25 genn. 1667, raggiunse Zante e infine l'isola di Creta, da cui inviò i suoi messaggi al Senato "dal campo turchesco"; a novembre fu catturato dai Turchi, insieme con Giovanni Battista Padavin, al seguito del cognato, il cancelliere grande Giovanni Battista Ballarino, morto l'anno precedente in Macedonia mentre tentava di raggiungere Candia da Costantinopoli. Come ricorderà il nipote Francesco nel suo testamento, il G. morì dopo una dura prigionia e molti patimenti.
La notizia della sua morte giunse a Venezia in dicembre; il Senato ricevette l'avviso dal capitano generale da Mar e assicurò che avrebbe adeguatamente ricompensato gli eredi. Il corpo del G. non fu mai riportato nella tomba di famiglia, a S. Maria Zobenigo.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd., I, Storia veneta, 6: T. Toderini, Cittadini, III, c. 973; ibid., 12: G. Tassini, Cittadini, IX, c. 1012; Ibid., Segretario alle Voci, Elezioni in Pregadi, regg. 14, c. 159v; 16, c. 159v; 17, cc. 100v, 138v; 18, cc. 98v, 99v, 119, 153v; Ibid., Senato, Corti, regg. 23, cc. 55, 105v-106r; 34, c. 277; 37, cc. 141v-143r; Ibid., Deliberazioni, Costantinopoli, filza 37, 29 dic. 1667; Ibid., Dispacci ambasciatori, Germania, filza 110a, nn. 1-52; Ibid., Svizzera, filze 50, nn. 1-105, 159; 51, nn. 106-212; 52, nn. 1-2; Ibid., Monaco, filza 56, nn. 1-12; Ibid., Costantinopoli, filze 152, nn. 1-18, 9a; 153, n. 32a; Ibid., Capi del Consiglio dei dieci, Lettere ambasciatori, b. 30, n. 196; Ibid., Inquisitori di Stato, b. 148, n. 59; Ibid., Avogaria di Comun, bb. 446, f. 1; 460, cc. n.n.; Ibid., Cancellier grande, Ordini della Cancelleria ducale, regg. 1-2, cc. n.n. (alla data); Ibid., Cancellier grande, reg. 6: Registro di segretari che handarano a servire fuori di Venezia, cc. n.n. (alla data); Ibid., Notarile, Testamenti, bb. 1221, n. 47; 1280, n. 109.