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GEROMELLA, Francesco, detto Francesco da Gandino

di Elisabetta Molteni - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 53 (2000)
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GEROMELLA (Chiaramella, Cirambelli, Giromella), Francesco, detto Francesco da Gandino

Elisabetta Molteni

Non si conoscono gli estremi biografici di questo architetto e ingegnere militare che, figlio di Giovanni, nacque intorno al 1510 da una famiglia originaria della Val Gandino, nel Bergamasco.

Il G. potrebbe essere nato nella terra di origine della famiglia o in un altro luogo dei territori della Repubblica veneta; sembra probabile una data di nascita posta intorno alla fine del primo decennio dal momento che la sua carriera risulta essere già avviata intorno al 1535.

Le prime notizie sulla sua attività sono fornite da una lettera del 1547, dove si firma "Francesco da Gandino", e da altre due della primavera 1548, nelle quali scrive di essere al servizio di Carlo V da dodici anni e di aver lavorato in Piemonte per l'imperatore e per il principe di Piemonte (Detassis - Sartori).

Il G. potrebbe essere stato impiegato nelle prime fasi del conflitto che vedeva l'Impero opporsi a Francesco I (di fatto padrone del Piemonte dal 1536) e anche nel periodo 1542-44, anni di rinnovato sforzo bellico immediatamente precedenti il soggiorno di Emanuele Filiberto presso la corte di Carlo V (1545-51). Risulta difficile stabilire in quali luoghi sia stato impegnato ma, soprattutto, rimane aperta la questione se sia passato al servizio di Carlo V in questa circostanza oppure se già fosse alle sue dipendenze, forse introdotto da altre maestranze militari di origine bergamasca al servizio dell'imperatore. La sua opera in Piemonte dovette comunque consistere sia nella progettazione di sistemi difensivi sia nell'assistenza tecnica necessaria allo smantellamento di alcune fortificazioni.

Dal 1547 al 1549-50 è invece documentata la sua attività per Carlo V in Assia e a Kassel dove operò con la qualifica di commissario imperiale. In Assia lavorò allo smantellamento delle fortificazioni del langravio Filippo che si era arreso all'imperatore. Questi lavori gli costarono una breve permanenza in carcere nel 1549, con l'accusa di aver ritardato l'esecuzione delle opere. In questo periodo fu anche a Colonia, Bruxelles (chiamato a rapporto da Carlo V) e Praga; ed entrò in contatto con Antoine Perrenot de Granvelle, vescovo di Arras e consigliere alla corte cesarea (di Carlo V e di Margherita del Belgio), al quale indirizzò le tre lettere degli anni 1547-48 che costituiscono la fonte principale per il suo operato in quel tempo (Ferrarino).

Tra il 1550 e il 1554 servì Ferdinando I d'Austria - a Vienna, il 7 ag. 1554, "Franciscus Geramella de Gandino" ricevette dal re una patente di congedo, dopo essere stato impiegato "in arte architectura aliquot annos" - e venne occasionalmente chiamato a Trento: sono di questi anni alcune consulenze in opere civili, le sole di cui si sia finora a conoscenza. Nel 1550 risulta aver consegnato un modello dei fossati e di un bastione per la piazzaforte di Glorenza (si registrano lavori alle mura tra 1553 e 1560); il 12 aprile dello stesso anno, a Trento, è tra i periti nominati dalla Magnifica Comunità per i nuovi argini del Fersina e allo stesso momento dovrebbe risalire il suo coinvolgimento nella costruzione del palazzo delle Albere, probabilmente allora appena iniziato (Sartori, pp. 541-544).

Resta difficile stabilire se egli abbia realizzato un progetto proprio o altrui; ma il palazzo - per il quale sembra sia stato chiesto un parere anche ad Andrea Palladio (Sartori) - si pone certamente come una delle più importanti opere del Cinquecento a Trento. Le competenze tecniche del G. suggeriscono di attribuirgli i lavori alla piattaforma su cui sorgeva la villa, circondata da fossato, e la bonifica dei terreni circostanti; anche se l'edificio presenta alcune soluzioni vicine all'architettura militare, come il basamento bugnato a scarpa, queste non sembrano essere determinanti nell'attribuzione del progetto complessivo, che sembra risentire fortemente anche degli esempi presentati da Sebastiano Serlio nel suo Quarto libro (1537).

Il G. risulta presente a Trento nel dicembre 1550 e nel maggio del 1553; nel 1552 fu forse a Innsbruck, ma non sembra abbia partecipato alla costruzione della Hofkirche (Felmayer). Nel settembre 1554 scrisse da Venezia al cardinale Cristoforo Madruzzo dichiarando di volersi recare a Gerusalemme per sciogliere un voto.

Nel 1556-59 (Mohrmann) lavorò in Wolfenbüttel e successivamente, nel 1559, entrò al servizio degli Hohenzollern, principi elettori di Brandeburgo (Gioacchino II e Giovanni Giorgio, suo figlio che gli succedette nel 1571), per il periodo più lungo e continuo della sua carriera. La sua opera militare di maggior interesse risale a questi anni ed è la cittadella di Spandau presso Berlino (1557), dove lavorò già dal 1559 ma, ufficialmente, solo dal 1562.

Egli contribuì, così, in modo determinante alla progettazione e alla realizzazione di una delle più importanti opere militari tedesche di quegli anni: la fortezza, di impianto quadrato con bastioni avanzati angolari, potrebbe essere stata influenzata anche dagli esempi esposti da A. Dürer nel suo trattato pubblicato nel 1527 e nel 1535, anche se teorici come Pietro Cataneo (1554) ne mettevano ormai in discussione l'efficacia.

Lavorò inoltre al castello di Künigswusterhausen; a Lichterfelde, presso Neustadt; alle fortezze di Peitz (1559-62) e Küstrin lungo l'Oder (Schafe; Biller). Durante gli anni passati al servizio degli Hohenzollern continuano i suoi spostamenti. Nel 1560 è documentato a Venezia; e da una lettera di quel periodo sappiamo che era stato fatto cavaliere. Tra 1562 e 1566 fu impegnato per i duchi di Meclemburgo alle fortezze di Schwerin, Domitz e Teiln. Il 21 marzo 1571 dettò testamento a Venezia dichiarando di risiedere temporaneamente a Verona; dal documento ricaviamo, oltre al nome del padre, quello della moglie, Divina, e del figlio naturale, Giancarlo (Detassis - Sartori).

I suoi rapporti con Giovanni Giorgio di Brandeburgo si chiusero ufficialmente nel 1578; e il G., libero di tornare in patria, pare si stabilisse a Verona.

Le sole tracce degli ultimi anni della sua vita sono costituite da una quietanza rilasciata a Trento nel 1581 e da una lettera indirizzata all'elettore di Brandeburgo nel 1582 (Detassis - Sartori; Rasmo).

Fonti e Bibl.: W.D. Mohrmann, Der "welsche bawmeister" Chiaramella in Wolfenbüttel, in Braunschweigisches Jahrbuch, LVII (1976), pp. 7-22; L. Ferrarino, Lettere di artisti italiani ad Antonio Perrenot di Granvelle, VII, Madrid 1977, pp. 76-80; W. Schafe, Festungen in Brandenburg. Küstrin-Peitz-Spandau, Berlin-New York 1980, pp. 8, 15, 22; J. Felmayer, Hofkirche, Franziskanerkloster und Neues Stift, in Oesterreichische Kunsttopographie. Die Kunstdenkmaler des Stadt Innsbruck. Die Hofbauten, Wien 1986, p. 239; M. Sartori, Palazzo delle Albere, in I Madruzzo e l'Europa… (catal., Trento), a cura di L. Dal Pra, Milano 1993, pp. 541-544; Id., Il viaggio a Trento di A. Palladio, ibid., p. 515; C. Detassis - M. Sartori, Francesco da Gandino: profilo biografico di un ingegnere militare al servizio del cardinale Cristoforo Madruzzo, ibid., pp. 549-553 (con bibl.); T. Biller, Architektur und Politik des 16.Jahrhunderts in Sachsen und Brandenburg: Leben und Werk von Rochus Guerini Graf zu Lynar (1525-1596), in Architetti e ingegneri militari italiani all'estero dal XV al XVIII secolo, a cura di M. Viganò, Livorno 1994, pp. 193 s.; N. Rasmo, Diz. biogr. degli artisti atesini, a cura di L. Borelli - S. Spada Pintarelli, Bolzano 1998, s.v.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 484 (s.v. Chiaramella); VII, pp. 10 s. (s.v.Cirambelli); Allgemeines Künstlerlexikon (Saur), XVIII, p. 496 (s.v. Chiaramella).

Vedi anche
castello architettura Presso i Romani il castellum era un’opera di fortificazione, generalmente di minore entità rispetto al castrum, lungo i confini dell’Impero. I castello erano temporanei o permanenti: i primi erano semplici ridotte, di forma circolare o quadrangolare, spesso senza baraccamenti per le truppe; ... primavera La prima delle quattro stagioni dell’anno (➔ stagione). primavera sacra Antico rituale (lat. ver sacrum) praticato in circostanze di particolare gravità (guerre, carestie, epidemie ecc.) da popolazioni dell’Italia preromana (Sabini, Picenti, Irpini ecc.), con cui si consacravano agli dei, soprattutto ... architettura L’arte di dare forma e realizzare spazi fruibili per le necessità dell’uomo. Da un ambito professionale tradizionalmente circoscritto alla sola arte del costruire, il concetto di architettura ha progressivamente definito e ampliato la sua specifica accezione all’arte dell’ideare e progettare arrivando ... Verona Comune del Veneto (206,7 km2 con 264.191 ab. nel 2008), capoluogo di provincia. La città è situata a 59 m s.l.m., al margine settentrionale della Pianura Veneta, ai piedi dei Monti Lessini e in prossimità dello sbocco della valle dell’Adige. Il nucleo antico, localizzato all’interno di una delle due ...
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francésco
francesco francésco agg. e s. m. [dal lat. tardo Franciscus, der. di Francus «franco1»] (pl. m. -chi), ant. – Francese: La terra che fé già la lunga prova E di Franceschi sanguinoso mucchio (Dante); i modi e le cadenze della prosa f. (D’Annunzio)....
détto
detto détto agg. e s. m. [lat. dĭctus, dĭctum]. – 1. In funzione di participio, oltre agli usi di dire, sono da notare le frasi: è presto d., si fa presto a dire, non è cosa tanto facile come sembra; propriamente d.; così d. (v. cosiddetto);...
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