GROOTE, Gerrit (Gerardo) de; più spesso Geert Groote
Fondatore del movimento dei Fratelli della vita comune, nacque a Deventer (Paesi Bassi) nell'ottobre 1340. Dopo aver studiato all'università di Parigi e a Praga, visse, fino dal 1366, alla corte papale di Avignone come delegato del magistrato di Deventer. Uomo di vasta cultura nel diritto canonico civile, nella teologia, nella medicina, nell'astrologia, menò dapprima vita mondana, fino a che improvvisamente, nel 1374, per l'influenza di Enrico di Calcar, si volse alla pratica dell'ascetismo. Dal 1377 al '79 visse in un convento di certosini presso Arnhem. Datosi poi, col permesso del vescovo di Utrecht, alla predicazione, eccitò alla penitenza e si scagliò violentemente contro gli eretici e contro la corruzione del clero, portando la sua parola infiammata a Zwolle, Kampen, Deventer, Zuften, Haarlem, Leida, Delft, Gouda, e Amsterdam, e destando dappertutto impressione enorme tra le masse. Nel 1383 i suoi nemici riuscirono a ottenere un editto vescovile che proibì la sua predicazione. Da allora in poi il suo influsso si restrinse a un piccolo numero di amici ed allievi.
Figlio fedele della Chiesa, fino alla sua morte egli si preoccupò soprattutto della riforma della vita morale e religiosa. Assai più tardi, quando l'influenza della sua dottrina perdette d'efficacia, molti suoi seguaci parteciperanno alla grande Riforma della quale egli è solo un precursore indiretto. La sua riforma prese un atteggiamento essenzialmente pratico-mistico e si attuò dapprima nella creazione di quelle "Case di vita comune", nelle quali fin dal 1374 si raccoglievano, sotto la guida del maestro, i suoi seguaci che si obbligavano, senza alcun voto speciale, a servire Dio con una vita di castità, di obbedienza e di laboriosità. Non volle dunque un nuovo ordine religioso, ma una libera associazione. La prima vera Casa per fratelli, ove anche G. passò gli ultimi suoi anni, data dal 1381. Per, consiglio dato da G. stesso morente (1384) ai suoi discepoli, in conseguenza dell'animosità sempre crescente da parte degli ordini mendicanti, che tentarono di far considerare l'associazione di G. come eretica, gli allievi di G. fondarono nel 1387 il convento di Wildesheim adottando la regola dei canonici regolari di S. Agostino. Più tardi questo convento, divenuto assai rinomato, fu casa madre di una fiorente congregazione con proprio capitolo. Grande fu l'influenza spirituale di G. nel sec. XV e anche fuori del cerchio dei suoi seguaci più diretti, perché gran numero di devoti rimanendo nel mondo, vivevano, senza avere un centro di riunione tra di loro, secondo le prescrizioni di G. e nello spirito di lui. Tra gli scritti di G. sono notevoli le lettere e le prediche.
Bibl.: G. Bonet-Maury, G. de G., Parigi 1878; Auger, Étude sur les mystiques des Pays-Bas au moyen-âge, Bruxelles 1892; J. G. Acquoy, Het klooster te Windesheim, Utrecht 1875 (in questo libro a pp. 15-58 la migliore biografia di G.; contiene pure la bibl. completa fino all'anno 1875). La bibl. dal 1875 al 1905 si trova in M. Schoengen, Jacobus Trajccti alias de Voecht, Narratio de inch. domus cleric. in Zwollis, Amsterdam 1908; Vita Magistri Gerardi Magni (autore Petrus Horn), in Nederlandsch Archief voor Kerkgeschiedenis, VI (1909), pp. 325-370; A. Hyma, The Christian Renaissance, History of the "Devotio Moderna"), Grand Rapids (Michigan) 1924, con appendice di testi, indicazione di fonti anche inedite e bibl. completa.