Fisher, Gerry (propr. Gerald)
Direttore della fotografia inglese, nato a Londra nel 1926. Il suo nome è legato a quello del regista Joseph Losey, per il quale ha lavorato dalla seconda metà degli anni Sessanta, puntando specialmente, attraverso procedimenti di sottrazione cromatica, sulle tonalità più raggelate del colore: tonalità che ben si adattano alle inquietanti personalità degli antieroi di Losey, molti dei quali di derivazione pinteriana. Dotato di una solida tecnica, ha alternato risultati di onesto artigianato professionale a progetti figurativi più ambiziosi. Nei primi anni Settanta ha introdotto una vena di raffinatezza intellettuale nel culto, tipicamente britannico, per il perfezionismo della tecnica fotografica.
Dopo aver lavorato per breve tempo come tecnico alla Kodak e nell'azienda aeronautica De Havilland, durante la Seconda guerra mondiale prestò servizio in marina. Nel 1946 entrò nel mondo del cinema, e per un decennio fu aiuto operatore negli studi della Alliance Riverside, della Shepperton Film e della British Lion. Dal 1957 al 1967 fu l'operatore di macchina di uno dei più validi direttori della fotografia inglesi della generazione precedente alla sua, Jack Hildyard (1908-1990), accanto al quale prese parte a grandi produzioni internazionali, da The bridge on the river Kwai (1957; Il ponte sul fiume Kwai) di David Lean a The sundowners (1960; I nomadi) di Fred Zinnemann, da Modesty Blaise (1966; Modesty Blaise, la bellissima che uccide) di Losey a Casino Royale (1967; James Bond 007 ‒ Casino Royale) di John Huston, Kenneth Hughes, Val Guest, Joseph McGrath e Robert Parrish. Fu Losey a offrirgli la possibilità di esordire come direttore della fotografia in Accident (1967; L'incidente), che venne molto apprezzato per l'uso 'estremo' del colore. Risultati ancor più interessanti ottenne in altri film dello stesso regista: The go-between (1971; Messaggero d'amore), ricco di suggestioni della pittura paesaggistica britannica; Mr. Klein (1976), costruito su un impasto fotografico quasi espressionista che materializza le ambiguità della vicenda. Vicino alla cultura teatrale britannica (nel 1969 aveva fotografato anche l'Hamlet di Tony Richardson), diede il meglio di sé nelle ambientazioni palladiane del Don Giovanni (1979), in cui un cromatismo fatto di intense pennellate di colore che spiccano sul bianco ricuce la distanza fra astrazione della materia operistica e tensione al realismo di Losey. Ma della sua collaborazione con Losey vanno ricordati anche Secret ceremony (1968; Cerimonia segreta), A doll's house (1973; Casa di bambola), The romantic Englishwoman (1975; Una romantica donna inglese), Les routes du Sud (1978; Le strade del Sud). Votato alla rappresentazione di atmosfere inquietanti, nello stesso periodo ottenne buoni risultati anche in film fantasy che puntavano sul mistero di ambientazioni naturali, come quelle ispirate al romanzo di H.G. Wells in The island of Dr. Moreau (1977; L'isola del dr. Moreau) di Don Taylor oppure, in seguito, nelle brumose atmosfere scozzesi in Highlander (1986; Highlander ‒ L'ultimo immortale) di Russell Mulcahy. Dopo la morte di Losey, F. ha tentato di ripercorrere la strada della messa in scena del perturbante, attraverso una analoga desaturazione del colore, nel thriller politico K (1997) di Alexandre Arcady. Tra gli altri registi con i quali ha collaborato vanno ricordati John Huston, Billy Wilder, Sidney Lumet e Gene Wilder.
H.A. Lightman, On location with H.G. Wells's 'The island of Dr. Moreau', in "American cinematographer", 1977, 8, pp. 846-51 e 860.