Vedi GERUSALEMME dell'anno: 1960 - 1994
GERUSALEMME (Yĕrūshālayim, ᾿Ιερουσαλήμ, τὰ ῾Ιεροσόλυμα, Ierusălem, Hierusălem)
I primi segni di insediamento umano nell'area della "Città Santa" sono rappresentati da pietre focaie e altri oggetti di artigianato preistorico trovati nelle regioni alluvionali a S-O della Città Vecchia; essi però non hanno alcun nesso con il centro abitato dell'èra storica.
Delle due colline che formano oggi la Città Vecchia di G., infatti, solo quella occidentale era allora abitata, soprattutto a causa della vicinanza dell'unica sorgente della regione, quella del Gōḥīn. Ritrovamenti archeologici nei pressi di questa fonte fanno assegnare quel centro abitato all'Età del Bronzo Antico (inizio del III millennio a. C.), ma esso rimase in efficienza per tutto il Bronzo Medio e Recente. Il nome di G. è derivato dalla forma verbale yārāh "pose" la prima pietra, cioè "fondò" e dal nome del dio semitico Shālēm; pare che fosse un centro religioso d'una certa importanza fin dall'epoca dei Patriarchi, essendo da identificarsi, a quanto sembra, con la città di Salem governata da Melchisedec, "sacerdote dell'altissimo Iddio" (Gen., xiv, 18-19); simile a questo infatti era il nome (Adonisedec) di colui che governava la città al momento della conquista di Giosuè. La popolazione della città cananea era un miscuglio di elementi hittiti e hurriti, ma nell'Età del Bronzo Recente la tribù predominante era quella dei Gebusei, che in quel periodo diedero il nome alla città. Dopo aver resistito alle tribù israelitiche condotte da Giosuè, G. rimase un piccolo isolotto cananeo circondato dalla tribù di Giuseppe; resistette ancora allà tribù di Giuda, fin quando non fu presa alla sprovvista e conquistata da David all'inizio del suo dominio sopra Israele unito (intorno al 1000 a. C.). Grazie alla sua indipendenza dalle tribù, G. costituiva una capitale ideale dell'intera nazione; David, trasferendovi l'Arca (v.), ne fece il centro religioso di Israele, e con le sue conquiste ne fece la capitale di un impero che si estendeva dal Mar Rosso all'Eufrate. Il figlio Salomone (961-922 a. C.) arricchì la città con le sue imprese commerciali e per mezzo di forti tasse (I Re, x, 27-29). Egli inoltre ampliò la città verso N con l'aggiunta di un quartiere di palazzi; l'erezione del Primo Tempio, infine, trasformò in maniera definitiva G. nel centro religioso della fede giudaica. G. rimase la capitale di Giuda sotto la dinastia davidica fino alla sua distruzione avvenuta per opera di Nabucodonosor re di Babilonia nel 506 a. C. Nonostante che dopo la separazione di Israele da Giuda il suo territorio fosse molto più esiguo, essa continuò a mantenere la posizione di centro spirituale di Israele, il luogo in cui svolgevano la loro attività i grandi profeti, da Amos a Geremia ed Ezechiele, i quali predicarono colà il loro messaggio di una religione più pura, di giustizia socia.le e di pace per tutta l'umanità.
A causa delle ripetute distruzioni e ricostruzioni, i resti artistici e archeologici del periodo più antico della storia di G. non sono numerosi: essi consistono in ruderi di mura con torri, una tomba a due piani scavata nella roccia, scoperta nel 1914 nella "città di David" e attribuita a questo re. Altre tombe, costruite su imitazione dei monumenti egizi e sempre scavate nella roccia, furono scoperte nella Valle del Cedron (v. più avanti). Altra importante opera di ingegneria, celebrata da un iscrizione, era la galleria aperta sotto la città di David dal re Ezechia (intorno al 702 a. C.), per mezzo della quale le acque del Gīḥōn erano deviate dalla sorgente e condotte nella città. Gli edifici principali, compresi il palazzo e il Tempio, sono completamente scomparsi; un'idea del Tempio però possiamo formarcela confrontando il tempio siriano, di poco posteriore, scoperto a Tell Tayinat e costituito dagli stessi elementi, e cioè vestibolo, sala e sancta sanctorum (děbīr). Gli avorî rinvenuti a Megiddo e a Samaria sono altrettanti esempî di quella che doveva essere la decorazione del tempio, con motivi di cherubùii e di palme; le tavole trovate a Ugarit e a Cipro ci mostrano quali potevano essere i mobili sacri allora in uso; i capitelli di tipo assiro sembrano del resto rassomigliare alle due colonne sacre Yākīn e Bo‛az.
Dopo un intervallo di cinquant'anni, i Giudei esiliati tornarono dalla loro prigionia babilonese, sotto la protezione del re persiano; essi ripristinarono il Tempio (519 a. C.) e restaurarono le mura (452 a. C.); G. divenne così la capitale della provincia autonoma di Giuda, retta con regime teocratico, alla testa del quale stava il Grande Sacerdote. Questo stato di cose si protrasse sino all'epoca ellenistica sotto il dominio tolemaico (319-198 a. C.); quando però la città passò sotto il dominio dei Seleucidi, scoppiarono conflitti tra i fautori dell'ellenismo (che volevano costruire una nuova città vicino a quella antica e darle il nome di Antiochia) e il resto della popolazione. L'intervento del re Antioco IV in favore degli ellenizzanti portò alla sconsacrazione del Tempio e a una persecuzione religiosa che fu causa della rivolta dei Maccabei. Dopo due anni di lotta il Tempio venne purificato e riconsacrato da Giuda Maccabeo nel 165 a. C. Nel 152 a. C. il fratello di Giuda, Gionata, fu eletto Grande Sacerdote e G. divenne così la capitale della dinastia Asmonea la quale a poco a poco estese il proprio potere su tutta la Palestina. Nel 141 a. C. cadeva Akra, la fortezza del partito greco della citta e le opere fortificate che ivi si trovavano vennero utilizzate come base per il palazzo asmoneo. L'indipendenza asmonea durò sino al 63 a. C., fino a quando, cioè, il generale romano Pompeo approfittò di una lotta nell'interno della stessa G. per occupare la città e distruggere il Tempio. Nel 37 a. C. gli Asmonei furono soppiantati dal re Erode, che continuò a regnare sotto il controllo romano sino al 4 a. C.; egli costruì il Tempio e la vicina fortezza, cui diede il nome di Antonia in onore di Marco Antonio; si fece inoltre costruire un palazzo nell'estremità nord-occidentale della città, protetto da tre alte torri. Il nipote Agrippa I (41-44 d. C.) aggiunse ai due già esistenti un altro ordine di mura. La sostituzione, nell'amministrazione del potere, dei governanti locali con procuratori romani, e il fermento messianico che caratterizzano questo periodo, condussero a una rivolta contro i Romani (66-70), la quale terminò con l'assedio della città per opera di un esercito condotto da Tito e con la distruzione sia della città che del Tempio.
Grazie alla loro solidità e alla relativa modernità, i ruderi del periodo del secondo Tempio sono più numerosi e meglio conservati che non quelli del primo. Essi comprendono i grandi muri dì sostegno della spianata del Tempio (che toccavano i 41 di altezza e che ora ne misurano 25), costruiti con grandi blocchi di pietra, che presentano la decorazione a doppio margine caratteristica dell'età erodiana. Gli ingressi meridionali del Tempio, con le loro interessanti porte dalla vòlta a botte sono tuttora intatti, così come i resti dei due ponti ("l'Arco di Wilson" e "l'Arco di Robinson") che mettono in comunicazione il centro della città col Tempio. Nell'angolo N-O della spianata rimangono i resti della fortezza Antonia; altri resti dello stesso periodo sono: le basi delle mura asmonee intorno al "Monte Sion", il "Terzo Muro" a N della città e la base di una delle colonne erodiane in prossimità del palazzo. Questa base di colonna misura ancora 20 m di altezza e rappresenta probabilmente i resti della torre "Fasaele", popolarmente detta "Torre di David".
Altri resti dello stesso periodo sono numerose tombe ricavate dalla roccia nei dintorni della città, a N e a E (v. più avanti Tombe dei Re e Valle del Cedron): recentemente sono state scoperte altre tombe, tra cui una a O della città, risalente al periodo maccabaico e decorata con pitture che rappresentano navi.
Dopo essere rimasta per due generazioni in rovina, G. fu ricostruita dall'imperatore Adriano come colonia romana, col nome di Aelia Capitolina, ma prima l'imperatore dovette soffocare un'altra rivolta degli Ebrei (la rivolta di Bar Kōsebā, 132-135).
La città romana venne costruita secondo la pianta usata per tutte le colonie romane, con due strade che si intersecavano, un Foro, un Campidoglio, un acquedotto, terme pubbliche, un teatro, ecc. L'influenza di questa pianta è tuttora visibile nella disposizione della Città Vecchia quale è oggi. Dopo alcuni secoli privi di storia, G. tornò alla gloria come Città Santa quando l'Impero Romano adottò sotto Costantino il cristianesimo. L'imperatore e la madre Elena sgombrarono il luogo in cui era avvenuta la Crocifissione e vi eressero là chiesa della Resurrezione, poi costruirono un altra chiesa (l'Eleona) sul Monte degli Ulivi, e ben presto ne sorse un'altra sul Monte Sion. Nel V sec. l'imperatrice Eudossia fece erigere la chiesa di S. Stefano, e nel VI l'imperatore Giustiniano costruî la nuova chiesa della Theotòkos.
I più importanti resti della storia artistica e architettonica di G., dopo la ricostruzione per opera di Adriano, sono i frammenti di un arco trionfale (il cosi detto Arco dell'Ecce Homo).
Bibl.: G. A. Smith, Jerusalem, I-II, Gerusalemme 1907-1908; L. Dressaire, Jérusalem à travers les siècles. Historie, Archéologie, Sanctuaires, Parigi 1921; G. Dalman, Jeusalem u. s. Gelände, Gütersloh 1930; F. P. Hollis, The Archaeology of Herod's temple, Londra 1934; J. Simons, Jerusalem in the Old Testament, Leida 1952; B. Bagatti, Gli antichi edifici sacri di Betlemme, Gerusalemme 1952; S. Corbert, Some Observations on the Gateways to the Herodian Temple in Jerusalem, in Palestine Exploration Quarterly, 1952, pp. 7-14; L. H. Vincent - A. M. Steve, Jéusalem de l'Ancient Testament, I-III, Parigi 1954-56; L. H. Vincent-F. M. Abel, Jéusalem, 4 voll., Paigi 1912-1926; Sēfer Yěrūshālayim ("Il libro di G."), Gerusalemme 1955; M. Aline de Sion, La forteresse Antonia, Gerusalemme 1956.
(M. Avi-Yonah)
Tomba detta di "Erode". - Questa tomba monumentale fu scoperta nel 1892 a O della Città Vecchia di G., su una collina che dà sullo Stagno del Sultano. È costituita da un cortile ricavato nella roccia, un'entrata protetta da una pietra girevole, e quattro stanze sepolcrali chiuse da porte e sistemate intorno ad una stanza centrale. La particolarità di questa tomba consiste nel fatto che, sebbene sia ricavata nella roccia, i muri sono stati rivestiti di lastre sottili di pietra, che imitano l'aspetto dei muri effettivamente costruiti di pietre. Al momento della scoperta, furono trovati diversi sarcofagi nell'interno della tomba, nella quale soffitti e pareti erano decorati con motivi floreali in uno stile simile a quello dei portici di tombe in altri monumenti della necropoli di Gerusalemme. Scavi posteriori misero in luce, in prossimità della tomba, le basi di due strutture, parte costruite e parte ricavate dalla roccia, che potrebbero essere di monumenti funerari, paralleli a quelli delle Tombe dei Re. Giuseppe Flavio menziona due volte nella sua Guerra Giudaica (v, 1o8, 507), i "monumenti di Erode presso la località chiamata Stagno del Serpente". Essendo stato quest'ultimo generalmente identificato con lo Stagno del Sultano, bisognerebbe concludere che questo è il monumento a cui quei passi si riferiscono. Dal momento però che noi sappiamo che Erode fu sepolto nel suo castello Herodium a S-E di Betlemme, il monumento in questione potrebbe essere solo una tomba eretta dal re per la sepoltura dei familiari.
Bibl.: C. Schick, in Quarterly Statement of the Palestine Exploration Fund, 1892, pp. 115-9; R. A. S. Macalister, ibidem, 1901, pp. 397-402.
(M. Avi-Yonah)
Tombe dei Re. - Le Tombe dei Re costituiscono il più grande dei complessi sepolcrali trovati nelle vicinanze di G. e appartenenti all'epoca del Secondo Tempio. Esse si trovano circa 800 m a N delle attuali mura della Città Vecchia; a causa del loro aspetto inconfondibile, ai tempi di Giuseppe Flavio, e fino al V sec. d. C., esse servivano da punto di riferimento. Questo complesso di tombe è costituito da una scalinata lunga 30 m e larga 9, tutta tagliata nella roccia; in fondo ad essa si trovano due cisterne. La scala immette, per mezzo di una porta ad arco, ricavata nella roccia, in un cortile di 27 m per 26. Alla tomba vera e propria si accede attraverso un atrio, che una volta era suddiviso da due colonne con capitelli ionici. La facciata soprastante all'atrio portava in rilievo una ghirlanda di foglie di ulivo, in cui erano intrecciati varî frutti; sopra di questa, un fregio dorico con metope e triglifi, interrotto al centro da due festoni, e un triplice grappolo d'uva, probabilmente simbolico. Tutto questo lavoro di ornato è di esecuzione piatta, che si ricollega all'arte ebraica quale era verso la fine del periodo del Secondo Tempio. L'interno dell'atrio porta alcuni segni che testimoniano di un meccanismo per la chiusura automatica delle porte. Anche la tomba vera e propria è protetta da una pietra girevole; nell'interno si trovano sei celle sepolcrali disposte su due piani, ciascuna di circa 50 posti, alcuni in arcosolî, altri in sarcofagi od ossuarî. Un sarcofago (ora al Louvre), reca sul coperchio decorazioni con motivi di frutti; un altro reca l'iscrizione (in siriaco e in aramaico) "Regina Sadan". Le tombe furono scoperte nel 1864 dal de Saulcy, il quale riteneva fossero quelle dei re di Giuda; gli studiosi moderni invece le ritengono il mausoleo della famiglia reale di Adiabene (Ant. Iud., xx, 4, 3). Una volta, sopra di esse si ergevano tre piramidi, di cui una almeno aveva forma conica, come si può rilevare dall'osservazione dei ruderi.
Bibl.: L. H. Vincent,-A. M. Stève, Jéusalem de l'Ancient Testament, Parigi 1954, pp. 346-362; M. Kon, Le tombe dei Re, Gerusalemme 1943 (in ebraico).
(M. Avi-Yonah)
Valle del Cedron. - Questa valle, che si estende a E di G., tra la città e il Monte degli Ulivi (Ioseph., Bell. Iud., v, 70), sin dai primi tempi venne adibita a necropoli dell'antica G.; già Assalonne si era fatto costruire una tomba nella "Valletta dei Re", come allora veniva chiamata la parte centrale del Cedron (II Sam., xviii, 18); le scoperte archeologiche hanno confermato questa affermazione. Le prime tombe del luogo comprendono la "Tomba della Figlia del Faraone", un cubo monolitico sul quale una volta posava una piramide. Un'altra tomba porta un'iscrizione in tre versi, che ci fanno sapere che quello era il luogo di sepoltura di un amministratore reale. I principali monumenti rimasti risalgono però all'epoca del Secondo Tempio, e comprendono, in ordine cronologico: 1) la "Tomba dei Benē Hezir", nota famiglia di sacerdoti; l'attribuzione si basa su un iscrizione dell'architrave. Questa tomba è costituita da un complesso di celle di sepoltura e da una facciata del tipo a doppia antis; la facciata è in puro stile dorico. Si hanno prove dell'esistenza di una sovrastruttura a forma di piramide accanto alla facciata. La tomba viene attribuita al 150-100 circa a. C. 2) La così detta "Tomba di Zaccaria". È una struttura monolitica a forma di cappella egizia, con colonne ioniche all'esterno. Si tratta effettivamente di un monumento sepolcrale (nefesh) appartenente ad una tomba non ancora scoperta, e risale agli ultimi 50 anni a. C. 3) La "Tomba di Assalonne" e la "Tomba di Giosafat". Sono in effetti parti di uno stesso complesso essendo la prima la camera sepolcrale del capo della famiglia, e la seconda un insieme di camere sotterranee recanti un frontone scolpito. La "Tomba di Assalonne" è un monumento di 20 m di altezza e con una base quadrata; scavata nella roccia, ornata di colonne ioniche sormontate da un fregio dorico e coronate da una cornice di tipo egiziano; suil tutto poggia una struttura a forma cilindrica nella parte inferiore e conica in quella superiore, che funge da tetto. Questa tomba è del principio del I sec. a. C.
Bibl.: L. H. Vincent-A. M. Stève, Jérusalem de l'Ancient Testament, I, Parigi 1954, pp. 331-342, tavv. LXVI-LXXII; N. Avigad, Antichi monumenti nella Valle di Kidron, Gerusalemme 1954 (in ebraico).
(M. Avi-Yonah)