GERVASIO e PROTASIO, Santi
, Protomartiri e patroni di Milano. I ricordi di questi due santi non risalgono oltre la prima metà del sec. IV e il loro martirio, certo anteriore, non può essere fissato nel tempo. S. Ambrogio (Patr. Lat., XVI, col. 1020 segg.) narra come, dovendosi dedicare in Milano la basilica poi detta ambrosiana, egli, per segni avuti, fece scavare (386) il terreno di fronte alla basilica dei santi Felice e Nabore e ritrovò così i resti dei due martiri. Le reliquie furono allora traslate con grande solennità nella nuova basilica che da esse veniva prodigiosamente consacrata. L'avvenimento giunse a buon punto per chiudere l'aspra tensione sorta fra Ambrogio da una parte, Valentiniano e Giustina dall'altra, a proposito del possesso d'una almeno delle basiliche milanesi che l'imperatore voleva consegnata agli ariani.
Alla fine del sec. V o agl'inizî del VI risale una leggenda in forma di lettera, redatta probabilmente a Ravenna e attribuita a S. Ambrogio (Patr. Lat., XVII, col. 821 segg.), secondo la quale G. e P. sarebbero stati figli gemelli dei Ss. Vitale e Valeria patrizî ravennati. Martirizzati questi, i due fratelli, ceduti i loro beni ai poveri e affrancati gli schiavi, si sarebbero recati a Milano ove, rifiutatisi di sacrificare agli dei, sarebbero stati fatti uccidere dal comes Astasio: il martirio sarebbe avvenuto un 19 giugno (del primo secolo). La leggenda non ha alcun fondamento. I due santi, il culto dei quali è diffuso anche in Francia, sono stati arbitrariamente interpretati come trasposizione cristiana dei Dioscuri.
Bibl.: Quella citata in H. Leclercq, Dictionnaire d'archéologie et de liturgie chrétiennes, VI, coll. 1231-1239.