GETTO (fr. coulée; sp. colada; ted. Giessen; ingl. casting)
Architettura. - Nella costruzione edilizia, il primo tentativo di realizzare un elemento costruttivo (muro) per mezzo del getto di una materia plastica in rudimentali forme di legno, fu certo quello delle primitive costruzioni di argilla impastata con materie filamentose (paglia, alghe, ecc.); procedimento del resto ancora in uso presso popoli allo stato primitivo o presso alcune popolazioni agricole. La vera costruzione monolitica ottenuta con il getto di grandi masse di conglomerati (calce, sabbia, pozzolana, pietrisco), è caratteristica dell'epoca imperiale romana, che l'applicò su vasta scala, oltre che nelle strutture murarie del piedritto, anche e soprattutto nelle grandi coperture a vòlta. Questa tecnica, che ha contribuito largamente a darci la grandiosa, spaziale architettura romana, è la precorritrice delle moderne strutture cementizie a getto (v. cemento armato).
Con l'avvento del cemento e dei suoi conglomerati, armati o no, il getto è divenuto una delle più comuni operazioni della costruzione edilizia, e in certi casi da questa tecnica costruttiva scaturiscono vere e proprie forme plastico-strutturali. Difatti questi impasti cementizî (specie con il tipo di cemento cosiddetto fuso), immessi nelle casse-forme, si adattano su tutte le modellature assegnate alle strutture da esigenze statiche definite dal calcolo. Questo speciale senso plastico può soprattutto riscontrarsi nei ponti in cemento armato e in molti edifici industriali, come hangar, silo, pontili, incastellature di sostegno di gru, ecc.
Anche nel campo delle abitazioni, oltre alle solite ossature portanti, si contano oggi parecchi tentativi per fabbricati con murature completamente di getto, colate con conglomerati cementizî speciali (di materiale inerte leggiero ed economico), tanto che l'edificio finisce col divenire una vera e propria struttura monolitica. Ma la costruzione di getto non ha avuto soltanto applicazioni nell'ossatura degli edifici. Frequenti sono i casi di elementi architettonici o decorativi isolati eseguiti con tale sistema. Vi ha appartenuto la costruzione in ghisa che qualche sviluppo ha avuto nel secolo scorso ed è ora quasi totalmente abbandonata; e grande diffusione ebbe pure la finta pietra ottenuta con calcestruzzi di cemento formato fuori d'opera in appositi stampi. La mancanza di sottosquadri e la grossolanità della superficie dà però quasi sempre agli elementi così ottenuti un carattere di volgarità e d'incompleta rifinitura; mentre il nudo getto cementizio di ampie superficie assume spesso nell'architettura di oggi grandiosi aspetti monumentali Ga. M.
Scultura. - Ottenuta la forma di gesso ricavata dall'originale, di una scultura da riprodurre (v. forma), i varî pezzi della forma stessa vengono liberati dall'argilla, completandone con acqua la perfetta pulitura, indi si bagnano con una soluzione di potassa per impedire al gesso del getto di aderire a quello della forma. Si prepara, se sia necessario, l'armatura che dovrà sostenere il getto, la quale può essere di legno o di ferro. Se di legno, è necessario bagnarla per prevenire le distorsioni e i gonfiamenti che spezzerebbero il gesso; se di ferro, è bene verniciarla con bitume affinché non faccia la ruggine, che presto risalirebbe alla superficie. Si dispone l'armatura al suo posto, sí nettano bene sugli orli i pezzi della forma, indi se ne pennella l'interno con gesso bianco, accostandoli poi con precisione, chiudendoli con cura e legandoli per mantenerli a posto. Ciò fatto, si versa nel cavo altro gesso agitando la forma per farlo aderire in modo uniforme alle pareti; infine si libera il getto distruggendo la forma. Se la potassa fu bene applicata, la pennellatura rossa dovrà saltar via in piccoli pezzi, staccandosi con facilità. L'opera è così tradotta in gesso, e l'artista può perfezionarla con raspe bucate, lime a pollice o raspini, carta vetrata, ecc.
Per getto in metallurgia v. fusione.