GETZ, Stanley, detto Stan
Tenorsassofonista statunitense di jazz, nato a Filadelfia il 2 febbraio 1927, morto a Malibu il 6 giugno 1991. Iniziato da giovanissimo lo studio del fagotto e del contrabbasso presso la James Monroe High School di New York, dove la sua famiglia si era trasferita agli inizi degli anni Trenta, optò ben presto per il sax tenore; dopo le prime esperienze dixieland con J. Teagarden, militò nel 1944 nell'orchestra di Kenton e quindi in quelle di J. Dorsey e B. Goodman. Nel 1945 si accostò al be bop e incise con il sestetto del trombonista Kai Winding, comprendente il trombettista Sh. Rogers e il batterista Sh. Manne, alcuni tra i più significativi documenti del bop bianco: Sweet miss, Loaded, Grab your axe, Max e Always; del 31 luglio 1946 sono, poi, altri quattro brani incisi dai Be Bop Boys, un quartetto che formò con il pianista H. Jones, il bassista C. Russell e il batterista M. Roach: Opus the bop, And the angels swing, Running water e Don't worry 'bout me.
Il trasferimento in California (1947) doveva rivelarsi decisivo per la sua carriera: a Los Angeles incontrò l'arrangiatore G. Roland, il quale, all'interno dell'orchestra del trombettista T. De Carlo, costituì un gruppo di quattro sassofonisti tenori con G. − che venne poi immediatamente ingaggiato da W. Herman −, J. Giuffre (che fu in seguito sostituito dal baritonista S. Chaloff), Z. Sims ed H. Steward.
I Four brothers, come venne chiamato questo quartetto interno all'orchestra di Herman, si richiamavano a L. Young ed elaborarono un linguaggio aderente alla linea cool che con Tristano, Davis, Gil Evans, Mulligan e Brubeck si era ormai imposta nel jazz moderno. Con Herman, G. registrò alcuni tra i massimi esempi del jazz orchestrale; suoi interventi di rara suggestione sono nei brani Early autumn (1947 e quindi 1948), Keen and peachy, Four brothers (1947) e That's right e Keeper of the flame (1948, anno in cui Steward era stato sostituito da Al Cohn). Nel 1949 G. lasciò l'orchestra e l'8 aprile incise per la ''New Jazz'', con un ottetto di ben cinque sax tenori (Cohn, Sims, A. Eager e B. Moore) Battleground, Four and one Moore, Five brothers e Battle of the saxes; il 2 maggio registrò per la ''Savoy'' quattro brani con un altro ottetto (oltre ai fidi Cohn e Sims, il trombonista E. Swope, il pianista D. Jordan e il chitarrista J. Rainey): Stan gets along, Stan's mood, Slow e Fast. Tuttavia è in quartetto (specie con il pianista Al Haig) che G. è riuscito a esprimersi compiutamente, in particolare con l'organico del 1949-50, tanto che le incisioni effettuate con questo complesso per la ''Prestige'' e per la ''Roost'' sono unanimamente considerate tra le massime espressioni del jazz bianco di tutti i tempi.
Dopo una tournée in Scandinavia nel 1951, venne ingaggiato da N. Granz per il Jazz at the Philharmonic e cominciò a registrare per la Verve, la casa discografica dell'impresario. Del 1952 è Stan Getz plays, in quintetto con Jordan e Rainey, contenente eccezionali interpretazioni di Stella by starlight, Time on my hands, 'Tis autumn, Stars fell on Alabama e Thanks for the memory. Seguono la registrazione del concerto allo Shrine Auditorium di Los Angeles (8 novembre 1954), in quintetto, e altri dischi notevoli (Interpretations, Stan Getz and the ''cool'' sounds e West coast jazz, quest'ultimo con il trombettista C. Candoli, il pianista Lan Levy, il bassista L. Vinnegar e il batterista Max Roach).
Coincide con questo grande fervore di lavoro il periodo più triste della vita di G.: contratto il vizio della droga, tentò una rapina in una farmacia di Seattle con una pistola giocattolo e venne arrestato; emigrato in Svezia, vi registrò un disco con un quartetto locale. Ammalatosi di polmonite e di pleurite, smise di suonare per sei mesi, riuscendo a guarire e a disintossicarsi. Nel novembre 1956 incise The steamer a Los Angeles, con Levy, Vinnegar e il batterista St. Levey; dell'agosto 1957 è Award winner, contenente un ispirato Where or when, registrato con il medesimo quartetto. Del periodo 1956-58 sono alcuni incontri con grandi jazzisti, che dettero luogo a varie fortunate incisioni: una seduta con Gillespie (una prima aveva avuto luogo alla fine del 1953), altre con il chitarrista H. Ellis e il trombettista Ray Eldridge, col pianista O. Peterson, col trombonista Jay Jay Johnson, con Mulligan e con Baker.
Dopo l'incisione del non troppo convincente Focus (1961), G. raggiungeva il successo commerciale in tutto il mondo con una serie di dischi di jazz samba, gradevole mescolanza di jazz e bossa nova: Jazz samba (1962) col chitarrista Ch. Byrd, che includeva due popolari composizioni di Jobim, Desafinado e Samba de una nota so, e quindi Big band bossa nova (1962) con arrangiamenti di G. McFarland, e, nel 1963-64, varie incisioni con Jobim, Bonfa, A. Gilberto e L. Almeida. Di ben altro livello artistico si rivelavano i dischi registrati con B. Evans (1964), G. Burton (1966) e Ch. Corea (1967); altre buone incisioni di questo periodo sono Captain Marvel e Portrait (1972), The master e The peacocks (1975). È comunque indiscutibile che il periodo aureo di G. sia da porre tra il 1947 e il 1958.
Dotato di una voce strumentale di sublime purezza, che gli valse il soprannome di The Sound, G. rinnovò il proprio linguaggio alla luce della lezione dei boppers, orientandosi però ben presto verso il cool jazz, a lui assai più congeniale. Il suo punto di riferimento primario fu L. Young, ma nella sua formazione un peso non indifferente dovettero esercitare G. Auld e V. Musso, nonché i sassofonisti dixieland (e non tanto Freeman, quanto Caiazza e soprattutto E. Miller), almeno dal punto di vista della voce strumentale. È giustamente considerato il più grande tenorsassofonista bianco del jazz moderno.
Bibl.: R.G. Reisner, The jazz titans, New York 1960; M. James, Ten modern jazzmen: an appraisal of the recorded work, Londra 1960; L. Feather, S. Getz, in AA.VV., I grandi del jazz, Milano 19792; H. Hellhund, Cool jazz: Grundzüge seiner Entstehung und Entwicklung, Mainz 1985.