GHANA
(App. III, I, p. 744; IV, II, p. 56)
Popolazione. - Il censimento del 1984 ha rilevato una popolazione di 12.296.081 ab. con una densità di 51 ab./km2, con un incremento di 3.736.768 ab. rispetto al precedente censimento (1970), pari a un tasso medio annuo del 30‰. Nel periodo 1984-89 il tasso di accrescimento annuo ha continuato a mantenersi elevato (3,3%), cosicché quello demografico rimane uno dei problemi più gravi del paese. Per il 1990 le stime ONU fanno salire la popolazione a 15.028.000 ab., con una densità di 63 ab./km2. Una conseguenza di questo fenomeno è l'inversione delle correnti migratorie, un tempo provenienti dai paesi vicini più poveri e poi trasformatesi in correnti in uscita verso la Nigeria, interessata dal boom petrolifero. Ma nel 1982, in seguito alla caduta delle vendite di petrolio, la Nigeria ha espulso 1,2 milioni di lavoratori del G., creando ulteriori problemi occupazionali a questo paese.
Nel corso degli anni Ottanta l'agricoltura si è sensibilmente potenziata, è continuato l'esodo rurale che ha fatto ulteriormente crescere la popolazione urbana (salita al 33% nel 1989). Attorno ad Accra (949.100 ab.) si è formato un agglomerato urbano di oltre un milione e mezzo di ab., mentre anche Kumasi, capoluogo dell'Ashanti, sfiora ormai il mezzo milione; le città con più di 100.000 ab. sono salite a 6 (Sekondi-Takoradi, Tamale, Bolgatanga, Wa, Asamanchese e Sunyani). I cristiani, per lo più protestanti, superano ormai la metà della popolazione (52%), ma a spese degli animisti (35%) hanno guadagnato anche i musulmani (13%). La politica di scolarizzazione perseguita dal governo ha ridotto l'analfabetismo al 40% (1990).
Condizioni economiche. - Con un PIL di 390 dollari pro capite (1990) il G. è ancora un paese molto povero. Il declino delle risorse aurifere e diamantifere si è accompagnato con la crisi della produzione di cacao, di cui il G. è stato il massimo produttore mondiale fino al 1978. La grave instabilità politica da cui è stato travagliato non ha permesso un efficace controllo dell'economia, la cui situazione permane critica, nonostante l'associazione alla CEE con il trattato di Lomè e l'ingresso nella CEDEAO con il trattato di Lagos (1975).
Gli addetti all'agricoltura rappresentano ancora il 52% della popolazione attiva (1986), ma solo il 4,8% della superficie è coltivata a seminativi e un altro 7,2% a colture legnose permanenti, mentre il 14,2% è destinato ai prati e ai pascoli, e il 34,4% alle foreste.
Al fabbisogno alimentare concorrono, accanto alla manioca, al miglio e al sorgo, sempre più il mais (5,5 milioni di q nel 1990) e il riso (810.000 q). Le cooperative di autoconsumo non hanno dato però i risultati sperati, per l'insufficiente assistenza tecnica e finanziaria.
La monocoltura del cacao è entrata in crisi nel corso degli anni Settanta per l'invecchiamento delle piantagioni, con conseguente caduta delle rese unitarie, in concomitanza con la diminuzione del prezzo sul mercato mondiale e la concorrenza sempre più agguerrita della Costa d'Avorio e del Brasile. È stato così che il G. ha fortemente ridotto la sua produzione (da 4,5 milioni di q del 1972 a 2,4 del 1990) ed è stato costretto ad affrontare una politica di diversificazione colturale, che puntava sulle colture minori del caffè, della palma da olio e da cocco e su nuove colture, come il tabacco, l'ananas, gli agrumi (soprattutto i limoni) e il pomodoro. Le utilizzazioni forestali sono proseguite a un livello assai elevato (17,2 milioni di m3 di legnami pregiati nel 1989, contro 9,8 nel 1974), nonostante che inizino a rendersi evidenti i danni delle deforestazioni. Nella fascia arida settentrionale hanno fatto progressi gli allevamenti ovini e caprini, mentre quello bovino è rimasto stazionario, come pure la pesca, nonostante l'acquisto di motopescherecci moderni.
Il settore minerario registra sempre al primo posto l'estrazione dell'oro (16.562 kg nel 1990), mentre è in via di esaurimento quella di diamanti. Grandi speranze sono riposte nei giacimenti auriferi di Tarkwa, che si stanno rivelando superiori a quelli sudafricani. Il manganese (364.000 t nel 1990) dipende dalle alterne vicende del mercato mondiale, mentre le bauxiti sono lavorate dall'impianto di Tema. Modesti risultati hanno dato finora le prospezioni petrolifere nell'off-shore.
Le industrie manifatturiere possono far affidamento sulle cospicue risorse idroelettriche messe a disposizione dal Volta River Project (4,7 miliardi di kWh nel 1988), che alimentano anche esportazioni nei paesi vicini. Lo stato tende però a controllare con partecipazioni di maggioranza le imprese straniere. Oltre alla raffineria di petrolio e alla fabbrica di alluminio sono sorte a Tema (a 20 km da Accra) industrie tessili, del cemento e una fonderia di rottami di ferro. Stazionario è il movimento turistico.
Nella bilancia commerciale il cacao rappresenta ancora i tre quinti delle esportazioni, seguito dall'oro (18%), dal manganese e dal legname. Massimi partners commerciali sono gli Stati Uniti e il Regno Unito, ma notevoli sono gli scambi avviati con la Nigeria. Il debito complessivo nel 1989 si aggirava sui 3100 milioni di dollari.
Nonostante vada segnalato qualche progresso nelle costruzioni stradali, la rete delle comunicazioni interne rimane insufficiente. Buoni sono invece gli impianti portuali di Tema (per le importazioni) e di Takoradi (per l'imbarco di legname e minerali), che smaltiscono l'ingente commercio estero.
Bibl.: M. Remy, Ghana aujourd'hui, Parigi 1977; T. Killick, Development economics in action. A study of economics politics in Ghana, Londra 1978; Ghana, in Africa South the Sahara, ivi 1992.
Storia. - In un contesto di grave crisi economica, I.K. Acheampong tentò di associare i civili al regime militare, senza però ricostituire i partiti (Union Government), ma incontrò opposizioni diffuse finché, nel luglio 1978, un rimpasto di vertice lo sostituì con F. Akuffo. Questi promosse un ritorno al governo civile e legalizzò i partiti, ma il tardivo riformismo del regime non evitò uno scoppio di rabbia popolare verso fallimenti e corruzione del gruppo dirigente.
Alla testa del movimento vi era un gruppo di giovani ufficiali, diretti dal sottotenente J. Rawlings, che assunse il potere col golpe del 4 giugno. Lo Armed Forces Revolutionary Council (AFRC) scatenò un moto di ''giustizia popolare'' contro la corruzione, che culminò nella fucilazione di 8 esponenti dei passati regimi, fra cui A.A. Afrifa, Acheampong e Akuffo. Il previsto ritorno al governo civile ebbe però luogo regolarmente con le elezioni del 18 giugno, vinte dal People's National Party di H. Limann, che divenne presidente della Repubblica. Ma il nuovo governo, minato da divisioni interne e incapace di fronteggiare la crisi economica e l'aumento esponenziale dei prezzi, fu ben presto screditato da scandali e corruzione, finché con un nuovo colpo di stato (31 dicembre 1981) Rawlings abolì la Costituzione e i partiti, assumendo il potere come presidente di un Provisional National Defence Council (PNDC) composto da militari e civili, presto affiancato da un gabinetto civile.
La creazione della rete delle People's Defence Committees (PDC), che assunsero vasti poteri in campo politico-amministrativo, comportò un vero sovvertimento nella gerarchia costituita e un mutamento di mentalità politica in senso partecipativo. Ma gli eccessi di zelo ''rivoluzionario'' e la progressiva esautorazione del sistema giudiziario ufficiale provocarono critiche diffuse e interventi limitativi del vertice. Il dissenso per la sterzata a sinistra del regime (in politica estera posizioni anti-occidentali, stretti legami con la Libia e nel 1984-87 col Burkina Faso di Th. Sankara, che s'ispirava all'esperienza del G.) causò defezioni dal PNDC e dall'esercito e una costante instabilità: particolarmente gravi l'attacco dei fuoriusciti in Togo nel 1983 e i fatti del 1985 e 1986 (tensione col Togo) e 1987. A più riprese studenti, chiese e sindacati criticarono il regime in materia di diritti umani e di politica economica. La ''Rivoluzione verde'', con mire di autosufficienza, subì i contraccolpi della siccità e del rientro di un milione di Ghanesi espulsi dalla Nigeria (1983). L'impennata dei prezzi, il mercato nero, la pauperizzazione generale e il disfacimento dei servizi essenziali determinarono una svolta pragmatica nel PNDC, con un'apertura al capitale occidentale e un accordo con la Banca Mondiale (fine 1983). Seppure a spese di certe aspettative rivoluzionarie, grazie all'impegno del regime nell'ottemperare ai requisiti del FMI (svalutazione, riduzione della spesa pubblica, ecc.) e al nuovo accordo triennale stipulato nel 1987, l'economia aveva conosciuto una certa ripresa. A partire dal 1984 la struttura amministrativa ha visto riforme volte a controllare e stabilizzare la rete dei PDC, rinominati Committees for the Defence of the Revolution (CDR). Elezioni locali, le prime nella storia del regime, si tennero nel dicembre 1988, per eleggere assemblee distrettuali, primo passo, in teoria, verso un'assemblea nazionale che dovrebbe sostituire il PNDC. In pratica il regime manteneva un controllo rigido anche su questi organi rappresentativi (1/3 dei membri nominati dal governo) e non pareva molto disposto ad accogliere le diffuse aspirazioni a una maggiore partecipazione democratica. Il controllo di polizia sulle attivit'a d'opposizione rimaneva ferreo, anche se si attenuava la tensione fra Rawlings e le frange della sinistra estrema, espulsa dal PNDC. Diversi oppositori rimanevano in carcere o agli arresti domiciliari. Nel settembre 1989 un tentativo di colpo di stato fu attribuito a un seguace di Rawlings, il maggiore C. Quashingah. Questi fu arrestato nel mese successivo unitamente a cinque esponenti delle forze di sicurezza accusati di aver cospirato per assassinare il capo dello Stato. Nonostante il ridotto consenso popolare, la coerenza di Rawlings nel perseguire le dure misure di risanamento economico guadagnava al paese e alla sua dirigenza la fiducia degli organismi internazionali e degli investimenti stranieri. Il carisma di Rawlings rimaneva forte, tuttavia cresceva la richiesta diffusa di un'apertura democratica del sistema politico. Mentre l'opposizione organizzata chiedeva l'abolizione dei divieti di attività politica e l'adozione di un sistema multipartitico, il partito al potere rispondeva nell'estate 1991 affidando a un comitato di esperti la redazione del progetto di una nuova costituzione. Approvata da un referendum tenuto il 28 aprile 1992, la costituzione aboliva in effetti i divieti di attività politica e reintroduceva il multipartitismo; la nuova legge sui partiti politici poneva però una serie di limiti che suscitava la protesta dell'opposizione.
Bibl.: N. Chazan, An anatomy of Ghanaian politics: managing political recession, 1969-1982, Boulder 1983; E. Bobatope, The Ghana revolution from Nkrumah to Jerry Rawlings, Enugu 1984; D. Pellow, N. Chazan, Ghana: coping with uncertainty, Boulder 1986.