GHAZNĀH (᾿Αλεξανδρεία, Arachosia; anche Ghaznī)
Città dell'Afghanistan, 145 km a S-S-O di Kābul, stilla via per Kandahār.
Il nome esatto è Qhaznāh. Tolomeo (vi, 18, 4), ci dà il nome Γάζακα ἣ Γαύζακα (= Γάνξακα). Nel 644 il viaggiatore cinese Hsiuan-chang cita Ho-si-na, capitale del Chao-chù-t'a (Zàbulistan). La trasformazione del nome (νζ > zn) è dunque avvenuta fra il Il ed il VII sec. d. C. Da *ganzak (tesoro) per un fenomeno di metatesi (parth. gzn; sogd. yẓnk - in sogdiano si accompagna anche la spirantizzazione della iniziale) si arriva alla forma attuale Ghaznah, di cui Ghazni (popolare - da yaznik ?) rappresenta l'etnico. E attestato anche Ghaznīn, forse un duale arabo.
A E della città attuale, sulle colline che fiancheggiano a sinistra la piana dell'Afghanshah, sono identificabili dei fondi di capanna che hanno reso utensili in pietra scheggiata di tipo neolitico.
Il centro achemènide, di cui nulla è rimasto, venne a trovarsi sull'itinerario di Alessandro, da Kandahār a Kābul. Il macedone divise la satrapia Seistan-Arachosia in due province, ignorando la vecchia capitale comune (Arachossii), ma fondando per l'Arachosia una delle tante ᾿Alevandrei̊ai, molto più a N di Kalat-i Gilzai; ciò fece quando era ancora in un territorio collinoso abitato da "Indiani"(Arr., iii, 28, 1), ma prima di passare il Caucaso (cioè l'Hindu-Kush; Arr., ibid., 28, 4). Il problema della identificazione di questa Alessandria con Ghaznāh si complica per la confusione avvenuta, in Isidoro (Παρϑυκοὶ Σταϑμοί, 18 e 19), fra vari nomi simili; ma gli indizi convengono maggiormente su Ghaznah, piuttosto che Kandahār, che deve quindi essere la stessa città che è indicata ai nn. 12 e 15 della lista di Stefano (s. v. ᾿Αραχωτοί) come ᾿Αλεξανδρεία παρά τοῖς (o ἐν) ᾿Αραχώτοις. Più tardi, dopo la probabile parentesi della dominazione Maurya (Plin., Nat. hist., vi, 20; Strab., xv, 2, 9), la sua funzione fu esautorata dalla fondazione di Demetrias, che ripeté la posizione della vecchia capitale achemènide, secondo il disegno dell'eutidemide Demetrio di costituire un viceregno misto Seistan-Arachosia. L'invasione scita dell'Irān, deviata infine (123 a. C.) da Mitridate II nel Seistan (Sakistan), giunse fino all'Arachosia ponendo fine alle dinastie indo-greche. Sebbene Isidoro dia, usando di rilevamenti ufficiali parthi, la regione come dipendente direttamente dal re, già forse alla sua morte (87 a. C.) vi si era affermata indipendentemente la dinastia Saka di Maues, Azes (57 a. C.), Azilises. Il tesoro di Mir-Zakak, trovato nel 1947 a 53 km a E-N-E di Gardēz, presenta una forte prevalenza di monete di Azes accanto a quelle dell'ultimo sovrano indo-greco delle Paropamisadae, Hermaios. Si tratta però probabilmente di un deposito continuo di monete gettate entro bacini sacri, e quindi nessun ulteriore dettaglio viene ad aggiungersi alla storia della regione in questo periodo. Il regno indo-scita cessò con Spalirises, e la regione di G. passò al partho Gondofares (19 a. C.). Il primo sovrano dei grandi Kuṣaṇa, Kujula Kadphises I, unì infine questa provincia ai dominî battriani degli Yueche. Per il successivo periodo Kuṣāṇa soccorrono resti archeologici di recentissima scoperta.
Sul tepe Sardār, 3 km ad E della città attuale, scavi regolari (1958-59) hanno posto in luce il basamento quadrato di uno dei più grandi stūpa conosciuti (m 21 × 21); frammenti di statue e decorazioni in terracotta e stucco sono stati trovati nei pressi. Questo monumento si inquadra in un complesso architettonico articolato sulle cinque terrazze artificiali della collina, ognuna sede di uno stūpa, collegate da gradinate.
Tracce di monumenti buddisti e sculture gandhāri che sono stati trovati sia entro l'attuale città murata, sia nella pianura fra questa e il villaggio di Rauzah (Afghanshah), nell'area che rioccuperà la capitale ghaznevide fra il X e il XII sec., sovrapponendosi ad un impianto urbanistico e ad una centuriatio di modulo e tipo ellenistici. Tracce di insediamento eftalita si hanno a E della Rauzah, sul tracciato dell'antico itinerario da Kandahār a Kābul, che qui si distacca dalla strada attuale. Dalla fine del IV secolo appare nelle fonti storiche orientali e sulle monete il nome di Zabul (Zabulistan), regione di cui G. sarebbe stata una delle due capitali. La città conserva quindi una notevole importanza durante e dopo il periodo, per noi oscuro, della dominazione sassanide e della invasione eftalita.
La città è soprattutto nota come la capitale dell'impero ghaznezvide, nato dalla ribellione ai Samanidi del loro ciambellano, il turco Abu Mansur Subuk-Tegīn (m. 997), e fiorentissimo sotto il Sultano Yamīn al-Daula Maḥmūd I (998-1030), il conquistatore delle Indie all'Islam. Alla sua corte, presso la quale aveva fondato un museo d'arte indiana, vissero successivamente Abu 'ali Sinā (Avicenna), Behrunī, Fīrdausī, Menhiucīrī, costituendo uno fra i maggiori centri culturali ed artistici del momento.
Bibl.: M. Longworth Dames, in Encyclopedie de l'Islam, s. v. Ghaznah; Le Strange, Lands of the Eastern Caliphate, p. 348 ss.; A. Godard-S. Flury, in Syria, VI, 1925, p. 58 ss.; E. Benveniste, in Journal Asiatique, CCXXVI, 1935, p. 141 ss.; J. Hackin, in Journal Asiatique, CCXXVI, 1935, p. 287 ss.; A. Bombaci, in East a. West, VIII, 1957, p. 247 ss.; Ah. Naimi, Afghanistan, VII-2, 1952, p. 9 ss.; W. W. Tarn, The Greeks in Bactria and India, Cambridge 1951; A. K. Narain, The Indo-Greeks, Oxford 1957; A. Bombaci, in East a. West, X, 1959, p. 3 ss.; U. Scerrato, ibid., pp. 23-56.