GHAZNI (XVI, p. 887)
Città dell'Afghānistān, capitale di governatorato, sita a 150 km a SO di Kā?bul, che vive soprattutto di agricoltura e del commercio delle pelli. Una grande diga è stata costruita di recente dai tecnici sovietici per assicurare al territorio una continua disponibilità idrica. Nulla si sa della città più antica, forse una delle tante Alexandriae fondate da Alessandro Magno, certamente situata sotto l'attuale cittadella. Si comincia invece a chiarire la vita della G. buddhista. La Missione archeologica italiana in Afghānistān lavora infatti da anni allo scavo dell'area sacra di Tapa Sardār. Il santuario ebbe lunga vita, all'incirca dal 2° all'8° secolo d. Cristo. Le fasi più antiche vedono un grande stūpa in schisto sulla sommità della collina, simile ad altri stūpa del nord-ovest dell'India e dell'Afghānistān, circondato da aree sacre minori dove accanto ad altri stūpa troviamo anche monumenti votivi. Il materiale scultoreo di argilla cruda, benché presenti differenze al suo interno, è nell'insieme molto ellenizzante e tanto vicino al materiale di argilla cruda e di stucco trovato in questi ultimi anni ad Hadda che è lecito parlare di una stessa scuola artistica. La distruzione del santuario, avvenuta intorno al 5° secolo, è quasi totale. Esso viene ricostruito, secondo le esigenze di un Buddhismo trasformato, con le caratteristiche di una fortezza. Lo stūpa principale viene circondato da cappelle, e altri ambienti di culto chiusi si sostituiscono alle antiche aree sacre all'aperto. Si abbandona l'uso della pietra: anche i nuovi stūpa sono costruiti con argilla, come le sculture che affollano le cappelle. Le sculture assumono spesso proporzioni colossali, Buddha e Bodhisattva principalmente. Particolarmente impressionante è un Buddha in parinirvāṇa, simile a quello di Adžina-Tepa nell'Asia centrale sovietica. La scoperta più importante è comunque costituita da una Durgā Mahiṣāsuramardinī di grandi dimensioni, che testimonia dello smarrimento del buddhismo in epoca medievale, e che è probabilmente da mettere in relazione con la produzione in marmo hindu-śāhī.
Ma è in epoca musulmana che G. raggiunge il massimo splendore, quando diviene la capitale dell'impero ghaznavide, fondato dallo schiavo turco Sabuk-tegīn sullo scorcio del 10° secolo e potentissimo con Maḥmūd (998-1030 d. C.). I monumenti più celebri di quest'epoca restano i due minareti, il primo innalzato da Mas‛ūd III (1099-1114 d. C.), di cui la Missione archeologica italiana ha portato alla luce anche il palazzo, il secondo da Bahrām Šāh (1118-1152 d. C.). L'arte timuride (15° secolo) ha lasciato il mausoleo di 'Abd ul-Razāk che, restaurato, ospita un piccolo museo di arte islamica, e il mausoleo di Muḥammad Sharīf Khān, in corso di restauro.
Bibl.: U. Scerrato, Summary Report of the Italian Archaeological Mission in Afghanistan. II) The Two First Excavation Campaigns at Ghazni, 1957-8, in East and West, 10 (1959), pp. 23-56; A. Bombaci, Summary Report of the Italian Archaeological Mission in Afghanistan. I) Introduction to the Excavations at Ghazni, ibid., 10 (1959), pp. 3-22; id., The Kūfic Inscription in Persian Verses in the Court of the Royal Palace of Mas‛ūd III at Ghazni, Roma 1966; M. Taddei, Tapa Sardār First Preliminary Report, in East and West, 18 (1968), pp. 109-24; G. A. Pougatchenkova, A l'Etude des Monuments Timourides d'Afghanistan, in Afghanistan, XXIII, 3 (1970), pp. 24-9; M. Taddei, Inscribed Clay Tablets and Miniature Stūpas from Ghazni, in East and West, 20 (1970), pp. 70-86; id., The Mahiṣamardinī Image from Tapa Sardār, Ghazni, in Papers from the First International Conference of South Asian Archaeologists held in the University of Cambridge, Londra 1973; id., A note on the Parinirvana Buddha at Tapa Sardār (Ghazni, Afghanistan), in South Asian Archaeology 1973, Leida 1974, pp. 111-15.