GHERARDELLO da Firenze (Ghirardellus de Florentia, Niccolò de Francesco)
Nacque a Firenze da Francesco, probabilmente fra il 1320 e il 1325. Il suo nome di battesimo era Niccolò, come attestato dal libro di spese della Compagnia dei laudesi, il primo documento a dare notizia del musicista che, in data 27 aprile 1343, viene descritto come "chierico in S. Reparata" (il nome che allora aveva la cattedrale di Firenze).
Il G. aveva dunque intrapreso la strada sacerdotale, sancita dall'ordinazione, che dovette avvenire tra il 1343 e il 1345: in quell'anno risulta infatti registrato, sempre nel libro di spese della Compagnia dei laudesi, come "cappellano di S. Reparata". D'altra parte, poiché all'ordinazione sacerdotale all'epoca si arrivava intorno ai ventuno anni, F. D'Accone ha ipotizzato tra il 1320 e il 1325 la data della sua nascita.
Fino al 1351 fu cappellano di S. Reparata, anno in cui si colloca il cambio del nome da Niccolò in Gherardello: "Ser Nicholò, chiamato Ser Gherardello", annota infatti il libro della Compagnia dei laudesi. Il cambio è probabilmente da porre in relazione con l'ingresso del musicista nell'Ordine monastico dei vallombrosani; non è un caso che appartenga a quest'ultimo il monastero di S. Trinita, dove il G. fu ospite a più riprese.
A partire almeno dal 1360 fu anche priore di S. Remigio, chiesa francese sotto il patronato della famiglia Begnesi, incarico che mantenne fino al 1392.
Secondo il libro di ricordi della chiesa, il successore come priore del G. sarebbe subentrato nel 1363; l'indicazione cronologica è significativa volendo meglio circoscrivere la data di morte del musicista. Altra fonte utile è il libro di entrate e uscite del monastero di S. Trinita, che registra a più riprese la presenza del G. dal maggio del 1360 fino al maggio 1362. L'ultima e più importante fonte di datazione è costituita dal sonetto, contenuto nel Libro delle rime di F. Sacchetti, "mandato da Francesco di messer Simone Peruzzi a Franco Sacchetti per la morte di Ser Gherardello, di musica maestro" e a cui fa seguito la Risposta dell'autore delle Rime; le due composizioni poetiche seguono la canzone per la vittoria di Firenze su Pisa, avvenuta nel 1362 (Volpe superba, viziosa e falsa), e precedono il sonetto scritto in occasione della morte di Niccolò Acciaiuoli (Piangi, Fiorenza, piangi po' che morte), avvenuta a Napoli l'8 nov. 1365.
Considerando dunque il 1362 e il '65 come i termini post e ante mortem del musicista, e l'assenza di notizie sulla sua vita tra la fine del 1362 e i primi mesi del '63, il D'Accone colloca in questo spazio di tempo la morte, o comunque la partenza da Firenze del compositore.
Il G. fu un musicista molto noto e apprezzato nella sua città. A darne atto, oltre alle già citate poesie in sua morte, è ancora una volta il Sacchetti, con un capitolo (Lasso, Firenze mia, ch'io mi ritrovo) scritto intorno al 1388: "Chi avesse avuto in musica diletto", recita il testo poetico, "Lorenzo ritrovava e Gherardello, maestri di quella sanza alcun difetto". Sono loro, accanto a Nicolò del Preposto, il compositore preferito da Sacchetti, le punte di diamante dell'ambiente musicale fiorentino (vivacizzato comunque da un gruppo di musicisti più giovani e certo meno validi come Donato da Cascia, il figlio e il fratello del G., gli agostiniani Egidio e Guglielmo di Francia), gli unici a poter competere con gli altri tre grandi "intonatori" dell'Ars nova italiana: Giovanni, Jacopo e Piero.
Il G. deve la sua fama tra i contemporanei soprattutto alla produzione sacra, di cui resta una minima testimonianza musicale (un Gloria a due voci e un Agnus Dei) e l'accenno a un Osanna e a un Credo, elogiati nel sonetto del Peruzzi. Fondamentale nell'acquisizione di competenze in ambito sacro il periodo trascorso come cappellano di S. Remigio, durante il quale il G. conobbe, con ogni probabilità, Bartolo, il musicista che aveva introdotto il Credo nella liturgia della cattedrale.
Più documentata è invece la produzione profana del G., che consiste in 10 madrigali a 2 voci (più uno di cui è rimasto solo il testo), una caccia a 3, 5 ballate a una voce: tutte opere contenute nel codice Squarcialupi Pal. 87 della Bibl. Medicea Laurenziana di Firenze, ma in parte anche nel Panciatichiano 26 della Bibl. nazionale di Firenze, nel ms. Fonds ital. 568 della Bibl. nazionale di Parigi, nel Add. Mss. 29987 della British Library di Londra. I testi sono per lo più anonimi, con eccezione di uno del Sacchetti e due di N. Soldanieri. Lo stile del G. è molto simile a quello della maturità di Giovanni da Cascia, il più antico musicista noto dell'Ars nova. Se quest'ultimo però rifugge da particolari complicazioni ritmiche privilegiando melodie dal regolare andamento melismatico, il musicista fiorentino sottolinea con nettezza le sezioni melismatiche rispetto a quelle sillabiche. Proprio dello stile del G. è inoltre l'attribuzione del testo poetico a entrambe le voci del madrigale, il considerare ogni verso come un'unità musicale compiuta ricorrendo spesso alla cadenza. L'unica caccia superstite (Tosto che l'alba, a 3 voci) colpisce per verosimiglianza: "Tutto l'ambiente, il branco dei cani, il suono dei corni", commenta J. Wolf, "tutto è reso in modo molto realistico. La sfrenatezza che emerge è tanto più sottolineata dalla forma canonica. Una vera caccia si svolge sotto i nostri sensi". Quanto infine agli unici due movimenti di messe giunti a noi, sono modellati sullo stile del madrigale.
Il G. ebbe anche un figlio, Giovanni, e un fratello, Jacopo, intonatori: del primo restano i testi di due ballatine, del secondo di due ballate e un madrigale. In entrambi i casi si tratta di scritti poetici della giovinezza di F. Sacchetti, compresi cioè tra il 1352 e il 1363; della musica non resta nessuna testimonianza.
Fonti e Bibl.: J. Wolf, Florenz in der Musikgeschichte des 14. Jahrhunderts, in Sammelbände der Internationalen Musikgesellschaft, III, 1901-02, pp. 611 s.; F. Sacchetti, Il libro delle rime, a cura di A. Chiari, Bari 1936, pp. 18, 93, 290; E. Li Gotti, La poesia musicale italiana del sec. XIV, Palermo 1944, pp. 6-101; Id., L'Ars nova e il madrigale, in Atti della Reale Accademia di scienze lettere e arti di Palermo, IV, Palermo 1944, pp. 6-41; Id., Poesie musicali italiane del sec. XIV, Palermo 1945, pp. 17-47; N. Pirrotta, Gherardellus de Florentia, in Die Musik in Gesch. und Gegenwart, V, Kassel-Basel 1956, coll. 55 ss.; Rimatori del Trecento, a cura di G. Corsi, Torino 1969, pp. 729, 1027-1031, 1091; Poesie musicali del Trecento, a cura di G. Corsi, Bologna 1970, pp. XL s., LII, LVI; F.A. D'Accone, Music e musicians at the Florentine monastery of S. Trinita, in Quadrivium, XII (1931), pp. 142-151; K. von Fischer, G. da F., in The New Grove Dict. of music and musicians, VII, London 1980, pp. 336 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, pp. 181 s.