BUERI, Gherardo
Figlio di Nicola e di Filippa de' Mannelli, nacque a Firenze intorno al 1389 nel quartiere di S. Maria Novella. Il nonno paterno, Francesco di Bartolo, era fratello di Adovardo Bueri, padre di Piccarda, la quale sposo Giovanni di Bicci de' Medici e fu madre di Cosimo e Lorenzo. Il B. dunque era cugino di secondo grado di Cosimo il Vecchio.
Del padre del B., Nicola, sappiamo soltanto che pagava le prestanze nel gonfalone del Lion Bianco dei quartiere di S. Maria Novella e che morì prima del 1412 quando il B. e i suoi fratelli minori, Francesco e Adovardo, pagarono congiuntamente le prestanze nello stesso gonfalone al posto del padre. Poiché Nicola era l'unico cugino di Piccarda che avesse figli, il B. e i suoi fratelli furono tra i beneficiari dell'eredità della stessa Piccarda: ricevettero 300 fiorini con i quali acquistarono una casa in Firenze.
Dal 1406 il B. lavorò nella filiale veneziana del banco Medici, ove nel 1410 lo raggiunse il fratello Francesco. Qualche anno più tardi - ma non sappiamo con precisione quando - si trasferì a Lubecca, probabilmente con l'incarico di fondarvi una filiale del banco Medici. Questo risultato, comunque, non fu raggiunto per l'opposizione della lega anseatica che difendeva il proprio monopolio commerciale nel Baltico. Il B. si occupò della trasmissione a Roma delle rimesse pontificie dalla Germania settentrionale e dalla Scandinavia: trovò quindi il sostegno del clero cittadino, sostegno che gli consenti di svolgere alcune attività commerciali e bancarie nonostante l'opposizione della lega. Suo socio era il perugino Lodovico Baglioni. Per l'attività bancaria il B. si valeva dell'appoggio del banco Medici presso la Curia romana, nel senso che per superare la difficoltà di trovare contropartita per le rimesse pontificie egli pagava con tratte su quel banco. Oltre al cambio faceva il commercio delle pelli e dell'ambra che inviava in ingenti quantità alla filiale medicea di Venezia.
Nel 1432 il B. sposò Tybbeke Bere, figlia del sindaco di Lubecca: questo matrimonio dovette con ogni probabilità consentirgli un miglior inserimento nell'ostile ambiente mercantile della città. Ritornò qualche volta in Italia, ma solo per brevi periodi: dell'ultimo suo viaggio in patria - primavera dell'anno 1446 - ci restano testimonianze in tre lettere (5 aprile da Firenze, 8 maggio da Ginevra, 21 agosto da Lubecca) tutte e tre indirizzate a Giovanni di Cosimo de' Medici. A questo continuò a scrivere anche nel 1447 e 1448 progettando un ulteriore viaggio in patria; ma nell'ultima lettera - 29 genn. 1449 - dichiarava di sentire vicina la morte.
Morì, infatti, qualche tempo dopo (nello stesso anno, ma non conosciamo la data esatta). Lasciava parte dei suoi beni alla moglie e qualcosa destinava a opere di carità: il rimanente era assegnato a Cosimo de' Medici a estinzione del debito contratto con il banco mediceo presso la Curia romana.
La figura del B. acquista una certa rilevanza storica come esempio del tentativo compiuto dai Fiorentini di penetrare nel mercato della Germania settentrionale, tentativo che fallì per la decisa opposizione dei mercanti anseatici. Dei suoi fratelli, Francesco - che aveva lavorato con il B. nella filiale veneziana del banco Medici nel 1410 - fu attivo a Firenze, ove intorno al 1430. Sposò Alessandra di Bernardo de' Bonsi, dalla quale ebbe sette figli, e ove ricoprì qualche carica pubblica; Adovardo emigrò a Lubecca ove morì, probabilmente scapolo, intorno al 1439
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Catasto, 76, 405, 495 (Quartiere di S. Maria Novella, Gonfalone Lion Rosso, 1427, 1430, 1433), per il B. e i suoi fratelli: "portata" di Monna Pippa di Nicola Bueri e figli; 620 (1442), per il B. e Francesco; 672 (1446), per il B. e gli credi di Francesco; 707, 816 (1451, 1457), per Nicola e Adovardo di Francesco; Ibid., Mediceo avanti il Principato, filze VI, nn. 49, 50, 59, 60; VIII, nn. 24, 30, 53, 148, 162, 176; XII, n. 186; XIII, nn. 66, 74; Codex dipl. lubecensis, VI, Lübeck 1881, pp. 139, 355, 610 s.; VIII, ibid. 1889, pp. 432, 707, 745; K. W. Pauli, Ueber die frühere Bedeutung Lübecks als Wichselolatz des Nordens, in Lübeckische Zustände im Mittelalter, Lübeck 1872, II, pp. 104, 114 s., 131, 150; R. de Roover, Il Banco Medici dalle origini al declino (1397-1494), Firenze 1970, pp. 92-94, 204 s., 300, 346, 350.