BUSDRAGHI (Busdrago), Gherardo
Nacque a Lucca intorno al 1500 da Giovanni Battista di Coluccio, di famiglia nobile ma non abbiente, come possiamo arguire dal fatto che i suoi studi vennero sovvenzionati dalla Repubblica stessa. Intorno al 1520 lo troviamo studente a Bologna, quindi a Pavia dove si laureò in utroque. Tornato a Lucca, partecipò alla vita politica della città, divenendo uno dei consulenti della Repubblica e contemporaneamente vestì l'abito ecclesiastico. Anche in tale ambito dovette raggiungere ben presto una posizione di un certo rilievo, dato che nell'autunno del 1534 lo troviamo a Roma in qualità di osservatore lucchese in occasione del conclave.
I dispacci che egli inviava a Lucca danno un quadro chiaro, ed esauriente della situazione venutasi a creare in seno al Sacro Collegio: era il Farnese ad avere le maggiori probabilità di venire eletto, potendo contare sull'appoggio dei Francesi, essendo il membro più anziano ed anche più rappresentativo del Sacro Collegio, di grande intelligenza, cultura e capacità diplomatica. I cardinali di parte imperiale dal canto loro, continuava il B., avrebbero visto di buon occhio l'elezione del Farnese, in quanto più volte egli si era dichiarato favorevole alla convocazione di un concilio ecumenico. Fin dalla prima riunione, scriveva il B. a Lucca, apparve chiara la preponderanza del Farnese. Nei dispacci seguenti il B. dava notizie sui festeggiamenti organizzati per l'incoronazione di Paolo III, avvenuta il 3 novembre, sul primo concistoro da lui riunito il 13 dello stesso mese, in cui prescrisse l'uso dell'abito ecclesiastico per tutti i chierici, senza eccezione alcuna.
Negli anni seguenti il B. rimase presso la Curia romana, finché nel settembre 1546 lo troviamo a Venezia, in qualità di uditore del nunzio Giovanni Della Casa. Ebbe così inizio per lui un periodo di intensa attività nell'ambito della vita religiosa del Veneto, negli anni immediatamente successivi alla convocazione del concilio di Trento.
Il Veneto si trovava infatti, dal punto di vista religioso, in una situazione così grave da destare le preoccupazioni della Curia romana. Già Clemente VII, fin dai primi anni del suo pontificato, era dovuto intervenire sui casi di numerosi monasteri, dove la rilassatezza dei costumi era più pronunciata che altrove. Le condizioni del Veneto, e del Friuli in particolare, erano aggravate dalle continue vertenze di frontiera con l'Impero e dal sempre più incombente pericolo turco. Benefici ecclesiastici di notevole importanza venivano concessi in commenda; a supplire il clero, scarso e impreparato per la maggior parte, venivano chiamate persone le più disparate che, per integrare la misera rendita, non esitavano a ricorrere alla simonia. Non si può certo affermare che la situazione religiosa di altre regioni fosse molto migliore, ma sicuramente il Veneto e il Friuli, sia per la posizione decentrata rispetto a Roma, sia anche per la possibilità che, attraverso Venezia e le zone di confine, avevano le popolazioni di venir in contatto con eretici, costituivano una spinosa questione per i pontefici e la Curia.
L'attività del B. in qualità di coadiutore del nunzio Della Casa si rivolse principalmente alla lotta contro l'eresia e culminò il 2 luglio 1548, nell'ordine da lui impartito di bruciare a Rialto e a S. Marco numerose balle di libri eretici per un valore di 400 scudi: uguali provvedimenti vennero presi nei giorni seguenti. Il Della Casa infatti aveva ottenuto dal Senato l'istituzione di una rigorosa censura sulla stampa, che fu affidata ai tre savi sopra la Bestemmia. Altri delicati compiti in tal senso furono affidati dal nunzio al B., come veniamo a conoscere dalle lettere del Della Casa al Gualteruzzi. Il 6 giugno dell'anno successivo il B. consacrò la chiesa e l'altar maggiore del monastero benedettino di S. Anna e la chiesa di S. Barbara dei Bombardieri. Nel 1548 ottenne il canonicato di Caorle, come testimoniano due brevi papali del 13 sett. 1548 e del 12 febbr. 1549. Nel luglio del 1552 accettò la carica di suffraganeo e vicario generale del cardinale F. Pisani, vescovodi Padova. Creato il 24 agosto dello stesso 1552 vescovo di Argo, ottenne il priorato della chiesa dei SS. Giovanni e Reparata a Lucca, grazie all'interessamento di monsignor Della Casa, che lasciò per testamento al B. 500 scudi d'oro. Anche nella diocesi padovana l'opera del B. fu volta a rinnovare la vita religiosa; tra l'altro incaricò il notaio curiale Ludovico Tironi di effettuare ripetute visite alle chiese diocesane, in particolare nella zona adiacente il territorio vicentino. L'attività del B. preluse a tutta l'attività riformatrice svolta nella diocesi padovana dal vescovo G. Vielmi. Morì ai primi di febbraio del 1563 e nel priorato di SS. Giovanni e Reparata gli successe il nipote Cesare.
Definito dai contemporanei "dotto, et da bene et in buona consideratione in questo Dominio", il B. è autore di numerose opere letterarie: nel 1549 dette alle stampe Lecturae super canone de Consecratione,diss. III,De aqua benedicta,per rever. decretorum doctorem et episcopum argolicensem D. D. Gerardum Busdragum de Luca in episcopatu paduano suffraganeum (s.l.), ristampato nel 1593 a Villeurbanne e nel 1594 a Venezia. Inoltre gli viene attribuito dal Mazzuchelli (altri ne vogliono autore un inquisitore italiano, o l'attribuiscono senz'altro al Vergerio) Exemplar literarum R. D. Gerardi Busdraghi in episcopatu patavino suffraganei, ad illustrissimum Franciscum card. Pisanum. In quibus agitur quonam ratione praeservarit possit Italia ne Lutheranismo inficiatur, Patavii 1558. Nel 1553, insieme con Vincenzo Durante vescovo di Termoli ed Egidio Falcetta vescovo di Caorle, diede alle stampe a Bologna Consilium quorundam episcoporum Bononiae congregatorum... quod de ratione stabilendae Romanae Ecclesiae Iulio III Pont. Max datum est.
Fonti e Bibl.: Arch. Segr. Vat., Arm. 43, 86; 44, f. 320; Nunziature di Venezia, a cura di F. Gaeta, Roma 1967, in Fonti per la storia d'Italia, VI, pp. 60, 73, 110, 134, 139; Lettere di mons. G. della Casa... a C. Gualteruzzi da Fano, Imola 1824, passim; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, pp. 2451 s.; N. A. Giustiniani, Serie cronologica de' vescovi di Padova, Padova 1786, p. 136; C. Lucchesini, Opere edite e inedite, XVII, Lucca 1833, pp. 121 s.; Id., Della storia letteraria del ducato lucchese, in Mem. e doc. per servire all'istoria del ducato di Lucca, VII (1834), p. 243; X (1831), p. 458; F. Brocchi, Collezione alfabetica di uomini e donne illustri della Toscana, Erenze 1852, p. 45; P. Barsanti, Il pubblico insegnamento in Lucca, Lucca 1905, p. 75; G. Sforza, Riflessi della Controriforma nella Repubblica di Venezia, in Arch. stor. ital., XCIII (1935), I, p. 202; P. Paschini, Venezia e l'Inquisizione romana da Giulio III a Pio IV, Padova 1959, p. 138; L. von Pastor, Storia dei papi, V, Roma 1959, pp. 9, II, 19 s., 90, 776; P. Prete, Il vescovo Gerolamo Vielmi e gli inizi della riforma tridentina a Padova, in Rivista di storia della chiesa in Italia, XX (1966), p. 21; C. Eubel-G. van Gulik, Hierarchia catholica..., III, Monasterii 1923, p. 117