GHERARDO (Gerardo) da Cremona
Non abbiamo notizie sulla sua famiglia e ci sono ignote sia la data di nascita sia quella di morte. Era originario quasi sicuramente di Piadena, presso Cremona, come risulta da un documento notarile del 1° febbr. 1272 che cita un "magister Gerardus in gramatica qui fuit de Pladana". La nascita va collocata nel primo quarto del XIII secolo in quanto già nel 1249 è indicato, con il nome di "Gerardus de Belloria", quale autore di un Regestum amplissimi Collegii Cremonensis, compilato sicuramente prima del suo trasferimento a Bologna. Sempre nello stesso periodo si deve collocare un'altra sua opera di carattere storico, la Summa Cremonensis, usata in molte scuole italiane del tempo, tra cui Parma. La sua presenza a Cremona nella prima metà del XIII secolo escluderebbe che possa essere identificato con l'omonimo "magister Gerardus Cremonensis" presente in Bologna "ad annum MCCXX", di cui in passato si è trovata menzione in alcuni documenti dell'archivio del monastero di S. Stefano, sempreché non sia stata malamente trascritta la data e non debba essere invece indicata come MCCLXX, facendo quindi coincidere le due figure. Questa seconda ipotesi è ulteriormente suffragata da tre documenti relativi a rapporti intercorsi tra G. e il monastero di S. Stefano, stipulati rispettivamente "in dicto monasterio", "in claustro monasterii", "in sala monasterii predicti".
G. è stato indicato come il probabile successore del grammatico Ambrogio, in quanto questi designa come tale, prima della propria morte, un non meglio identificato Gerardo o Giraldo; la mancanza di prove documentarie e il tipo di attività alle quali appare interessato, dalle quali risulta solo marginalmente impegnato nell'insegnamento, e in ogni caso di carattere privato e non legato allo Studio bolognese, porterebbero invece a indicare al suo posto l'omonimo contemporaneo Gerardo da Amandola.
Il primo documento conosciuto che lo riguarda è datato 21 nov. 1265 ed è relativo alla vendita di un Digestum vetus a tale Oddone di Castel della Pieve; un altro, datato 10 genn. 1267, relativo a un contratto di deposito rilasciato da alcuni scolari teutonici per alcuni libri di diritto (un Digestum novum e "tres libri Codicis in uno volumine in cartis edinis cum apparatu") e soprattutto per quarantadue "quaterni Codicis et Digesti veteris", un'opera quindi non ancora rilegata in volume, ci può far pensare a una sua attività come stazionario o come noleggiatore e venditore di libri. Questa ipotesi è ulteriormente confermata anche da un altro documento che lo riguarda: infatti il 14 maggio del 1272 vende, e consegna, quindi non a scopo di copia, a tale "Iohanni magistro de Montepesulano" un "codicem de Lectura nova in cartis edinis et pecorinis cum apparatu domini Acursij" al prezzo di 30 lire bolognesi.
Un contratto del 16 marzo 1268 stipulato da Giovanni, abate del monastero di S. Stefano, e da Filippo, amministratore dello stesso, con G. - che è in società con un tale Federico di Bongianni (o Bongiovanni) - per la concessione del taglio di un bosco, di proprietà del monastero, posto in località Vetrane e per lo sfruttamento e l'uso della legna a proprio piacere, potrebbe far pensare a un acquisto per uso privato per il riscaldamento e la cucina di una casa adibita a "hospitium" per studenti, anche considerando che la concessione decorre dalla festa di S. Michele (29 settembre), data tradizionale, a Bologna, di inizio di tutte le attività didattiche, sia universitarie sia private. Infatti il 25 settembre dello stesso anno G. si impegna, in qualità di "doctor gramatice", a prendere come allievo "in scientia gramaticali" un certo Ademaro e a fornirgli, oltre i testi per lo studio e il vitto, al pari che agli altri studenti, anche l'alloggio per un anno a partire sempre dalla festa di S. Michele.
Questo è l'unico documento che ci indica G. come effettivamente insegnante e non soltanto come fregiato del titolo di "magister", benché sia stato indicato anche come "gymnasiarcha", titolo che potrebbe corrispondere a quello di un direttore di una scuola privata, e autore di Regulae grammaticales e di non meglio identificate "alia Opera". Il titolo troppo generico del trattato e la mancanza di ogni indicazione sulla fonte primaria della notizia non permettono alcuna identificazione plausibile.
La professione di docente fu sicuramente secondaria per G. rispetto alle altre sue molteplici attività, prevalentemente di carattere commerciale. Possediamo infatti due contratti stipulati, ancora in società con Federico di Bongiovanni, sempre con l'abate e l'amministratore del monastero di S. Stefano: uno, in data 16 sett. 1268, per lo sfruttamento, per un periodo di quattro anni, del bosco situato in località Vetrane; l'altro, il 29 agosto dello stesso anno, per la vendita di tutto il suddetto legname a tale Mercadante d'Ottovrino. Le date dei due contratti, con quello di vendita antecedente di circa venti giorni rispetto a quello che sancisce la concessione, il luogo ove i contratti sono rogati, ambedue in locali del monastero, e inoltre la differenza fra la cifra pagata, 230 lire in totale, e quella riscossa, 284 lire e 4 soldi bolognesi, inducono a pensare che esercitasse anche una proficua attività di mediatore commerciale. Anche questa ipotesi è suffragata dalla sua presenza, in qualità di testimone, alla stipula di almeno due contratti immobiliari: l'uno, del 14 apr. 1268, riguardante la vendita di un appezzamento di terreno coltivabile fatta da tre fratelli bolognesi, uno dei quali minorenne, a un certo Giovanni da Manzolino, l'altro, del 4 febbr. 1270, relativo a una promessa di futuro pagamento, a un mese, del prezzo di 35 lire per un terreno prativo. Inoltre in un documento del 5 giugno 1270 un certo Bonaggiunta da Savignano dichiara di avere ricevuto da G. 37 lire bolognesi per il canone di affitto di una sua casa.
Esercitò anche l'attività di prestatore di denaro, come attestano due documenti: uno, del 5 luglio 1269, è relativo al prestito di 9 lire bolognesi concesso a Corrado, conte di Castrocaro e arcipresbitero della parrocchia di S. Riparata, che si fa garante per Deoteclerio, anch'egli di Castrocaro e studente in Bologna, e i due si impegnano a restituire quanto avuto per il giorno di S. Michele. L'altro, del 22 apr. 1270, riguarda la riscossione di un credito da parte di Pietro, decano della diocesi di Saintes, che dichiara di avere ricevuto da G. la cospicua cifra di 100 lire di cui gli era debitore Ugo, arcivescovo di Santa Severina. A questa attività si potrebbe far risalire anche un documento del 12 ott. 1268, che lo vede testimone in una transazione di denaro relativa a un cambio di valuta tra 30 lire genovesi e 65 lire, 12 soldi e 6 denari bolognesi.
Quello che è certo è che le numerose attività di carattere commerciale imprenditoriale, all'epoca tutt'altro che infrequenti tra gli appartenenti al suo ambiente culturale, dovettero assicurare a G. una notevole solidità economica rafforzata anche dall'acquisto di beni sicuri quale bestiame, in particolare cavalle, date in soccida ad altri, come risulta da alcuni contratti relativi. Il primo, in data 30 marzo 1268 con Federico, già suo socio nei contratti per il commercio di legname, e con il fratello di lui, per una durata di tre anni, relativo a una cavalla "falena" del valore di 24 lire bolognesi; un altro, il 7 aprile dello stesso anno e sempre per tre anni, con un tale Martino di Cento, relativo a una cavalla baia scura "cum cauda gaza" del valore di 33 lire; un ultimo del 30 aprile sempre del 1268, ancora con lo stesso Martino, per una cavalla baia e due puledri maschi, uno baio e uno bruno, per un valore di ben 88 lire. Il tipo di contratto, la descrizione delle cavalle, tutte provviste di una stella in fronte, dimostrazione di purezza della razza, e la presenza dei due puledri, spinge a pensare che si tratti di animali di pregio usati per la riproduzione, e quindi per investimento, più che per uso personale.
L'ultimo documento che lo riguarda è un contratto stipulato nel 1274 dal quale risulta che "Magister Gerardus professor grammatice de Cremona, Dominus Michael quondam domini Feliciani notarii contraxerunt ad invicem societatem in merchaturam facienda", con cui si riconferma la sua vocazione per le attività commerciali piuttosto che per quelle legate all'insegnamento. La mancanza di altri documenti posteriori al 1274 spinge a collocare la data della sua morte in quest'anno o in quelli immediatamente successivi.
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