MAFFEI, Gherardo (Gerardo)
Nacque a Volterra nel 1408. Consente di risalire a questa data l'iscrizione funebre posta nella chiesa romana di S. Maria in Aracoeli, sul pavimento antistante la cappella di S. Paolo. Figlio di Giovanni, fratello di Maffeo, Michele e Mariano, il M., stando alle ricerche di Gamurrini, discenderebbe da quel Verrazzano che tra il XII e il XIII secolo aveva dato origine al ramo dei Maffei di Volterra.
Non si hanno notizie sugli anni giovanili del M. e si ignora in quale Studio compì la sua formazione giuridica. È certo, invece, che il suo trasferimento a Roma, dove riuscì in una dignitosa carriera presso la Curia pontificia, avvenne per tempo, poiché nel 1432, quando gli fu conferito quello che probabilmente fu il suo primo incarico, il M. "era presente da tempo nella Curia" (Paschini, p. 337). In effetti, il 5 apr. 1432 fu assunto dal cardinale camerlengo Francesco Condulmer al Notariato delle cause dell'uditore della Camera apostolica, ufficio resosi disponibile per la rinuncia di Antonio Giovanni Gabriele di Sarzana e del civis bolognese Lorenzo di Lavengeria. L'opportunità di acquisire una posizione di maggior rilievo giunse, tuttavia, soltanto dopo alcuni anni e ancora per volontà del cardinale Condulmer. Questi, da Bologna, il 7 luglio 1436 concesse al M. il notariato della Camera apostolica, chiamandolo al previsto giuramento nelle mani del commissario della Camera. Comportando specifici diritti e privilegi, il nuovo incarico dovette costituire il primo significativo successo professionale del M., il cui impegno fu poi ricompensato con ulteriori mansioni in seno alla Curia, che gestì simultaneamente e che, come l'incarico precedente, poté conservare a vita.
Dopo la morte di Nicolino de' Carboni, Eugenio IV lo nominò, con atto del 21 nov. 1444, scrittore e familiare papale, ricorrendo per l'ormai più che trentenne M. al singolare appellativo di scolare.
Agli anni Quaranta risale il matrimonio con la conterranea Lucia di Giovanni Seghieri, di antica e nobile discendenza. Da questa unione nacquero quattro figli, tre dei quali, Antonio, Raffaele e Mario, consolidarono la vocazione curiale della famiglia.
Antonio, primogenito, fu scrittore di lettere apostoliche e successe al padre il 6 nov. 1466. Di un quarto fratello, scomparso prematuramente, si ha memoria nei Commentarii di Raffaele Maffei, il quale ricorda la naturale disposizione allo studio di Giovanni Battista, discepolo di Guarino Guarini. Falconcini - impreciso biografo di Raffaele - e Marini attribuiscono il ruolo di scrittore apostolico anche a Giovanni Battista. Non esiste, invece, parentela alcuna tra il M. e il più noto Iacopo Gherardi da Volterra, familiare del cardinale Iacopo Ammannati Piccolomini e da taluno creduto suo figlio.
Il 2 maggio 1455, su iniziativa del cardinale camerlengo Ludovico Trevisan, il M. acquisì il titolo di maestro e custode del registro della Camera apostolica, ufficio confermato a vita da Callisto III il 22 apr. 1456. Nella sua Historia pontificum, laddove accenna al riassetto dell'organico notarile operato da Sisto IV, Raffaele Maffei menziona questo incarico, delegato gratuitamente al padre "ob egregium nomen, bonitatis ac prudentiae" (c. 165r). Il 28 apr. 1457, inoltre, Callisto III promosse il M. alla segreteria papale, onorandolo di una fiducia in seguito rinnovata sia da Pio II sia dal successore Paolo II.
Nondimeno, in virtù della stima riscossa in Curia, il M. divenne presto una figura di riferimento anche per la città di Volterra, che lo elesse al priorato nel 1441 e in più occasioni lo scelse per missioni diplomatiche presso Firenze e la stessa Sede pontificia. Della sua trentennale attività quale funzionario di corte restano diverse testimonianze. Anzitutto, la mano e la firma del M. ricorrono nei registri vaticani in cui notai camerali e segretari apostolici riportavano le minute dei documenti papali e ha evidenza in quelli che richiedevano l'esclusivo intervento del maestro e custode del registro. In merito, va sottolineato come la bolla di Niccolò V, Ad Sacram Petri Sedem, allo scadere degli anni Ottanta del Quattrocento giungesse alla tipografia romana di Stephan Plannck nella versione collazionata proprio dal Maffei. Complementare alle operazioni di registrazione poteva essere la stesura dei cosiddetti sommari. Uno di questi (Archivio segreto Vaticano, Arm. XXXV, vol. 49), estratto dai libri di bolle inerenti i papi da Urbano VI a Eugenio IV, fu appunto compilato dal M. nel 1456 e, si ipotizza, con tale scrupolo da indurre il vescovo Urbano Fieschi a plagiarne, nel 1485, i contenuti. Si conservano anche numerosi atti che il M. stilò per conto della Camera, alcuni dei quali concorrono alla definizione dei rapporti che lo legavano a personaggi eminenti della società romana. Recano la firma del M. i mandati relativi ai lavori di sistemazione dei locali destinati a ospitare gli uffici camerali durante gli spostamenti della Curia. Il M. redigeva simili autorizzazioni di spesa da Firenze (febbraio 1439), Mantova (giugno 1459) e Siena (febbraio 1460). Sempre per esigenze connesse all'itineranza della corte pontificia, nell'aprile 1459 certificava le uscite dovute al trasporto di materiale d'archivio da Roma a Siena. Altri ordini di pagamento risalgono agli anni 1445 e 1447. Il 1 apr. 1445, infatti, la familia di Eugenio IV veniva tassata per finanziare il completamento della via di Borgo da Castel Sant'Angelo a S. Pietro, mentre il 4 marzo 1447 si computavano le somme necessarie alla distribuzione del drappo nero ai familiari del papa, deceduto il 23 febbraio. Sotto Niccolò V il M. si interessò ai progetti per la realizzazione di piazza S. Celso e per la riqualificazione del quartiere di Borgo, nella duplice veste di notaio e residente, abitando nei pressi di Monte Giordano. Nel 1453, come notaio di Camera, regolarizzava l'acquisizione delle proprietà adiacenti ponte S. Angelo, ma a quella data aveva già redatto alcuni atti, anche privati, riguardanti personalità coinvolte nei piani urbanistici accennati. Sue le scritture con cui il banchiere fiorentino Tommaso Spinelli prometteva di erigere una cappella in S. Celso (ottobre 1447) e formalizzava l'acquisto di una villa fuori porta S. Pietro (agosto 1448); sue le procure disposte da Leon Battista Alberti per l'amministrazione del priorato di S. Martino in Gangalandi (marzo 1447) e la tutela dei propri affari in Roma (aprile 1450). Ancora il M. documentava un tentativo di reintegrare i possedimenti dell'abbazia di S. Paolo fuori le Mura (luglio 1447), annotando tra i testimoni Nello di Bartolomeo da Bologna, uomo di fiducia di Niccolò V. Né, passando agli anni Cinquanta e Sessanta, le tracce sulla sua attività tendono a ridursi. Nel luglio 1454 garantì in favore dell'umanista e procuratore generale dei camaldolesi Leonardo Dati e poco dopo l'elezione di Enea Silvio Piccolomini (Pio II) rogava l'atto con il quale si autorizzava lo Studium al versamento annuale di 50 fiorini d'oro a Cristoforo da Tagliacozzo per il soccorso sanitario assicurato alla città (dicembre 1458).
Con il pontificato di Pio II - sostengono Gamurrini e Falconcini - il M. avrebbe pure conseguito la docenza nell'Università romana; tuttavia i ruoli de La Sapienza sembrano smentire la notizia. Allo stesso modo, lascia qualche dubbio l'asserzione che il M. sia stato l'estensore delle Notizie storiche della basilica dei Ss. Apostoli (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat., 5560), poiché chi nel 1454 ne curò la redazione, pur firmandosi "G. Volaterrano", si dichiarava protonotario e vicario del cardinale Bessarione nella titolarità della chiesa, attribuendosi, dunque, cariche e funzioni non immediatamente riconducibili al Maffei. Ciò che, viceversa, appare indiscutibile è il suo impegno negli uffici di Curia anche negli ultimi anni di vita. Nel luglio 1461 registrava i patti conclusi tra la Camera e l'incisore Emiliano Orfini; nel dicembre 1463 ufficializzava il proposito espresso dal Comune di Siena di finanziare con 16.000 fiorini la crociata bandita da Pio II. Altri documenti, datati al 1465, riguardano la concessione di un salvacondotto a Onofrio degli Atti, nominato lettore di diritto canonico presso lo Studium (gennaio), e la vendita della gabella d'ancoraggio del porto di Civitavecchia a Gabriele di ser Mino da Siena (maggio). Poco prima della morte il M. fissò i termini di un contratto di straordinario interesse, perché relativo alla costituzione della più antica società tipografica romana.
L'originale è andato perduto insieme con la massima parte dei protocolli del M., ma i nomi dei soci e di chi rogò l'atto tornano nelle carte del notaio Lorenzo de Festis, che nel 1470 stipulò il compromesso per lo scioglimento del sodalizio. In tal modo si ha la prova di un'attività editoriale in Roma anteriore alla venuta di C. Sweynheym e A. Pannartz e di quello che fu il primo contatto della famiglia Maffei con l'arte della stampa, in seguito accolta "in domo Antonii et Raphaelis de Vulterris".
Il M. morì a Roma il 16 ott. 1466.
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