ghignata
Il termine ricorre quattro volte nel Fiore (tre delle quali nella perifrasi ‛ dar g. '; cfr. Ghignare). Ha il significato generico di " risata fatta in segno di scherno ", " sghignazzata ", e appare strettamente congiunto ai temi della burla e dell'inganno.
Appare una volta nel discorso di Amico, riferito alla burla tra i sessi: ché quelle che si mostran più umane / e non prenden, ti danno le ghignate (LVIII 6), cioè " Si fanno beffe di te ", o forse anche, come suggerisce il Parodi, " ti ridono in faccia "; e due volte nel discorso di Falsembiante: ché quivi poss'io dar le gran ghignate / e tuttor santo tenuto saroe (LXXXVIII 7); Si ch'io non vo' per me quelle ghignate; / ma come ched i' possa, i' pur acquisto (CXVII 5: le ragioni dello scherno sono qui, come nell'esempio di Amico, di ordine economico): Falsembiante cioè si fa beffe degli altri, senza diventare a sua volta oggetto di scherno (la nozione espressa nei due passi è simile a quella del verso ch'i' vo riprender sanz'esser ripreso,Cv10). Meno facile appare determinare il senso esatto della parola in LXXXIV 12 Ardimento a Paura dea ghignata, che risponde a Roman de la Rose 10733-34 " Contre Peeur ont ahurté / Hardement avec Seürté "; la perifrasi ‛ dar g. ' appare qui come termine di una variatio, di cui fanno parte nello stesso sonetto le espressioni dessono... scacco matto (v. 4); dear miccianza (v. 7); dean tal lastrellata (v. 10): piuttosto che il suo senso specifico sarà qui forse da attribuirle il valore generico di " fargliela ", " vincerla ".
Il vocabolo, per la sua forte carica espressiva, appare pienamente conforme alla temperie stilistica dell'operetta. Lo si ritrova per lo più in particolari contesti ‛ comici ', come nel Sacchetti (cfr. F. Ageno, Riboboli trecenteschi, in " Studi Filol. Ital. " X [1952] 426).