GIĀBIR ibn AFLAḤ al-Ishbīlī ("di Siviglia")
Matematico e astronomo teorico arabo di Spagna, la cui vita è ignota, solo potendosi arguire che la sua morte dovette accadere intorno al 1150.
Compose un compendio dell'Almagesto in nove libri, nel quale facilitò assai l'intelligenza dell'opera eliminando dalle dimostrazioni geometriche la mescolanza di calcoli numerici che disturba l'originale greco, e inoltre critico Tolomeo su alcuni punti particolari (accennati anche nella prefazione). Soprattutto notevole è la trattazione della trigonometria, premessa all'opera quale I libro, nella quale viene posta a base della sferica la proposizione detta delle quattro quantità, in sostituzione di quella delle sei quantità (teorema di Menelao) usata dai Greci e incomoda; da essa egli derivò altri teoremi, fra i quali uno poi noto in Occidente appunto col nome di teorema di Geber (in notazione moderna: cos A = cos a sen B). Tradotto due volte in ebraico nel Medioevo, il libro fu voltato dall'arabo in latino da Gherardo da Cremona (v.), morto nel 1187; questa versione fu stampata nel 1534 a Norimberga (Gebri filii Affla Hispalensis, de Astronomia libri novem).
Bibl.: Delambre, Hist. de l'astr. du moyen âge, Parigi 1819, pp. 179-186; A. von Braunmühl, Vorles. über Gesch. d. Trigon., I, Lipsia 1900, pp. 81-83.