BELLITTI, Giacinto
Nacque a Foggia nel 1746, da, Clemente e da Teresa Danzi. Laureatosi in giurisprudenza, si trasferì a Napoli, ove esercitò la professione di avvocato., raggiungendo ben presto una posizione di prestigio. Aderì alla Repubblica napoletana del 1799 e nel 1808, durante il regno murattiano, fu nominato, decurione della città di Napoli, passando poi a coprire cariche, nella magistratura, nella quale giunse al grado di giudice d'appello.
Studioso di problemi economici, nei suoi scritti Considerazioni sulla libertà dell'annona e sull'abolizione dell'assisa del pesce (Napoli 1791) e Memoria intorno alla censuazione del Tavoliere della Daunia (San Giorgio a Cremano 1805) discusse, mostrando particolare conoscenza delle teorie economiche del suo tempo, i gravi problemi che negli ultimi decenni del sec. XVIII interessavano l'economia meridionale, fra cui il più grave era certamente quello della legislazione annonaria.
La politica annonaria del Regno di Napoli era ancora dominata da criteri che la scienza economica aveva definitivamente condannato. L'opinione che fosse compito dello Stato il regolamento dei consumi e la fissazione dei prezzi, sottraendo questi ultimi alla concorrenza estera, aveva origínato un sistema cosi complicato di dazi, di tariffe, di assise, che, anziché eliminare gli inconvenienti, li favorìva e li aggravava. Alle assise erano sottoposti le carni, i formaggi, le farine, i maccheroni, il pane, le frutta fresche e il pesce, ma il controllo di tali generi da parte dell'assisa non significava per ciò che essi fossero venduti a prezzi legali.
Contro il ristabilimento dell'assisa del pesce, abolita nel 1788, intervenne in rappresentanza dei pescatori il Pagano, con un parere consacrato nel Ragionamento sulla libertà del commercio del pesce in Napoli (Napoli, novembre, 1789). L'arbitrarietà e le ingiustizie dell'assisa i danni che ne derivavano, l'irrazionalità delle sanzioni contro il contrabbando, le frodi commerciali sono gli argomenti del Pagano contro il ristabilimento dell'assisa. Al Pagano si ispirò il B. con il primo dei lavori citati, mostrandosi anch'egli favorevole all'abolizione dell'assisa e dei cosiddetti riti di annona.
Se nei risultati e negli scopi il B. concordava con il Pagano, da questo si distingueva per il metodo seguito, perché secondo lui "meglio che da una disquisizione filosofica" la causa della libertà dell'annona si poteva difendere con tesi ricavate dall'esperienza e dall'osservazione dei modi con cui in Napoli si svolgeva il commercio del pesce. "Per la prima volta - scrive il Solari - nel trattare della libertà dei commercio non si invoca l'ordine naturale, ma l'osservazione della realtà economica". Osservando la realtà, il B. attribuiva al farraginoso sistema annonario e non già alle assise la penuria dei mezzi di sussistenza nel Regno di Napoli. Egli scriveva che il prezzo di qualunque prodotto è deternunato dagli elementi che contribuiscono a formarlo, "l'abbondanza o scarsezza dei generi, il numero dei compratori e venditori e la quantità della misura. dei prezzi ch'è la moneta", e che il prezzo sarà sempre giusto, quando essi "non vengono alterati da altra cagione, fuori della di loro naturale costituzione".
Il solo rimedio per sanare l'economia del Regno era, accompagnato all'abolizione delle assise, quello di eliminare il complesso delle "tante leggi prescrittive di modi esclusivi nei generi, nelle persone e nelle distanze de' luoghi, che somministrano a, venditori tutto il comodo a poter vessare i cittadimi con metodo e con pubblico permesso". Posizione, perciò, quella del B., di convinto liberista, che individuava nella sola libertà dei traffici e del commercio, abolita ogni restrizione autoritaria, la possibilità di sviluppo dell'economia napoletana.
Nella Memoria intorno alla censuazione era là vessata questione del Tavoliere, che egli faceva oggetto della sua analisi. In essa, ispirandosi al senso della giustizia e al rispetto dei diritti acquisiti di tutti contro le pretese dei proprietari d'Abruzzo, dopo aver accennato alle contese sorte tra "locati" e agricoltori in occasione della censuazione delle terre del Tavoliere, si augurava che il governo, non trascurando gli interessi della pastorizia, rivolgesse cure particolari alla prosperità dell'agricoltura.
Del B. è da ricordare anche un raro opuscolo, Sul contratto detto alla voce, Napoli 1771, di notevole interesse storico, in cui tratta di un problema sorto per la determinazione dei prezzi di vendita dei cereali con il "contratto alla voce". Il valore del breve scritto è da ricercarsi non soltanto nell'importante chiarimento dato alla questione del "contratto alla voce", ma specialmente nel suo significato di documento storico che testimonia della situazione dell'economia agraria del Mezzogiorno nella seconda metà del sec. XVIII.
Il B. morì a Napoli il 2 apr. 1815.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Napoli, Stato civile, morti, sez. S. Giuseppe, vol.2129, atto n. 158; ibid., Ministero dell'Interno, fasc. 2.200; c. Perifano, Cenni storici su la origine della città di Napoli, Foggia 1831, p. 127; F. Villani, La nuova Arpi. Cenni storici e biografici riguardanti la città di Foggia, Salerno 1876, p. 262; T. Fornari, Delle teorie economiche delle provincie napol. dal secolo XIII al 1734, II, Milano 1888, pp. 436, 501 s.; c. Villani, Scrittori ed artisti pugliesi, Trani 1904, p. 118; c. De Nicola, Diario napoletano (1798-1825), Napoli 1906, I, pp. 1591 162; II, pp. 381 s., 435, 444; M. Papa, Economia ed economisti di Foggia (1089-1865), Foggia 1933, pp. 244-247; G. Coniglio, Un opuscolo raro del secolo XVIII, in Arch. stor. per le prov. napol., n.s., XXX(1944-46), pp. 201-205; Illuministi italiani, V, Riformatori napoletani, a cura di F. Venturi, Milano-Napoli 1962, pp. 842, 845 s.; G. Solari, Studi su F. M. Pagano, a cura di L. Firpo, Torino 1963, pp. 77, 199, 203, 205, 206, 209.