BRANDI, Giacinto
Pittore. Nacque a Poli (Roma) nel 1623; morì nel 1691 a Roma, dove si era svolta tutta la sua attività. Scolaro del Lanfranco, ne guardò soprattutto gli affreschi in S. Carlo ai Catinari e in S. Andrea della Valle, ma rimase inferiore al suo modello. Negli affreschi delle vòlte delle chiese del Gesù e Maria, di S. Silvestro in Capite e di S. Carlo al Corso, riesce sommario e manierato, pesante negli atteggiamenti dei varî personaggi, inefficace e convenzionale nell'espressione dei volti, duro ed esagerato nei panneggiamenti. Assai migliore ci appare nelle tele a olio, dove, abbandonandosi meno all'imitazione d'un unico esemplare, è quasi sempre accurato e riesce non di rado a raggiungere una bella efficacia. Vi rivela una matura capacità di studio del vero, e di avere osservato la pittura di Michelangelo da Caravaggio e dei suoi imitatori. Sono da ricordare S. Rita da Cascia e S. Giovanni da S. Facondo in S. Agostino, il Martirio di S. Biagio in S. Carlo ai Catinari, l'Ebbrezza di Noè nella R. Galleria d'arte antica, e soprattutto i Ss. Quaranta Martiri nella chiesa delle Stimmate e il S. Andrea Apostolo a S. Maria in Via Lata.
Ebbe onori e fu anche principe dell'Accademia di S. Luca. Ebbe commissioni da varie parti d'Italia; e sue opere sono tuttora in chiese di Napoli, di Gaeta, di Ascoli Piceno, di Milano, di Novara, e nelle gallerie di Dresda e di Vienna.
Nonostante le sue deficienze e l'ondeggiare fra influssi diversi, il B. rimane una delle figure più rappresentative del Seicento romano. Esecutore rapidissimo, impersona un aspetto di quell'età nella quale il sicuro possesso della tecnica pittorica permetteva di lavorare senza sforzo coprendo vaste superficie.
Bibl.: L. Pascoli, Vite de' Pittori, Scultori ed Architetti moderni, I, Roma 1730, pp. 129-134; G. Ceci, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, IV, Lipsia 1910, p. 531; H. Voss, Die Malerei des Barock in Rom, Berlino 1925, pp. 528-29.