AVET, Giacinto Fedele
Nacque a Moutiers in Tarantasia il 24 apr. 1788 dal notaio Lorenzo, sottoprefetto durante il dominio napoleonico in Savoia, e intendente nell'Alta Savoia dopo la restaurazione.
Compiuti gli studi di diritto nell'università di Grenoble e addottoratosi in giurisprudenza, intraprese la carriera nella magistratura della Savoia come avvocato dei poveri (8 nov. 1814). Nel 1816 fu nominato sostituto fiscale generale della sua regione e il 19nov. 1819 membro del Senato della Savoia.
Nel 1831 Carlo Alberto, che aveva conosciuto l'A. a Chambéry (1823) salito al trono lo chiamò nella capitale piemontese per far parte della Commissione di legislazione e del codice civile e, con decreto del 15 settembre dello stesso anno, lo nominò "consigliere di stato ordinario applicato alla sezione di giustizia, grazia ed affari ecclesiastici". Tra il 1831 e il 1837 l'A. partecipò attivamente alla compilazione del codice civile insieme ai consiglieri Pinelli, Nomis, Musio, Bianco e Sclopis, sotto la direzione del guardasigilli conte Barbaroux. Sostenne, poi, la discussione di quasi tutti gli articoli davanti al Consiglio di stato e ne curò la traduzione in francese per le popolazioni della Savoia e Valle d'Aosta.
Il 16 sett. 1840, in seguito all'esonero del Barbaroux - che però ne conservò il titolo - dall'ufficio di guardasigilli, l'A. fu nominato reggente la Grande Cancelleria e il dicastero di Grazia e Giustizia, e poco dopo (21 novembre) venne insignito dal sovrano della dignità comitale.
Collaborava attivamente, frattanto, alla compilazione del codice penale e a quelli di procedura civile e procedura penale. Nello stesso tempo, concluse il concordato con la S. Sede per la immunità ecclesiastica personale (27 marzo 1841),concordato che segnò una prima tappa verso l'abolizione del foro ecclesiastico. Vi si stabiliva, infatti, la giurisdizione della magistratura ordinaria per i reati qualificati come crimini o come contravvenzioni, mentre si riservava alle Curie vescovili quella sui reati commessi da ecclesiastici che il codice qualificava come delitti, eccettuati i reati contro il fisco. Nel 1842contribuì a regolare gli affari ecclesiastici della Sardegna.
Nel 1843, morto il Barbaroux, l'A. fu nominato ministro guardasigilli (27 maggio). Fu favorevole alle idee liberali, e molto espliciti ed efficaci furono i suoi interventi nel Consiglio di conferenza per la concessione dello statuto (1848), per il quale suggerì di prendere come paradigma la costituzione francese (seduta del 3 febbraio).
Dalle ricerche del De Orestis è stata messa in luce l'importante azione svolta dall'A. per la concessione dello statuto ed è stato accertato il suo apporto fattivo alla causa liberale. Tra i suoi meriti va ascritto quello di aver sostenuto calorosamente e fatto accogliere nello statuto albertino il principio della libertà di stampa ("la stampa è libera ma una legge ne reprime gli abusi"). Restano smentite in seguito a queste indagini, le negative considerazioni del Costa de Beauregard e lo sfavorevole giudizio sul suo temperamento e sulla sua azione dato dal Dionisotti.
La sua mancata nomina a senatore, mentre tutti i ministri che contrassegnarono lo statuto ebbero il laticlavio, non deve imputarsi a diminuito favore del sovrano, ma alla volontà dell'A. di tentare, ma senza successo, la via della deputazione politica.
Morì a Torino il 3 settembre 1855.
Opere: Eloge historique d'Antoine Favre, premier président au Sénat de Savoie, Chambéry 1824; Notice biographique sur le sénateur Bourdet, ibid. 1828; Notice sur M. le ministre Falquet, ibid. 1836; Nécrologie du marquis d'Allinges, ibid. 1840; Rendiconto della giustizia civile e commerciale dell'anno 1845, Torino 1846.
Fonti e Bibl.: L. Guilland, Introduction au IV volume des mémoires de l'Académie de Savoie, Chambéry 1861, pp. 22, 26, 27 nota 1, 31, 39, 43; D. Zanichelli, Lo statuto di Carlo Alberto secondo i processi verbali del Consiglio di Conferenza, Roma 1898, passim; A.Colombo, Dalle riforme allo Statuto di Carlo Alberto. Documenti editi ed inediti, Casale 1924, passim; Ch. A. Costa de Beauregard, Epilogue d'un régne. Milan, Novare et Oporto. Les dernières années du roi Charles-Albert,Paris 1890, p. 91; C. Dionisotti, Storia della magistratura Piemontese, II,Torino 1881, pp. 73, 143, 152, 218; G. De Orestis di Castelnuovo, Re Carlo Alberto e il ministro Avet,in Bollett. d. Ass. fra oriundi savoiardi e nizzardi,n. 3, Torino, dicembre 1913, pp. 103-124; E. Michel, recensione a G. De Orestis cit., in Rass. stor. del Risorg., I(1914), pp. 798, 820 s.; G. De Orestis, Il ministro Avet e la concessione dello Statuto,Sancasciano 1948, passim.