MOMPIANI, Giacinto
– Nacque a Brescia il 28 genn. 1785 da Girolamo e da Laura Cerioli. Il padre, in ossequio alle tradizioni aristocratiche della famiglia, non volle mandarlo alla scuola pubblica; affidato nei primi anni a un istitutore (padre G. Monticelli), il M. fu quindi sostanzialmente un autodidatta. Nella sua formazione culturale fu rilevante un viaggio a Vienna (1815), da dove egli tornò con chiare idee di ammodernamento e miglioramento della sua città: «questo ardore di rivolgere a degno scopo la vita e di indirizzarla al ben pubblico, che fu sempre vivissimo in lui, gli si destò prepotente nell’animo quando visitò Vienna […], e dalle istituzioni, ond’era copiosa quella splendida capitale, argomentò il difetto de’ nostri paesi e il bisogno di rimediarvi» (Zambelli, p. 4).
Per il suo carattere, equilibrato e tenace, per le sue idee riformiste ma al tempo stesso moderate, per la vita moralmente irreprensibile, il M. meritò presto la fiducia dei concittadini: «appena a 25 anni, fu tra i membri dell’Amministrazione delle carceri e Assessore alla fabbrica della cattedrale, nel 1811 fece parte della Commissione di vigilanza per l’istruzione nel Comune di Leno e poi di quello di Brescia, nel 1813 veniva nominato dal vescovo Nava visitatore diocesano generale per la dottrina cristiana» (Petrini, 1960, p. 318). Per qualche tempo fu anche uno dei presidenti della Biblioteca Queriniana.
Nel 1816 si colloca l’episodio più importante della sua vita: l’incontro fortuito con P. Spada, un dodicenne sordomuto che viveva fra carcere e strada e sembrava irrecuperabile alla vita civile, ma che consentì al M. di rendersi conto della propria più autentica vocazione, quella pedagogica. Nacque infatti in lui l’idea di educare questo fanciullo, una volta ottenuta la sua fiducia, elaborando un metodo d’insegnamento adatto a sviluppare la comunicazione nei sordomuti. Il M. fu dunque tra i primi (insieme con il genovese O. Assarotti) a istituire, nel 1817, nella sua casa di Brescia e a proprie spese, una scuola per sordomuti. L’innovazione era anche metodologica, perché il M. si preoccupava e dell’istruzione del sordomuto (alfabetizzazione, lingua italiana e francese, conoscenze storiche e geografiche, matematica di base) e, anche, dell’educazione del suo carattere e dell’insegnamento religioso.
Nel gennaio 1819 fondò, sempre a sue spese, una scuola di mutuo insegnamento in Brescia, con risultati assai confortanti (gli allievi, che all’inizio erano un centinaio, dopo due mesi erano più del doppio), tanto che nel quadro di una campagna di stampa a favore delle scuole di mutuo insegnamento, «alla Lancaster», condotta dal Conciliatore (e specialmente da G. Pecchio), nel maggio del 1819 G. Nicolini espresse grande apprezzamento per l’iniziativa educativa del M. e per i suoi lusinghieri risultati. Così, nel 1820 il M. fu chiamato da F. Confalonieri a Milano, dove entrò in contatto con i maggiori intellettuali dell’epoca e fu molto considerato da B. Oriani, V. Monti e A. Manzoni.
L’organizzazione delle scuole di mutuo insegnamento implicava risvolti squisitamente politici; per questo vi si appassionarono, e non a caso, gli intellettuali che animarono i moti del 1821: Confalonieri, A. Porro Lambertenghi, G. Pecchio, S. Pellico, L. di Breme, G. Arrivabene, i fratelli Ugoni, furono tutti in contatto e in relazione con il Mompiani.
In un «Rapporto» datato 13 giugno 1819 una commissione nominata dall’Ateneo di Brescia fece una dettagliata relazione ai soci dell’Ateneo stesso sulla scuola tenuta dal M., sottolineando gli ottimi risultati e soprattutto la modernità, l’elasticità, la modularità del metodo d’insegnamento adottato dal M., particolarmente adatto ai fanciulli. Alla lettura del Rapporto, l’Ateneo, «con applauso universale», proclamò il M. socio onorario (Commentari dell’Ateneo di Brescia dell'anno 1852..., p. 372).
Nei primi mesi la sua attività educativa sembrò procedere senza difficoltà, tanto che il M. fu nominato vice-direttore del ginnasio, e la sua scuola ricevette addirittura la visita del viceré, l’arciduca Ranieri d’Asburgo, che il 18 sett. 1819, avendo chiesto al M. quali fossero i principali vantaggi della sua scuola, si sentì rispondere: «Così si avvezzano a comandare senza orgoglio e ubbidire senza viltà» (Mazzetti, p. 98). Ben presto, però, si fece sentire l’opposizione più o meno esplicita delle autorità, che nel settembre del 1820 soppressero le scuole di mutuo insegnamento del M.; anche il suo progetto di aprire in Brescia una tipografia, come opportunità di lavoro per i sordomuti da lui educati, fallì per l’ostilità del regime.
Intanto, il 13 dic. 1821 fu arrestato Confalonieri, e poiché furono trovate nelle sue carte lettere del M., questi subì dapprima perquisizioni e interrogatori e poi, il 4 apr. 1822, l’arresto con detenzione nel carcere milanese di S. Margherita e con l’accusa di alto tradimento. Le doti di fermezza e di equilibrio del suo carattere, alieno da timori e impazienze, furono riconosciute dagli stessi inquisitori, che dovettero alla fine ammettere l’assoluta mancanza di indizi a suo carico. Toccò al giudice A. Salvotti dichiarare che «la fermezza di questo inquisito fu inalterabile, come fu sempre in lui costante il suo sangue freddo, e la sua presenza di spirito. Mompiani mostra un’indole morale egregia» (Storia di Brescia, p. 147).
Dopo la sua liberazione, avvenuta il 18 dic. 1823, il M. si ritirò nelle sue proprietà di campagna, a Pozzuolo, dove si dedicò con passione al miglioramento delle colture e delle condizioni di vita dei coloni, divulgando «fra di essi istruzione e moralità» (Romanelli, p. 8); solo nel maggio del 1824 gli fu consentito di tornare a Brescia. Le idee pedagogiche del M. furono espresse con chiarezza e decisione nel corso del 1837, quando lesse nell’Ateneo cittadino un’importante Memoria sull’educazione morale e fisica dell’infanzia, dando prova di buon senso e di modernità di vedute (Commentari dell’Ateneo di Brescia per l'a.a. 1837, Brescia 1838, pp. 212-217).
Dopo una serie di lunghi viaggi (in Francia, in Inghilterra, in Belgio, in Olanda) intrapresi nel 1840 proprio allo scopo di acquisire informazioni dirette e dettagliate sui diversi sistemi carcerari, il M. elaborò e portò avanti importanti idee di riforma in quel settore. Anche in questo caso propugnò le sue idee in seno all’Ateneo di Brescia, dove intervenne nel 1844, in polemica con G.B. Pagani, per sostenere un indirizzo di maggiore attenzione alle garanzie e ai diritti dei detenuti, di minore rigore nelle pene fisiche (come la tortura) cui erano soggetti i carcerati. Così come, sempre nell’Ateneo bresciano, nel 1842 fece un’ampia relazione su un nuovo metodo (messo in opera dal conte P. Tosi nelle sue terre di Sorbara, vicino Modena) per migliorare la qualità dei bachi da seta.
Il M. partecipò a molti congressi degli scienziati, mettendosi in luce in quello di Genova nel 1846, in cui lesse, il 25 settembre di quell’anno, nella sezione di agronomia e tecnologia, una relazione Sull’Istituto de’ sordo-muti in Genova (pubblicata sulla Rivista europea, marzo-aprile 1847, pp. 477-483).
Quando nel 1848 si costituì in Brescia il governo provvisorio, il M. ne fece parte schierandosi subito con i moderati, e dunque a favore dell’immediata annessione della Lombardia al Piemonte, e nella notte tra il 22 e il 23 marzo, in occasione dell’elezione per il conferimento della presidenza del governo, ricevette solo pochi voti meno di G. Lechi. Poi il tramonto della soluzione neo-guelfa e lo sfortunato andamento della guerra lo spinsero a restarsene «appartato tra i libri e i campi nella sua casa di Leno» (Petrini, 1959, p. 13). Tuttavia, anche in quegli ultimi anni di crescente isolamento il M. non tralasciò di introdurre nei suoi poderi importanti ammodernamenti nei lavori agricoli, allo scopo di migliorare la produzione e al tempo stesso di favorire l’educazione e le condizioni di vita dei suoi coloni.
Scritti del M.: Sulle carceri e sul modo di ripararne le imperfezioni, in Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’a.a. 1841, Brescia 1843, pp. 201-217; Della tutela dei prigionieri, uscenti in libertà, ibid., pp. 218-232; Osservazioni alla Memoria dell’avv. Pagani, sul sistema penitenziale delle carceri, in Commentari ... per l'a.a. 1844, Brescia 1845, pp. 111-114.
Il M. morì a Leno il 29 dic. 1855.
Fonti e Bibl.: Circa settanta documenti riguardanti il M. sono conservati nel Fondo Autografi della Biblioteca civica Queriniana di Brescia; M. Macchi, Commemorazione di G. M., in La Ragione, 30 maggio 1856, n. 36; P. Zambelli, Parole dette nel campo santo di Brescia innanzi al cadavere di G. M. il 31 dic. 1855, Brescia 1856; G. M. [necrologio], in Commentari dell’Ateneo di Brescia dall’anno 1852 a tutto il 1857, Brescia 1859, pp. 367-384; G. Casati, Memorie e lettere di F. Confalonieri, Milano 1890, passim; G. N.[icolini], Scuola alla Lancaster in Brescia, in Il Conciliatore, 27 maggio 1819, p. 312; Gazzetta di Milano, 16 ag. 1819, n. 228; A.Ph. Andryane, Mémoires d’un prisonnier d’État au Spielberg, Paris 1839, p. 82; Il Conciliatore e i carbonari. Episodio di C. Cantù, Milano 1878, pp. 256-259; G. De Castro, Il patriottismo lombardo, in Arch. stor. lombardo, XVI (1889), p. 907; A. Zanelli, G. M., in Riv. stor. del Risorgimento italiano, 1898, vol. 2, p. 818; G. U. Da Como, Prolusione all’anno accademico 1908, in Commentari dell’Ateneo di scienze, lettere ed arti in Brescia per l’anno 1908, Brescia 1908, pp. 15 s.; G. Solitro, G. M. nei processi del Ventuno, in Illustrazione bresciana, 1909, n. 136, pp. 6-10; G. Scalvini e G. M., ibid., 1910, n. 161, p. 9; Carteggio del conte Federico Confalonieri ed altri documenti spettanti alla sua biografia pubblicata con annotazioni storiche, a cura di G. Gallavresi, II, Milano 1911, ad ind.; U.C. Treccani, G. M. educatore bresciano, Brescia 1911; A. Romanelli, Cenni storici sopra G. M., G.B. Passerini, G. Saleri, F. Odorici, Brescia 1912, pp. 5-11; M. G., in Brixia, 1914, n. 38, pp. 1 s.; A. Zanelli, G. M., in I cospiratori bresciani del ’21, nel primo centenario dei loro processi, Brescia 1924, pp. 237-272; A. Giussani, Un’iniziativa di G. M. per i sordomuti in Brescia, in Misc. di studi lombardi in onore di E. Verga, Milano 1931, pp. 119-131; A. Mazzetti, G. M. Scuole mutue, asili, educazione emendatrice dal 1818 al 1850, Brescia 1932, ad indicem; L. Re, La sorveglianza su G. M.: documenti bresciani del Risorgimento, in Il popolo di Brescia, 20 ag. 1933; E. Petrini, G. M., in 1859 Bresciano, a cura del Comitato bresciano per il centenario del 1859, Brescia 1959, p. 13; Id., G. M., in Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1959, Brescia 1960, pp. 317-325; Storia di Brescia promossa e diretta da G. Treccani degli Alfieri, IV: Dalla Repubblica bresciana ai giorni nostri (1797-1963), Brescia 1964, pp. 197, 806-813; G. Calò, Pedagogia del Risorgimento, Firenze 1965, p. 63; F. Tadini, G. M. a duecento anni dalla nascita (28 genn. 1785 - 29 dic. 1855), Brescia 1986; G. M. e il distretto agricolo di Leno e Bagnolo, in Agro bresciano. La Bassa fra Chiese e Mella, Roccafranca 1998, pp. 287 s.; Carteggi di C. Cattaneo, s. 1: Lettere di Cattaneo, a cura di M. Cancarini Petroboni - M. Fugazza, I: 1820-15 marzo 1848, Firenze-Bellinzona 2001, p. 443; II: 16 marzo 1848 1851, ibid., 2005, pp. 298, 689; E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, in Enc. Biografica e bibliografica «Italiana», pp. 298 s.; E. Petrini, Enc. pedagogica, s.v.; A. Fappani, Enc. Bresciana, IX, sub voce.