ROMANO, Giacinto
Nato a Eboli il 26 ottobre 1854, morto a Milano il 7 febbraio 1920. Formatosi alla scuola del De Sanctis, del De Blasiis, del Vera nell'università di Napoli, si dedicò agli studî e all'insegnamento della storia, con intenti civili e morali. Esordì nel liceo di Monteleone Calabro, nel 1881. Era da poco scoppiato il dissidio franco-italiano per la questione di Tunisi: e il R. studiò la tradizione, molto remota, dei vincoli fra l'Italia meridionale e la Tunisia, dimostrando la vitalità e la preminenza delle correnti italiane. Passato al liceo di Pavia nel 1887, iniziò le ricerche sul periodo visconteo, mettendo in luce il progresso che la signoria rappresenta di fronte al comune e di fronte al problema nazionale unitario della Penisola (Relazioni tra Pavia e Milano, ecc., lettura svolta il 25 aprile 1892 alla Società storica lombarda). Contemporanea è la Cronaca del soggiorno di Carlo V in Italia, che, nella geniale prefazione, illustra le vicende italiane dalla metà del sec. XV al 1530. Chiamato alla cattedra di storia moderna all'università di Messina, nel 1896, ritornò agli studî di storia meridionale con Messina nel Vespro siciliano, incompiuto; ma non perdette i contatti con la grande gesta viscontea di cui studiò l'azione diplomatica, raccogliendo materiali per il volume Niccolò Spinelli pubblicato nel 1902 due anni dopo il ritorno a Pavia, nell'Ateneo. Qui proseguì le indagini sul periodo di Gian Galeazzo, specie nei rapporti con la Chiesa; e preparò il maggior volume, Le dominazioni barbariche in Italia (Milano 1909), la più viva e meglio informata sintesi del periodo che va dal 395 al 1024, sebbene di carattere prevalentemente politico. Tesori di storia locale raccolse nel Bollettino della società Pavese, da lui istituito nel 1901 e da lui diretto per venti anni circa. In collaborazione con A. Maiocchi curò la pubblicazione del Codice diplomatico dell'università di Pavia. Negli ultimi anni entrò nella vita pubblica pavese, assessore e prosindaco, lasciando un'orma della sua integerrima attività nella soluzione di notevoli problemi. Combatté l'abuso dell'erudizione minuta, l'indirizzo esclusivamente critico-analitico, invocando una reazione con sintesi storiche filosoficamente rielaborate (Gli studi di storia moderna negli ultimi cinquant'anni, Roma 1912).
Bibl.: E. Rota, G. R., in Nuova rivista storica, 1920, fasc. 3°; G. Volpe, Storici e maestri, Firenze s. a.; A. Solmi, G. R., in Boll. della Soc. pavese di st. pat., 1920.